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Il Qatar ha ufficialmente abbandonato il ruolo di mediatore per una tregua nella Striscia di Gaza. La decisione, già comunicata sia ad Hamas che a Israele, è stata motivata da una fonte qualificata del governo qatarino che, tramite AFP, ha dichiarato: "Le parti coinvolte nel conflitto non sono disposte a negoziare in buona fede". Questo ritiro rappresenta un passo significativo, considerando l’influenza diplomatica che il Qatar ha esercitato finora nella regione.
L’ufficio politico di Hamas a Doha
Oltre a ritirarsi dai colloqui, il Qatar ha comunicato ad Hamas che "non serve più" il suo "ufficio politico a Doha". Sebbene non sia del tutto chiaro se questa affermazione implichi un invito a lasciare il Paese, un alto ufficiale di Hamas ha affermato di non aver ricevuto alcuna indicazione formale in merito. La presenza dell’ufficio politico di Hamas in Qatar ha storicamente favorito l’intermediazione tra il gruppo e Israele, ma ora la posizione del Paese del Golfo sembra meno accomodante.
Il nodo centrale: il ritiro israeliano da Gaza
Un ostacolo chiave nelle trattative è stato l’insistenza di Hamas sul ritiro totale di Israele da Gaza, richiesta che Israele ha respinto più volte. Questa divergenza ha rappresentato un punto di frattura insormontabile nelle proposte di tregua. La tregua più rilevante, avvenuta nel novembre 2023 con il rilascio di ostaggi detenuti da Hamas, non è stata sufficiente per avviare negoziati stabili. I successivi cicli di mediazione, sebbene intensi, non sono riusciti a mettere fine al conflitto.
Il Qatar pronto a tornare nei negoziati
Nonostante la ritirata dalla mediazione, il Qatar ha lasciato aperta la porta a un eventuale ritorno. La stessa fonte ha dichiarato che il Qatar è "pronto a tornare nei negoziati" qualora entrambe le parti mostrino una reale volontà di cessare le ostilità. Tuttavia, in assenza di questa condizione, Doha ha scelto di ritirarsi, segnando una battuta d’arresto per le speranze di tregua nella regione.