Il rituale della Pizzica: storia, miti e potere terapeutico


MARIO CONTINO
- La pizzica salentina, con le sue radici antiche e misteriose, è molto più di una semplice danza popolare o del mero fenomeno economico così come oggi si presenta. La sua storia si intreccia con antiche tradizioni spirituali, rituali di guarigione e culti pagani che, attraverso il movimento e la musica, cercavano di onorare le divinità, purificare l’ambiente e ristabilire l’equilibrio tra corpo, mente e spirito. La danza è stata, e continua ad essere, un atto sacro, un mezzo per connettersi con forze superiori e guarire dalle malattie spesso identificate come azione di potenze demoniache, un rito che ha attraversato secoli di storia, cambiando forma ma conservando il suo potente significato simbolico.

Durante i rituali sciamanici, la danza riveste un ruolo fondamentale come mezzo di connessione con il divino e con il mondo naturale. Gli sciamani, utilizzando il movimento, invocano gli spiriti della guarigione, o gli dei protettori, chiedendo loro di purificare non solo il corpo ma anche la mente e lo spirito degli officianti. La danza sciamanica, che ha radici in molte tradizioni spirituali di tutto il mondo, utilizza ritmi e suoni ipnotici per favorire lo stato di “trance” utile alle esperienze spirituali ricercate.

La Pizzica

In molte culture, inclusa quella salentina che come le altre era originariamente legata a culti pagani, la musica e il ballo non sono mai stati semplici momenti di svago, ma rituali sacri che si svolgevano per onorare gli dei e guarire dalle sofferenze fisiche e psichiche. La pizzica, che si sviluppò nelle campagne salentine, nacque proprio come danza rituale, anche se oggi questa verità sembrerebbe essere diventata scomoda. Si dice che il tarantismo, il fenomeno psicologico e fisico causato dal morso della "taranta" (un ragno velenoso presente in tutto il Sud Italia), fosse una manifestazione che necessitava di un intervento purificatore. Le donne colpite da questo malessere, secondo la credenza popolare, subivano i dolorosi effetti del veleno ed entravano in uno stato di possessione diabolica che richiedeva una "danza di liberazione" e l'intervento degli dei (poi sostituito con l'intervento divino per intercessione dei Santi). Questo rituale, che assomigliava a un vero e proprio esorcismo popolare, aveva lo scopo di espellere il veleno e di purificare l'individuo.
La comunità salentina, quindi, si stringeva attorno alla "tarantolata", come veniva chiamata la donna posseduta dal veleno della taranta, e la aiutava attraverso una danza collettiva che la coinvolgeva in un processo di guarigione. La musica dei tamburelli, delle armoniche e degli altri strumenti che accompagnava il ballo, era considerata fondamentale per stimolare il malessere a emergere e per consentire alla donna di liberarsi tramite il calore, il sudore ecc.. Il ritmo crescente, che diventava sempre più incalzante ed ipnotico, guidava il corpo e la mente della danzatrice verso la guarigione finale.
Non è un caso che la pizzica salentina si colleghi anche a culti pagani molto antichi come già accennato. L'aspetto spirituale della danza riflette l’eredità di riti pagani dedicati agli dèi della natura, alla terra, al sole e alla luna. Questi culti usavano la danza come strumento per entrare in contatto con le forze divine, per celebrare i cicli naturali e per guarire malattie che venivano spesso interpretate come punizioni o maledizioni. La musica e il ballo erano considerati un mezzo per allontanare gli spiriti maligni e purificare l’ambiente, un modo per ristabilire l’equilibrio tra l’uomo e la natura.

San Paolo nel Salento

Nel Salento, le radici di questa tradizione si intrecciano anche con la figura di San Paolo, protettore contro i morsi velenosi. Secondo la leggenda popolare, San Paolo avrebbe affidato a un uomo di Galatina la capacità di guarire le donne dal tarantismo. Questo parallelismo tra la tradizione cristiana e le tradizioni pagane ha arricchito la storia della pizzica salentina, creando un incontro di culture che ha mantenuto viva la danza nei secoli. Fino agli anni '60, molte donne si recavano a Galatina per cercare guarigione, e ancora oggi, ogni 29 giugno, la città si riempie di pellegrini in occasione dei festeggiamenti per i Santi Pietro e Paolo.
Con il passare del tempo, la pizzica ha evoluto il suo ruolo. Oggi è considerata principalmente una forma di espressione sociale e culturale, trasformandosi in una celebrazione di passione, vitalità e creatività. Tuttavia, le sue radici rituali e spirituali si sono progressivamente affievolite, finendo spesso nel dimenticatoio, come altre tradizioni folkloristiche del passato. Eventi come la "Notte della Taranta" di Melpignano testimoniano come, nel corso degli anni, il commercio e la spettacolarizzazione abbiano preso il sopravvento sulla sua dimensione spirituale.
Il borgo di Melpignano, nel cuore della Grecia Salentina, è diventato il custode della magia della pizzica , ma si tratta di una magia priva di anima in quanto povera degli antichi significati legati alla povera tradizione contadina. Ogni anno, alla fine di agosto, il paese ospita il famoso festival, evento ormai divenuto internazionale e che, a mio avviso, risulta essere contaminato da stili e significati troppo distanti da quelli originari legati al tarantismo. Per fortuna il Museo Storico del Tarantismo di Melpignano raccoglie le tracce di questa antica tradizione, continuando a raccontare il legame profondo tra la musica, la danza e la spiritualità.
Ogni tanto, per ritrovare se stessi, occorre tornare indietro con dignitosa umiltà, abbandonando manie di grandezza e desiderio di ribalta.

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