Fondazione San Raffaele replica all’Assessore Amati: 'Campagna elettorale sulla pelle dei pazienti'


CEGLIE MESSAPICA – La Fondazione San Raffaele interviene con una nota ufficiale in risposta alle recenti dichiarazioni del neo Assessore regionale al Bilancio, Fabiano Amati, accusandolo di portare avanti una campagna elettorale a scapito dei pazienti e dei professionisti della Fondazione.

Secondo il presidente della Fondazione, Sergio Pasquantonio, la legge promossa da Amati, che disciplina il passaggio del personale dalla Fondazione San Raffaele alla ASL, penalizza gravemente i lavoratori.

“Da un contratto a tempo indeterminato, la ASL assume il personale solo a tempo determinato per 6 mesi, in attesa di un concorso che di fatto cancella 24 anni di onorata professione svolta dai nostri operatori sanitari”, ha dichiarato Pasquantonio.

Accuse di strumentalizzazione

La Fondazione si scaglia contro il ruolo di Amati, sottolineando l’incongruenza tra il suo incarico di Assessore al Bilancio e il suo intervento diretto nel settore sanitario:

“Perché l’Assessore al Bilancio si occupa di sanità? È una domanda lecita. Ci sono forse interessi personali mascherati da gesti di vicinanza alla comunità?”

La nota evidenzia inoltre il mancato interesse di Amati per altre problematiche della sanità pugliese:

“Come mai non si occupa in maniera così determinata degli scandali della sanità pugliese di cui la cronaca locale e nazionale è quotidianamente testimone?”

Un futuro incerto per i lavoratori

La Fondazione denuncia che la legge in questione non garantisce continuità lavorativa al personale, mettendo a rischio il futuro professionale di operatori che hanno contribuito per oltre due decenni alla cura dei pazienti.

La replica si chiude con un attacco diretto al metodo di gestione e comunicazione di Amati, accusato di usare la questione per fini personali e politici, senza considerare il benessere dei pazienti né la dignità dei lavoratori coinvolti.

Il presidente Sergio Pasquantonio conclude con un appello implicito, chiedendo chiarezza e un’assunzione di responsabilità per le conseguenze delle decisioni prese a livello regionale.

La polemica rimane aperta, alimentando il dibattito sulle scelte gestionali e politiche nel settore sanitario pugliese.

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