Femminicidi in Italia: ergastolo per Impagnatiello, richiesta massima pena per Turetta
Nella Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, due processi emblematici hanno dominato l’attenzione pubblica, riflettendo l’urgenza di affrontare la tragica piaga dei femminicidi in Italia.
Milano: Alessandro Impagnatiello condannato all’ergastolo
La Corte d’Assise di Milano ha condannato Alessandro Impagnatiello all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Tramontano, uccisa a maggio 2023 a Senago (Milano) mentre era incinta di sette mesi del piccolo Thiago. La sentenza, letta durante l’udienza odierna, è arrivata in concomitanza con la Giornata contro la violenza sulle donne, sottolineando il simbolismo di questa drammatica vicenda.
Nel corso del processo, Impagnatiello è stato sottoposto a una perizia psichiatrica che ha rilevato un disturbo narcisistico, pur senza incidere sulla sua capacità di intendere e volere al momento del delitto. Un verdetto che rappresenta un primo passo di giustizia per la famiglia della vittima e che ribadisce la gravità del reato.
Venezia: il pm chiede l’ergastolo per Filippo Turetta
Nel frattempo, a Venezia, il pm Andrea Petroni ha chiesto la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Durante la requisitoria di oltre due ore e mezza, il pm ha ricostruito nei dettagli la dinamica del delitto, mettendo in luce la premeditazione dell’omicidio avvenuto a novembre 2023.
Petroni ha evidenziato come Turetta avesse pianificato il crimine con una lista di acquisti necessari per il delitto, aggiornata fino al giorno stesso. Dopo l’omicidio, l’imputato si è preoccupato di cancellare tracce informatiche e di occultare il corpo della giovane in un luogo impervio.
L’ipotesi di un presunto rapimento è stata smentita, così come la presunta volontà suicidaria di Turetta, considerata infondata anche alla luce di visite psichiatriche effettuate nei mesi precedenti. In aula, Turetta è apparso sempre a capo chino, in silenzio, affiancato dai suoi avvocati.
Un richiamo alla riflessione sociale
Questi casi, emersi in un giorno simbolico, rappresentano un drammatico monito per la società italiana. Il femminicidio non è un atto isolato, ma l’espressione estrema di un problema strutturale che affonda le radici in disuguaglianze e stereotipi di genere. Le vicende di Giulia Tramontano e Giulia Cecchettin sono una tragica testimonianza della necessità di una risposta culturale e istituzionale più incisiva per prevenire e combattere la violenza contro le donne.
La giustizia sta facendo il suo corso, ma la speranza è che queste tragedie possano portare a una maggiore consapevolezza e a un rinnovato impegno per salvaguardare la vita e la dignità di ogni donna.