BARI - Questa mattina, in occasione del 47° anniversario dell’omicidio di Benedetto Petrone, l’amministrazione comunale ha ricordato il giovane militante comunista, ucciso da una squadraccia fascista, con la deposizione di una corona di fiori in via Benedetto Petrone e, a seguire, presso la lapide commemorativa in piazza Libertà.
Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco di Bari Vito Leccese, i familiari e la sorella di Benedetto, Porzia Petrone, l’assessora regionale Serena Triggiani, il presidente del consiglio comunale Romeo Ranieri, l’assessore ai Controlli, alla Legalità, alla Trasparenza e all'Antimafia Sociale del Comune di Bari Nicola Grasso, l’assessora alle Culture del Comune di Bari Paola Romano, la presidente del Municipio I Annamaria Ferretti, il rettore degli Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Stefano Bronzini, la presidente della sezione Anpi di Bari Rosaria Lopedote e i rappresentanti del Comitato XXVIII Novembre.
“Ringrazio Porzia Petrone, le autorità civili e militari, le istituzioni del territorio, l’Anpi e tutte le associazioni e i comitati che sono qui con noi oggi - ha affermato il sindaco Vito Leccese -. Questo è un appuntamento molto importante per tutta la città. Oggi c'è il sole, ma quella sera di quarantasette anni fa, così come il giorno dopo, il cielo era plumbeo e la città era avvolta da un grigiore che evocava tristemente ciò che era successo qualche ora prima in questa piazza. Io faccio parte della stessa generazione di Benny Petrone e ricordo bene l’impegno di noi giovani in quegli anni: un impegno fatto di passione politica e civile. Non dobbiamo mai dimenticare o tacere il fatto che Benny è un martire antifascista e che il suo assassinio è legato alla sua militanza politica in questa città, alla sua fede comunista e al suo impegno per la difesa della democrazia e della libertà. Dobbiamo ricordarlo, perché qualcuno ci ha voluto far credere che l'autore materiale, o uno degli autori materiali, di quell’efferato omicidio fosse un folle o un fanatico esaltato. Invece, grazie all'attività giudiziaria che si è sviluppata nel tempo - e grazie anche alla coraggiosa iniziativa di Michele Laforgia per la ricostruzione della verità storica e giudiziaria di quelli eventi - dagli atti giudiziari è emerso chiaramente che si è trattato di un omicidio politico; perché Pino Piccolo non era un folle esaltato ma perseguiva un disegno di supremazia politica. Questo è scritto negli atti giudiziari e non dobbiamo dimenticarlo. Lo dico perché è importante collocare il ricordo di Benny Petrone in un percorso di antifascismo militante e di memoria che questa città ha compiuto, un percorso che comprende la strage di via Nicolò dell'Arca, l'eroica difesa del porto di Bari, la difesa del Palazzo delle Poste da parte dei l postelegrafonici, il primo congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale che si svolse al Teatro Piccinni e rappresentò il momento in grado di gettare le basi per il futuro dell'Italia libera e democratica.
In questo percorso di militanza antifascista si collocano pienamente l'impegno e il martirio di Benedetto Petrone. Consentitemi di aggiungere un ricordo personale: la sera dell’assassinio di Benny la notizia ci arrivò con il telegiornale, nell’edizione delle 23, perché nelle ore precedenti c’era ancora molta incertezza. Quando arrivò, la notizia ci sconvolse. All’epoca facevo parte dei collettivi delle scuole medie e superiori e, quando avemmo certezza del suo omicidio, ci mettemmo subito in moto per organizzare l’imponente manifestazione che si tenne il giorno successivo, nella quale una marea di cittadini, di studenti, e di operai inondò le strade del centro di Bari. Lo slogan di quella manifestazione era: 28 novembre, bandiere rosse al vento, è morto un partigiano, ne nascono altri 100. Ho voluto ricordare questo slogan perché il martirio antifascista e di fede progressista e comunista di Benedetto Petrone deve sopravvivere a quel drammatico evento. E il nostro ricordo non deve essere un mero esercizio di circostanza ma un impegno per essere quotidianamente partigiani della libertà, dell'antifascismo e della democrazia. Ora e sempre, Resistenza!”.
“Ringrazio tutte e tutti voi, che da 47 anni siete accanto a me in questa giornata, e mi siete stati sempre vicini - ha detto Porzia Petrone -. Sono contenta che Bari continui a ricordare Benny, che qui ci siano tante ragazze e tanti ragazzi di quell’epoca e che il sindaco Leccese sia uno di loro. Sono contenta di ritrovarci, anche quest’anno, tutti insieme, per non dimenticare quello che è accaduto e, soprattutto, per continuare a ricordare Benny e i valori che animavano il suo impegno. Per me, vedere, come è chiaro anche oggi, che mio fratello continua a essere un simbolo per la nostra città è davvero molto importante”.
Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco di Bari Vito Leccese, i familiari e la sorella di Benedetto, Porzia Petrone, l’assessora regionale Serena Triggiani, il presidente del consiglio comunale Romeo Ranieri, l’assessore ai Controlli, alla Legalità, alla Trasparenza e all'Antimafia Sociale del Comune di Bari Nicola Grasso, l’assessora alle Culture del Comune di Bari Paola Romano, la presidente del Municipio I Annamaria Ferretti, il rettore degli Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Stefano Bronzini, la presidente della sezione Anpi di Bari Rosaria Lopedote e i rappresentanti del Comitato XXVIII Novembre.
“Ringrazio Porzia Petrone, le autorità civili e militari, le istituzioni del territorio, l’Anpi e tutte le associazioni e i comitati che sono qui con noi oggi - ha affermato il sindaco Vito Leccese -. Questo è un appuntamento molto importante per tutta la città. Oggi c'è il sole, ma quella sera di quarantasette anni fa, così come il giorno dopo, il cielo era plumbeo e la città era avvolta da un grigiore che evocava tristemente ciò che era successo qualche ora prima in questa piazza. Io faccio parte della stessa generazione di Benny Petrone e ricordo bene l’impegno di noi giovani in quegli anni: un impegno fatto di passione politica e civile. Non dobbiamo mai dimenticare o tacere il fatto che Benny è un martire antifascista e che il suo assassinio è legato alla sua militanza politica in questa città, alla sua fede comunista e al suo impegno per la difesa della democrazia e della libertà. Dobbiamo ricordarlo, perché qualcuno ci ha voluto far credere che l'autore materiale, o uno degli autori materiali, di quell’efferato omicidio fosse un folle o un fanatico esaltato. Invece, grazie all'attività giudiziaria che si è sviluppata nel tempo - e grazie anche alla coraggiosa iniziativa di Michele Laforgia per la ricostruzione della verità storica e giudiziaria di quelli eventi - dagli atti giudiziari è emerso chiaramente che si è trattato di un omicidio politico; perché Pino Piccolo non era un folle esaltato ma perseguiva un disegno di supremazia politica. Questo è scritto negli atti giudiziari e non dobbiamo dimenticarlo. Lo dico perché è importante collocare il ricordo di Benny Petrone in un percorso di antifascismo militante e di memoria che questa città ha compiuto, un percorso che comprende la strage di via Nicolò dell'Arca, l'eroica difesa del porto di Bari, la difesa del Palazzo delle Poste da parte dei l postelegrafonici, il primo congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale che si svolse al Teatro Piccinni e rappresentò il momento in grado di gettare le basi per il futuro dell'Italia libera e democratica.
In questo percorso di militanza antifascista si collocano pienamente l'impegno e il martirio di Benedetto Petrone. Consentitemi di aggiungere un ricordo personale: la sera dell’assassinio di Benny la notizia ci arrivò con il telegiornale, nell’edizione delle 23, perché nelle ore precedenti c’era ancora molta incertezza. Quando arrivò, la notizia ci sconvolse. All’epoca facevo parte dei collettivi delle scuole medie e superiori e, quando avemmo certezza del suo omicidio, ci mettemmo subito in moto per organizzare l’imponente manifestazione che si tenne il giorno successivo, nella quale una marea di cittadini, di studenti, e di operai inondò le strade del centro di Bari. Lo slogan di quella manifestazione era: 28 novembre, bandiere rosse al vento, è morto un partigiano, ne nascono altri 100. Ho voluto ricordare questo slogan perché il martirio antifascista e di fede progressista e comunista di Benedetto Petrone deve sopravvivere a quel drammatico evento. E il nostro ricordo non deve essere un mero esercizio di circostanza ma un impegno per essere quotidianamente partigiani della libertà, dell'antifascismo e della democrazia. Ora e sempre, Resistenza!”.
“Ringrazio tutte e tutti voi, che da 47 anni siete accanto a me in questa giornata, e mi siete stati sempre vicini - ha detto Porzia Petrone -. Sono contenta che Bari continui a ricordare Benny, che qui ci siano tante ragazze e tanti ragazzi di quell’epoca e che il sindaco Leccese sia uno di loro. Sono contenta di ritrovarci, anche quest’anno, tutti insieme, per non dimenticare quello che è accaduto e, soprattutto, per continuare a ricordare Benny e i valori che animavano il suo impegno. Per me, vedere, come è chiaro anche oggi, che mio fratello continua a essere un simbolo per la nostra città è davvero molto importante”.