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FEDERICO AVERSA - Non vi è dubbio che il turismo sia uno dei settori chiave a livello globale e soprattutto in Italia e, all’interno di essa, in Puglia, con un’evoluzione continua delle abitudini dei viaggiatori e dei residenti. Al di là dei dati economici controversi, tra il ministro Santachè che parla del 18% del PIL e gli studi non ancora ufficiali dell’Università di Roma Tor Vergata che attesterebbero quella percentuale intorno a un terzo, cioè il 6% del PIL, è indubbio che stiamo parlando di un asse che gioca un ruolo fondamentale nel nostro paese.
Non vi sono però solo questioni economiche in ballo ma anche sociali e culturali. Le città che riescono a coniugare l’afflusso di visitatori con la qualità della vita dei residenti sono quelle che più di altre traggono beneficio dall’indotto turistico. Questo fenomeno ha una ricaduta positiva anche sulla promozione della cultura locale. Nel momento in cui il turismo induce la voglia di cura e conservazione dei patrimoni storici e naturali nei residenti, e stimola le istituzioni a sviluppare le infrastrutture moderne, si ha il risultato di un tangibile miglioramento della qualità della vita di chi, quei luoghi, li vive tutto l’anno. In alcuni casi, le città diventano dei veri e propri interscambi culturali che danno vita a nuove idee, tendenze e opportunità, anche di business.
Tuttavia, a mettere a dura prova questo equilibrio, è ormai noto il fenomeno del overtourism – il turismo di massa che sovraccarica alcune specifiche destinazioni. Nelle località più celebri, la presenza massiccia di turisti altera la vivibilità per i residenti, sollevando interrogativi, e alcune volte proteste, su come gestire un flusso che spesso supera la capacità infrastrutturale ed economica del territorio. L'afflusso incontrollato di turisti può trasformarsi in un peso per la città. Tra i principali effetti negativi figurano l’inflazione dei prezzi, l’affollamento e il deterioramento dei servizi pubblici. Il costo della vita aumenta vertiginosamente, in particolare nei settori legati alla ristorazione e al commercio, spingendo o costringendo i residenti a vivere in periferia o addirittura a lasciare le città. L’inflazione del mercato immobiliare ne è uno degli effetti collaterali più evidenti. Si preferisce talvolta affittare a breve termine, incassare il più possibile e non, come normalmente succede, mantenere affitti stabili a lungo termine. La conseguenza diretta è una diminuzione della disponibilità e un aumento vertiginoso anche degli affitti.
A mitigare il fenomeno dell'overtourism è, ancora una volta, la destagionalizzazione, argomento al centro di ogni discussione sul turismo degli ultimi anni, soprattutto in Puglia. Distribuire il flusso turistico in modo più omogeneo lungo l'anno consente di sfruttare meglio le risorse e gli spazi disponibili e di garantire ai residenti una maggiore qualità della vita e un arricchimento lineare del territorio. La promozione di destinazioni meno conosciute, ma altrettanto interessanti, come del resto ogni angolo del nostro paese, contribuisce a distribuire il turismo su un numero maggiore di località, evitando la concentrazione in pochi punti. A tal proposito fa riflettere il dato di Puglia Promozione che riporta più di un terzo delle strutture ricettive concentrate in appena soli 11 comuni pugliesi.
In Puglia, molte sono le città che soffrono di overtourism e che al contempo possono promuovere con sicuro successo politiche di destagionalizzazione. Dal mare all’entroterra, le città pugliesi coinvolte, dal Gargano al Salento, possono, anzi devono preservare il carattere e la vivibilità delle città turistiche, assicurando che il turismo non diventi una minaccia ma una risorsa per tutti.
Per quanto le risposte a certe domande possano variare in base all’età e al ruolo sociale di ogni singolo intervistato, resta opportuno chiederci se il turismo ci sta arricchendo o in cuor nostro preferiremmo lasciare tutto com’era?
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