“Il Pil del Meridione in aumento dello 0,9% nel 2024 contro lo 0,7% del resto del Paese, ma si riduce tuttavia lo scarto di crescita favorevole al Sud rispetto al 2023. Questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto Svimez: numeri, a giudizio di Confeuro, decisamente preoccupanti perché, nonostante investimenti, risorse pubbliche e politiche di settore, il Sud sì cresce ma con il freno a mano tirato e le prospettive future non sembrano far presagire ottimismo. In particolare, sono due gli aspetti negativi da non sottovalutare: da una parte, non si arresta la emigrazione delle giovani generazioni al Settentrione per lavoro e studio, dall’altra c’è la questione decontribuzione Sud che, se dovesse cessare alla fine del 2024, potrebbe avere conseguenze pesanti sull’occupazione e sui posti di lavoro, che peraltro è sempre stato uno dei principali talloni d’Achille del Sud Italia, unitamente a un gap salariale col resto della penisola che storicamente pesa sulle economie di famiglie e territori.
In ultimo ma non meno importante, c’è poi il nodo della Zes, la zona economica speciale, che in prospettiva potrebbe essere estesa a tutte le aree del Meridione e garantire un trattamento diverso e, quindi, opportunità di crescita differenti. Per quanto concerne il discorso propriamente agricolo, invece, Confeuro intende ribadire che, se non si crea una infrastruttura adeguata sia in termini idrici che di mobilità, il Meridione continuerà ahinoi a non far decollare il settore primario, col pericolo che l’attrattività della agricoltura e dei territori rurali sarà penalizzata agli occhi dei giovani, che perseguiranno a preferire le zone urbane del Nord Italia. Serve, dunque, quella chiara e decisiva inversione di rotta su cui il governo Meloni sinora è mancato, nonostante promesse e slogan”. Così, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro, la confederazione degli Agricoltori europei e del mondo.