LOCOROTONDO - La suggestiva cornice di Villa Mitolo a Locorotondo ha ospitato la presentazione di
Grammamanti (Einaudi), il nuovo libro di Vera Gheno, sociolinguista, traduttrice e
appassionata divulgatrice della lingua italiana. La serata ha offerto al pubblico un
viaggio nel cuore pulsante della lingua, guidato dall’autrice in dialogo con lo
storyteller Cristiano Carriero.
Sin dalle prime battute, l’introduzione alla presentazione ha catturato l’attenzione descrivendo l’uso delle parole come una vera e propria storia d’amore. Il termine grammamante, coniato dalla stessa autrice e divenuto titolo del libro, rappresenta chi ama la lingua in modo non violento, con curiosità e rispetto. Essere un grammamante, ha spiegato Gheno, significa comprendere che la lingua è viva e mutevole, un riflesso della società e dei suoi cambiamenti quotidiani. Al contrario, il grammarnazi si trincera dietro regole rigide e statiche, incapace di accettare l’evoluzione naturale delle parole. Gheno ha sfidato il pubblico a superare il linguapiattismo, l’idea che le parole debbano rimanere immutabili. “La lingua è come noi: cresce, si evolve, vive e, a volte, muore,” ha dichiarato. Le parole non sono sacre né immutabili; sono strumenti che i parlanti plasmano a seconda delle esigenze e dei contesti. In questa visione, non è l’Accademia della Crusca o un’istituzione qualsiasi a decidere i destini della lingua, ma chi la utilizza ogni giorno.
Durante il dialogo con Carriero, Gheno ha evidenziato il potenziale della lingua nel costruire relazioni e identità, sia personali sia collettive. Amare la propria lingua, ha sottolineato, significa apprezzarla per la sua capacità di adattarsi e trasformarsi. La sua filosofia invita a liberarsi della paura del cambiamento e a vedere nelle parole non un vincolo, ma una risorsa per esprimersi e comprendere gli altri.
Particolarmente emozionante è stato il momento in cui Gheno ha parlato del legame affettivo con la parola ungherese per “mamma”, che traduce un concetto di dolcezza e protezione. Questo ricordo personale, ha raccontato, la riporta alla sua infanzia e sottolinea come ogni lingua conservi un patrimonio di emozioni uniche.
La presentazione si è conclusa con un caloroso firmacopie, in cui il pubblico ha dimostrato grande apprezzamento per l’autrice e il suo messaggio. Grammamanti non è solo un libro sulla lingua italiana: è un invito a lasciarsi affascinare dalla complessità delle parole, ad amare la loro capacità di evolvere e a usarle con consapevolezza per costruire una società più aperta e inclusiva. La serata a Locorotondo ha rappresentato un’occasione preziosa per riflettere sul valore del nostro patrimonio linguistico e sul ruolo che ciascuno di noi ha nel modellarlo ogni giorno. Vera Gheno, con la sua competenza e passione, ci ha ricordato che amare la lingua significa, in fondo, amare noi stessi e la nostra capacità di raccontare il mondo.
Filippo Gigante | www.filippogigante.it
Sin dalle prime battute, l’introduzione alla presentazione ha catturato l’attenzione descrivendo l’uso delle parole come una vera e propria storia d’amore. Il termine grammamante, coniato dalla stessa autrice e divenuto titolo del libro, rappresenta chi ama la lingua in modo non violento, con curiosità e rispetto. Essere un grammamante, ha spiegato Gheno, significa comprendere che la lingua è viva e mutevole, un riflesso della società e dei suoi cambiamenti quotidiani. Al contrario, il grammarnazi si trincera dietro regole rigide e statiche, incapace di accettare l’evoluzione naturale delle parole. Gheno ha sfidato il pubblico a superare il linguapiattismo, l’idea che le parole debbano rimanere immutabili. “La lingua è come noi: cresce, si evolve, vive e, a volte, muore,” ha dichiarato. Le parole non sono sacre né immutabili; sono strumenti che i parlanti plasmano a seconda delle esigenze e dei contesti. In questa visione, non è l’Accademia della Crusca o un’istituzione qualsiasi a decidere i destini della lingua, ma chi la utilizza ogni giorno.
Durante il dialogo con Carriero, Gheno ha evidenziato il potenziale della lingua nel costruire relazioni e identità, sia personali sia collettive. Amare la propria lingua, ha sottolineato, significa apprezzarla per la sua capacità di adattarsi e trasformarsi. La sua filosofia invita a liberarsi della paura del cambiamento e a vedere nelle parole non un vincolo, ma una risorsa per esprimersi e comprendere gli altri.
Particolarmente emozionante è stato il momento in cui Gheno ha parlato del legame affettivo con la parola ungherese per “mamma”, che traduce un concetto di dolcezza e protezione. Questo ricordo personale, ha raccontato, la riporta alla sua infanzia e sottolinea come ogni lingua conservi un patrimonio di emozioni uniche.
La presentazione si è conclusa con un caloroso firmacopie, in cui il pubblico ha dimostrato grande apprezzamento per l’autrice e il suo messaggio. Grammamanti non è solo un libro sulla lingua italiana: è un invito a lasciarsi affascinare dalla complessità delle parole, ad amare la loro capacità di evolvere e a usarle con consapevolezza per costruire una società più aperta e inclusiva. La serata a Locorotondo ha rappresentato un’occasione preziosa per riflettere sul valore del nostro patrimonio linguistico e sul ruolo che ciascuno di noi ha nel modellarlo ogni giorno. Vera Gheno, con la sua competenza e passione, ci ha ricordato che amare la lingua significa, in fondo, amare noi stessi e la nostra capacità di raccontare il mondo.
Filippo Gigante | www.filippogigante.it