Recensione del film ''Woman of the Hour'' a cura del content creator ed esperto di cinema, Andrea Renzulli.
TRAMA: Il serial killer Rodney Alcala, che negli anni Settanta commise una serie di omicidi fingendosi fotografo di moda per attirare giovani aspiranti modelle e attrici nella sua trappola mortale. Dopo essere stato scarcerato, l’uomo partecipa a un noto programma televisivo, Il gioco delle coppie. Una donna deve scegliere tra tre aspiranti pretendenti nascosti da un muro che li divide, il vincitore si aggiudica un viaggio in compagnia della concorrente.
Il destino di Cheryl Bradshaw (Anna Kendrick), attrice squattrinata in cerca di visibilità , è quello di partecipare alla puntata in cui era presente il serial killer, e di scegliere proprio lui.
Anna Kendrick ne ha fatta di strada dai tempi di “Twilight”, qui al suo coraggioso debutto da regista.
Woman of the hour non è semplicemente la storia di un serial killer, ma ha una metafora molto più ampia.
Si parla dell’ inganno che subiscono molte giovani aspiranti star, delle promesse non mantenute che le vengono fatte ( Attuale più che mai ora con il caso di P.Diddy).
Si parla di un mondo maschilista tipico di quegli anni che trattava e voleva far sembrare le donne più sciocche e oche di quello che erano.
E di come dovevano (Purtroppo succede ancora) sopportare umiliazioni, attenzioni e comportamenti indesiderati.
“Era un bravo ragazzo”, la classica frase che sentiamo dire riferito a giovani serial killer, in realtà il film ci ricorda che non sono bravi ragazzi ma semplicemente mostri nascosti dietro un apparente “normalità ”.
Anna Kendrick mostra la sua abilità nel creare la suspance.
Daniel Zovatto (It follows) si dimostra una scelta azzeccata.
Ho apprezzato che il film si allontana dalla moda recente di certe serie i film che mitizza gli assassini serial come se fossero delle star.
La sequenza finale è diretta davvero bene e funziona alla perfezione.
Non sono amante del true crime ma Anna Kendrick ha fatto un buonissimo lavoro.
VOTO: 🌈🌈🌈1/2