BARI - “Il disegno del governo delle destre per Taranto è chiaro: ripristinare un modello produttivo superato, ad elevato impatto ambientale, con costi sociali e sanitari elevatissimi per l'area ionica. Gli elementi ci sono tutti e sono emersi chiaramente in questi giorni". Così il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (PD), presidente II Commissione consiliare Regione Puglia.
"Il governo Meloni - prosegue - ha chiuso i cordoni della borsa per le bonifiche. Dal commissario straordinario Uricchio abbiamo appreso che la struttura commissariale non ha risorse per provvedere al suo stesso funzionamento, ha pochissimi fondi per gli interventi tra i quali non rientra la bonifica del Mar Piccolo. In parallelo il ministro Urso fa trapelare la possibilità di posizionare una nave rigassificatrice dinanzi al porto per alimentare il ciclo produttivo del centro siderurgico. Questa ipotesi oltre ad aumentare le fonti inquinanti, probabilmente costituirebbe un vincolo per futuri traffici commerciali e crocieristici. Non contento, sempre Urso, celebrerà in pompa magna il riavvio dell'Altoforno 1, la cui entrata in funzione inciderà sulla produzione ma anche sulle emissioni inquinanti".
"Insomma, la ricetta del governo Meloni per Taranto assomiglia sempre di più ad una vera e propria restaurazione che riporta indietro le lancette di 15 anni. Si allontanano i processi di riconversione e decarbonizzazione, non si offrono risposte certe per l'occupazione e per la gestione dell'appalto, c'è grande incertezza sulla vendita dell'ex Ilva su cui incombe anche la possibilità del cosiddetto “spezzatino”, non ci sono risorse economiche per le bonifiche. Altro che festeggiare, qui c'è da piangere” conclude Di Gregorio.
"Il governo Meloni - prosegue - ha chiuso i cordoni della borsa per le bonifiche. Dal commissario straordinario Uricchio abbiamo appreso che la struttura commissariale non ha risorse per provvedere al suo stesso funzionamento, ha pochissimi fondi per gli interventi tra i quali non rientra la bonifica del Mar Piccolo. In parallelo il ministro Urso fa trapelare la possibilità di posizionare una nave rigassificatrice dinanzi al porto per alimentare il ciclo produttivo del centro siderurgico. Questa ipotesi oltre ad aumentare le fonti inquinanti, probabilmente costituirebbe un vincolo per futuri traffici commerciali e crocieristici. Non contento, sempre Urso, celebrerà in pompa magna il riavvio dell'Altoforno 1, la cui entrata in funzione inciderà sulla produzione ma anche sulle emissioni inquinanti".
"Insomma, la ricetta del governo Meloni per Taranto assomiglia sempre di più ad una vera e propria restaurazione che riporta indietro le lancette di 15 anni. Si allontanano i processi di riconversione e decarbonizzazione, non si offrono risposte certe per l'occupazione e per la gestione dell'appalto, c'è grande incertezza sulla vendita dell'ex Ilva su cui incombe anche la possibilità del cosiddetto “spezzatino”, non ci sono risorse economiche per le bonifiche. Altro che festeggiare, qui c'è da piangere” conclude Di Gregorio.