MONOPOLI - Venerdì 29 Novembre avrà luogo, presso le meravigliose sale di
Masseria Vagone, "KHŌRÍS NIGHT", il primo evento interamente
organizzato dalla compagnia Khōrís Teatro. Sarà un'intera serata volta
a presentare i linguaggi artistici scelti dalla compagnia come proprio
mezzo di espressione: il teatro, l'artigianato, la musica, le illustrazioni
pittoriche e non, e i diversi linguaggi del corpo.
A partire dalle ore 19.00, con l'aperitivo proposto da Masseria Vagone, tra drink, musica dal vivo e installazioni artistiche, si giungerà alla visione dello spettacolo "Mater Hedera", una produzione originale di Khōrís Teatro. La serata proseguirà poi con una seconda ondata di artisti.
Nel corso della serata convivranno artisti dai mille volti, tuttavia l'obiettivo è lo stesso: mostrare il processo artistico nella sua interezza, dalla creazione alla distruzione. Quello che più si cercherà di far toccare con mano allo spettatore è ciò che permane dell'artista dietro l'opera compiuta.
Ogni opera d'arte vede al suo interno l'amore e il rifiuto del suo creatore, ogni creazione altro non è che un pezzo del proprio demiurgo che nello stesso momento viene mostrato al mondo e allontanato, come in una catarsi, dall'artefice stesso. Insomma, la nostra arte nasce da noi che nel dare vita ad essa quasi perdiamo frammenti di noi stessi. Eppure questi frammenti permangono nella realtà, esternamente a noi e nel guardarli le emozioni che imprimiamo loro sono molteplici, dall'amore all'odio. Ogni singolo momento artistico nasce e porta con sé molteplici emozioni che a volte possono anche andare a contrasto: è arrivato il momento di smettere di rifiutare le emozioni comunemente catalogate come "negative". Niente è intrinsecamente negativo o sbagliato, tutto dipende dall'utilizzo che se ne fa.
"Creare un mondo nell'altrove. Un nonluogo fatto di musica, arte e creazione. Un sogno che muore nell'incubo, un incubo che rimane nella realtà. Creare e distruggere, il compito dell'artista. Amare e odiare ciò che di sé viene al mondo. E' inutile avere timore delle proprie emozioni, ogni frammento può vivere a sé nel grande quadro."
Più nel dettaglio, "KHŌRÍS NIGHT" vedrà la partecipazione di Mario Vincenti, cantautore del panorama romano che nei suoi brani trasmette con forza esperienze di vita e sogni; Angelica Patano, giovane promessa di Bari, artigiana di ceramiche delicata e caparbia allo stesso tempo, proprio come le sue creazioni; Maria Letizia Chezza, attrice e performer salentina, che della sua terra porta con sé tutta la vitalità e la passione che la caratterizzano; Mario Zeza, giovanissimo attore e artista albanese che sta costruendo attraverso varie forme artistiche un viaggio alla ricerca di se stesso; Nilla Cupertino, in arte Kijia, modellista, sarta e ricamatrice monopolitana, un concentrato di stile ed emozioni di ogni forma e colore; Elsa Gaëlle Pochini, attrice e performer francese, nonché membro fondatore della compagnia Khōrís Teatro; infine, Andrea Aaron, cantautrice francese che nei suoi lavori esplora numerose tematiche attualissime, quali la giustizia sociale, la salute mentale, la società con le sue aspettative e i desideri femminili.
Ognuno di questi artisti condivide e rappresenta dei nodi fondamentali nella poetica di Khōrís Teatro. Questa compagnia che cerca di raccontare il mondo attraverso diversi sguardi, prospettive alternative e variegati microcosmi, nasce poco più di un anno fa. A comporla un gruppo di ragazzi laureati ormai già da qualche anno all'Accademia Internazionale di Teatro di Roma: Vito Caputo, Ra aella Alfidi, Giacomo Salvatori ed Elsa Gaëlle Pochini. Dopo l'accademia hanno mosso i primi passi proprio in Puglia con la rassegna teatrale "FRAMMENTI" nel circolo Arci Resilienza di Bitonto, poi il loro percorso si è diramato su più strade fino a raggiungere anche il Lazio e l'Abruzzo.
I mezzi espressivi utilizzati nelle loro opere sono numerosi, ma di eguale importanza: il corpo, la musica, la manipolazione e l'apparato scenotecnico. L'obiettivo è quello di utilizzare l'arte come "arma espressiva", come una pausa dagli schemi e dalle anestesie della società, per condurre ad un risveglio e denunciare tutto ciò che o usca la speranza e la libertà nella nostra realtà odierna.
Lo spettacolo che proporrano il 29 novembre, "Mater Hedera", si basa per questo su di un concetto molto complesso e poco trattato nella quotidianità della nostra società: le di coltà della maternità in ognuna delle sue fasi, con un'attenzione particolare alla gravidanza e ai cambiamenti post partum, e soprattutto sulla scarsa attenzione che ancora oggi si pone sui disturbi mentali. Cerca di prendere alcuni sentimenti molto poco discussi, ad esempio il rapporto di dipendenza e rifiuto che viene a crearsi tra la madre e il bambino e di questo individua una metafora molto forte nell'edera, il cui nome sembra derivare dal latino, haerere, ovvero "essere attaccato", come simbolo dell'attaccamento che intercorre tra la madre e il bambino, un abbraccio indissolubile che allo stesso tempo rischia di nascondere e so ocare. Edera anche come simbolo di rinascita, di perseveranza nelle di coltà e soprattutto per la sua associazione all'amore e alla fedeltà, anche se in questo caso si parla di una fedeltà tradita.
Lo spettacolo, già a partire dalla componente scenografica, condurrà gli spettatori nella mente di una donna che, nell'a rontare mille demoni interiori, traumi passati e di coltà concrete, non è riuscita ad essere una mamma per la sua bambina. Come spesso accade nella realtà purtroppo, nessuno ha cercato di aiutarla, è rimasta sola, privata dell'ascolto e dell'appoggio che avrebbero potuto tirarla fuori dal suo incubo. Qui si presenta sulla scena, ricoperta dai sensi di colpa e nel pieno della negazione delle sue azioni.
Gli attori in scena saranno: Vito Caputo, Ra aella Alfidi e Carmen Amoroso. Il testo è stato scritto e diretto da Giacomo Salvatori. Un'occasione dunque per scoprire una delle realtà monopolitane che operano in giro per il nostro Paese, e soprattutto per lasciare spazio ad alcuni intimi momenti di creazione.
A partire dalle ore 19.00, con l'aperitivo proposto da Masseria Vagone, tra drink, musica dal vivo e installazioni artistiche, si giungerà alla visione dello spettacolo "Mater Hedera", una produzione originale di Khōrís Teatro. La serata proseguirà poi con una seconda ondata di artisti.
Nel corso della serata convivranno artisti dai mille volti, tuttavia l'obiettivo è lo stesso: mostrare il processo artistico nella sua interezza, dalla creazione alla distruzione. Quello che più si cercherà di far toccare con mano allo spettatore è ciò che permane dell'artista dietro l'opera compiuta.
Ogni opera d'arte vede al suo interno l'amore e il rifiuto del suo creatore, ogni creazione altro non è che un pezzo del proprio demiurgo che nello stesso momento viene mostrato al mondo e allontanato, come in una catarsi, dall'artefice stesso. Insomma, la nostra arte nasce da noi che nel dare vita ad essa quasi perdiamo frammenti di noi stessi. Eppure questi frammenti permangono nella realtà, esternamente a noi e nel guardarli le emozioni che imprimiamo loro sono molteplici, dall'amore all'odio. Ogni singolo momento artistico nasce e porta con sé molteplici emozioni che a volte possono anche andare a contrasto: è arrivato il momento di smettere di rifiutare le emozioni comunemente catalogate come "negative". Niente è intrinsecamente negativo o sbagliato, tutto dipende dall'utilizzo che se ne fa.
"Creare un mondo nell'altrove. Un nonluogo fatto di musica, arte e creazione. Un sogno che muore nell'incubo, un incubo che rimane nella realtà. Creare e distruggere, il compito dell'artista. Amare e odiare ciò che di sé viene al mondo. E' inutile avere timore delle proprie emozioni, ogni frammento può vivere a sé nel grande quadro."
Più nel dettaglio, "KHŌRÍS NIGHT" vedrà la partecipazione di Mario Vincenti, cantautore del panorama romano che nei suoi brani trasmette con forza esperienze di vita e sogni; Angelica Patano, giovane promessa di Bari, artigiana di ceramiche delicata e caparbia allo stesso tempo, proprio come le sue creazioni; Maria Letizia Chezza, attrice e performer salentina, che della sua terra porta con sé tutta la vitalità e la passione che la caratterizzano; Mario Zeza, giovanissimo attore e artista albanese che sta costruendo attraverso varie forme artistiche un viaggio alla ricerca di se stesso; Nilla Cupertino, in arte Kijia, modellista, sarta e ricamatrice monopolitana, un concentrato di stile ed emozioni di ogni forma e colore; Elsa Gaëlle Pochini, attrice e performer francese, nonché membro fondatore della compagnia Khōrís Teatro; infine, Andrea Aaron, cantautrice francese che nei suoi lavori esplora numerose tematiche attualissime, quali la giustizia sociale, la salute mentale, la società con le sue aspettative e i desideri femminili.
Ognuno di questi artisti condivide e rappresenta dei nodi fondamentali nella poetica di Khōrís Teatro. Questa compagnia che cerca di raccontare il mondo attraverso diversi sguardi, prospettive alternative e variegati microcosmi, nasce poco più di un anno fa. A comporla un gruppo di ragazzi laureati ormai già da qualche anno all'Accademia Internazionale di Teatro di Roma: Vito Caputo, Ra aella Alfidi, Giacomo Salvatori ed Elsa Gaëlle Pochini. Dopo l'accademia hanno mosso i primi passi proprio in Puglia con la rassegna teatrale "FRAMMENTI" nel circolo Arci Resilienza di Bitonto, poi il loro percorso si è diramato su più strade fino a raggiungere anche il Lazio e l'Abruzzo.
I mezzi espressivi utilizzati nelle loro opere sono numerosi, ma di eguale importanza: il corpo, la musica, la manipolazione e l'apparato scenotecnico. L'obiettivo è quello di utilizzare l'arte come "arma espressiva", come una pausa dagli schemi e dalle anestesie della società, per condurre ad un risveglio e denunciare tutto ciò che o usca la speranza e la libertà nella nostra realtà odierna.
Lo spettacolo che proporrano il 29 novembre, "Mater Hedera", si basa per questo su di un concetto molto complesso e poco trattato nella quotidianità della nostra società: le di coltà della maternità in ognuna delle sue fasi, con un'attenzione particolare alla gravidanza e ai cambiamenti post partum, e soprattutto sulla scarsa attenzione che ancora oggi si pone sui disturbi mentali. Cerca di prendere alcuni sentimenti molto poco discussi, ad esempio il rapporto di dipendenza e rifiuto che viene a crearsi tra la madre e il bambino e di questo individua una metafora molto forte nell'edera, il cui nome sembra derivare dal latino, haerere, ovvero "essere attaccato", come simbolo dell'attaccamento che intercorre tra la madre e il bambino, un abbraccio indissolubile che allo stesso tempo rischia di nascondere e so ocare. Edera anche come simbolo di rinascita, di perseveranza nelle di coltà e soprattutto per la sua associazione all'amore e alla fedeltà, anche se in questo caso si parla di una fedeltà tradita.
Lo spettacolo, già a partire dalla componente scenografica, condurrà gli spettatori nella mente di una donna che, nell'a rontare mille demoni interiori, traumi passati e di coltà concrete, non è riuscita ad essere una mamma per la sua bambina. Come spesso accade nella realtà purtroppo, nessuno ha cercato di aiutarla, è rimasta sola, privata dell'ascolto e dell'appoggio che avrebbero potuto tirarla fuori dal suo incubo. Qui si presenta sulla scena, ricoperta dai sensi di colpa e nel pieno della negazione delle sue azioni.
Gli attori in scena saranno: Vito Caputo, Ra aella Alfidi e Carmen Amoroso. Il testo è stato scritto e diretto da Giacomo Salvatori. Un'occasione dunque per scoprire una delle realtà monopolitane che operano in giro per il nostro Paese, e soprattutto per lasciare spazio ad alcuni intimi momenti di creazione.