Castorani, Luisi, Roberto e Ruotolo: i ‘moschettieri’ della Regina Viarum


LIVALCA
- Venerdì 29 novembre p.v. presso il Museo Civico di Bari, sito in strada Sagges, vi sarà un incontro culturale e la contemporanea inaugurazione di una mostra documentaria riguardante la via Appia-Traiana, la quale, a luglio 2024, è stata inserita nel particolare ed autorevole elenco del Patrimonio Unesco: la mostra risulta organizzata dal Museo Civico di Bari - Consorzio IDRIA scrl.

In concomitanza verrà presentata una pubblicazione (Museo Civico di Bari - Documenti -18) curata dalla Mario Adda Editore che ha per titolo “VIA APPIA- TRAIANA PATRIMONIO DELL’UNESCO” che registra testi, fotografie e documenti numismatici di Antonio Castorani, Aldo Luisi, Michele Roberto e Giuseppe Ruotolo, su progetto grafico di Vincenzo Valerio collaboratore storico dell’editore.

Il prof. ing. Castorani, già rettore del Politecnico di Bari dal 1997 al 2003, oltre ad essere l’affermato professionista che tutti conosciamo, ha rivelato elevate capacità manageriali che lo hanno portato ad assumere il ruolo di promotore di eventi e pubblicazioni di indubbio valore culturale, arrecando beneficio alla Puglia su tutto il territorio nazionale e, spesso, europeo.

Annota l’ingegnere, in una chiara introduzione (nel momento in cui scrivo, 25-11- 2024, 5 pagine del catalogo sono l’unica parte da me visionata) mai prolissa, che è stato il poeta epico e lirico latino Publio Stazio ad appellarla ‘Regina Viarum’. Stazio nato, forse, nel 45 (attenzione non verrà riportato dopo Cristo, ma quando ci saranno citazioni di date a. C. verrà resa la corretta segnalazione) e comunque sotto Claudio imperatore che regnò dal 41 al 54, a Napoli da un genitore che dirigeva una scuola di retorica e che anni dopo decise di trasferire la famiglia a Roma (città che ieri come oggi offre più possibilità di ‘carriera’), luogo in cui il giovane si dedicò alla composizione di un poema epico, Tebaide, in onore dell’imperatore Domiziano; quest’ultimo, salito al potere alla morte del fratello Tito Flavio avvenuta nell’anno 81, rimase imperatore fino alla sua scomparsa datata nell’anno 96. Entrambi erano figli di quel Vespasiano che restò in carica dieci anni, dal 69 al 79.

Castorani giustamente precisa che la definizione di ‘Regina viarum’ si trova nella raccolta di poesie “Silvae” (Selve) che il poeta Stazio dedicò a vari amici o eventi: oggi diremmo adulazione (un giornalista famoso l’ha definita ‘il più socievole dei vizi’) per ricevere riconoscimenti, ieri avere la ‘protezione’ dell’imperatore, detto ‘inter nos’, era sinonimo di ‘noli me tangere’ (non mi toccare).

I Romani avevano subito compreso che, per il bene della propria comunità, il sistema delle strade fosse di vitale importanza per cui hanno sempre studiato e programmato la loro progettazione adeguandola alle nozioni acquisite, procedendo nell’iter della ricerca secondo il principio di distribuzione, gestione ed uso. Il tutto era finalizzato al concetto di ‘cura’ che era il modello con cui i Romani intendevano l’organizzazione, non solo amministrativa, dei servizi pubblici essenziali da fornire ai cittadini (quello che oggi chiamiamo servizio pubblico o welfare).

Lo scrittore latino Plinio il Vecchio - morto nel 79 durante l’eruzione del Vesuvio del 24 agosto, avvenuta durante il periodo in cui era imperatore Tito, succeduto al padre Vespasiano da circa due mesi - scriveva gli individui che verranno dopo “… dovranno ammettere che niente in tutto il mondo è mai esistito di più meraviglioso di acquedotti e vie romane …”.

I lavori della via Appia furono iniziati nel 312 a.C. dal censore - carica istituita nel 443 a. C. con l’impiego di due magistrati (fino al 350 a.C. scelti solo fra i patrizi) che, oltre ad esercitare il censimento dei cittadini, comprendeva anche il controllo di tutte le opere pubbliche, appalti compresi, in modo da redigere il cosiddetto bilancio dello stato - Appio Claudio e si fermarono a Capua, solo in seguito furono prolungati fino a Brindisi.

Ricordo che per un articolo pubblicato sulle tante testate locali, che un tempo sostituivano il ruolo del video, appurai che i lavori di pavimentazione con blocchi di tufo partirono nel 258 a.C. e furono svolti da una famosa impresa dell’epoca diretta dai fratelli Ogulnii. Contribuirono a renderla unica e particolare prima i consoli e poi gli imperatori che fecero erigere opere che, spesso, erano magnifici monumenti funebri ancor oggi visibili, ma anche fontane, mercati, osterie, locande. Fu Giulio Cesare ad affidarla alle cure di un magistrato specifico che vi sopraintendeva. Alcuni studiosi hanno calcolato che la popolazione di Roma non fosse inferiore a 1.200.000 individui e, prescindendo dal grano che giungeva dall’Africa e dall’Egitto, frutta e verdura dovevano essere coltivati e consumati in una zona non superiore a 40 chilometri in modo da essere cibo sempre commestibile: le vie quindi erano non necessarie, ma indispensabili.

Fu l’imperatore Marco Ulpio Traiano, regnante dal 98 al 117, che nell’anno 109 decise che era giunto il momento di abbreviare con una deviazione la via Appia e fece costruire una ‘variante’ che da Benevento conducesse a Brindisi, principale porto d’imbarco per l’Oriente. A Benevento, a testimonianza dell’evento, fu eretto il famoso arco Traiano, inoltre nel Museo Nazionale di Napoli dovrebbe ancora esserci una statua raffigurante l’imperatore; nel Museo Chiaramonti, in Vaticano, è custodita una monumentale testa dell’imperatore Traiano.

Tutte le notizie storiche-letterarie del catalogo sulla “Via APPIA-TRAIANA” ci verranno fornite dal professore Aldo Luisi, ordinario di Lingua e Letteratura Latina per oltre 8 lustri presso l’Università di Bari, che con il consueto rigore scientifico ha selezionato materiale seguendo il metodo diacronico (dal greco dià, attraverso, e chrònos, tempo), ossia sistemando in ordine cronologico i testi presi in esame e giunti fino a noi, riportando sole le notizie che, secondo la sua esperienza di studioso, gli parevano più affidabili. Il mio pensiero non può non approdare verso i lidi del monumentale lavoro del prof. Francesco De Martino “PUGLIA MITICA” (Levante, Bari, 2012) in cui Luisi pubblicò un interessante studio dal titolo “Relegatio in insulas: Giulia dopo Giulia”: una storia avvincente di due isole - quelle che oggi sono Tremiti e Ventotete, quest’ultima si chiamava ‘Pandataria’, ‘dispensatrice di ogni bene’ letteralmente, che, dato l’utilizzo nel tempo, invita a qualche … riflessione - incentrata nel I secolo dopo Cristo.

Sono amico dell’urologo Giuseppe Ruotolo, eminente figura nazionale della scienza che esamina, sia sotto l’aspetto storico che artistico, il percorso delle monete di ogni tempo e di ogni popolo: numismatica. Nel “PUGLIA MITICA” sopra citato Ruotolo pubblicò uno scritto che, a giudicare dalle copie omaggio richieste dai suoi ‘seguaci’, doveva essere fonte di tante rivelazioni ‘bomba’: vi cito il titolo “Numismatici in Puglia nei secoli dei lumi” (per la cronaca statistica il XVII secolo è quello dei lumi e della ragione). Con queste premesse, e saputo che il titolo dell’intervento di Giuseppe sarà ‘Le emissioni monetali delle città pugliesi lungo il complesso viario dell’Appia-Traiana’, ritengo che il catalogo di Giacomo Adda andrà esaurito, ma non … ‘monetizzato’.

Fino a tre settimane fa conoscevo solo di fama il prof. Michele Roberto, chirurgo estetico e otorinolaringoiatra specializzato nell’intervento di rinoplastica, ma il caso ha voluto che il gruppo degli amici di San Nicola, di cui faccio parte, si è incontrato una domenica con il gruppo del prof. Francesco Introna, di cui Roberto è parte integrante.

Nelle foto scattate il prof. Michele ha sempre in bella evidenza una macchina fotografica appesa al collo: peccato, però, che pur essendo a pochi centimetri da Nicola Simonetti, in virtù della sua grande esperienza e capacità nell’arte fotografica, non lo abbia consigliato di spostarsi in modo da non ‘coprirmi’. Mi permetto di celiare perché nelle veloci battute che ci siamo scambiati, mi è parsa una persona di grande simpatia e disponibilità: chi trova un amico trova un tesoro, chi trova un fotografo può dimenticare il… fonografo (per spiegazioni rivolgersi al prof. Luigi Papa).

Castorani nel ricostruire l’abilità del nostro fotografo ci ha fatto intendere che Roberto “addò u mitt’e mmitte fasce lusce”, per cui non sarà certo Livalca a disconoscere i meriti di un ‘novello’ Henri Cartier Bresson.

Ultima volontaria ammissione: il titolo è stato estrapolato dall’introduzione di Castorani che parlando di Luisi, Roberto e Ruotolo afferma “… che oserei chiamare i moschettieri della Regina (Viarum)…”. Mi sono limitato a mandare a memoria i nomi dei moschettieri: sono risultati quattro, mancava solo l’ingegnere-manager.

Dedicato ad Antonio

Il miglior modo per ottenere che un ingegnere risolva un problema è dichiarare che il problema è insolubile. Nessun ingegnere può abbandonare un problema insolubile … finché non è risolto. (Anonimo)

Dedicato ad Aldo

Amicum cum vides, obliviscere miserias (Quando vedi un amico, dimenticati delle avversità). (Appio Claudio Cieco)

Dedicato a Michele

Scattare una fotografia significa allineare la testa, l’occhio, il cuore. E’ un autentico modo di vivere. (Cartier-Bresson)

A Giuseppe

Non vale un soldo bucato.

Chi non trascura il soldo e il quattrino adagio, adagio arriva allo…zecchino.

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