L’Arcivescovo di Bari-Bitonto scrive a Singh Nardev: 'Perdonaci, aiutaci a essere più umani'

BARI – Una lettera struggente, piena di dolore e autocritica, quella scritta dall’Arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano, in memoria di Singh Nardev, il giovane lavoratore indiano ucciso brutalmente in un casolare a Ceglie del Campo da tre adolescenti.

La missiva, indirizzata simbolicamente al defunto, inizia con un'ammissione di ritardo ma di necessità: "Perdonami se solo ora la mia penna riesce a indirizzarti queste parole". Un ritardo, spiega l'Arcivescovo, che riflette la complessità e il dolore di una società che fatica ad affrontare le proprie responsabilità verso i più deboli.

Una vita violata e il peso dell’indifferenza

Mons. Satriano ricorda il sogno infranto di Singh: "Il sogno di vita che ha animato e sostenuto il tuo peregrinare, sino in Italia, a Ceglie, è stato banalmente violato, distrutto per sempre". L’Arcivescovo si sofferma sulla tragedia del mancato ritorno del giovane alla sua terra natale, l'India, evocandone i colori e i profumi, ormai irraggiungibili per lui.

Quindi, il prelato sposta l’attenzione sulla colpa collettiva: "Perdonami, caro Singh, e perdona il silenzio assordante con cui abbiamo coperto le condizioni disumane di vita non solo tue, ma di tanti fratelli e sorelle". Una denuncia rivolta a una società che, pur opulenta, si dimostra sorda al grido dei poveri, delle vite emarginate e "senza valore".

Il fallimento sociale e la trasformazione dei giovani

Mons. Satriano non esita a puntare il dito contro il "vuoto esistenziale" creato dall'indifferenza, in cui crescono adolescenti privi di riferimenti morali: "Trasmettiamo l’idea che persone come te siano vite senza valore". Con amarezza, osserva come i giovani, dimenticati e privati di guida, possano trasformarsi in "mostri".

Un impegno per il futuro

La lettera si chiude con una promessa e un invito alla speranza: "Non ci arrenderemo con docilità alla tirannia dell’indifferenza". L’Arcivescovo garantisce che la comunità non dimenticherà Singh e il suo sacrificio, ma lavorerà per prendersi cura dei più deboli e dei giovani che hanno perso il senso dell’umanità.

Infine, mons. Satriano invoca il perdono di Singh e il suo aiuto dall’alto per guidare tutti verso una maggiore umanità: "Tu, se puoi, perdonaci e, dall’alto, per favore, aiutaci a essere tutti più umani".