Capire gli Arabi a partire dalla lingua


 


DEBORAH PETRUZZO - Per capire gli Arabi e la loro cultura è necessario prima di tutto capire la loro lingua ma, a causa delle molteplici teorie in conflitto sulla sua origine, questo non è un compito facile.

Per celebrare un idioma parlato da centinaia di migliaia di persone nel mondo, le Nazioni Unite hanno proclamato il 18 dicembre "Giornata Mondiale della Lingua Araba".

Più precisamente è stata l’UNESCO nel 2010 a promuovere il “plurilinguismo, la multiculturalità così come un uso equo di tutte le sei lingue ufficiali dell’organizzazione”.

Proprio il 18 dicembre del 1973, infatti, l’arabo è diventato la sesta lingua ufficiale di lavoro dell’Assemblea Generale dell’ONU e delle sue principali commissioni (le altre sono cinese, inglese, francese, russo e spagnolo).

L’arabo è una lingua molto ricca, comprende molti differenti dialetti e stili calligrafici. La sua storia è complessa come la storia dei Paesi che la parlano.

Ci sono quattro principali dialetti regionali di arabo parlato, con variazioni secondo ciascun paese: l’arabo del Maghreb (Africa settentrionale), l’arabo egiziano (Egitto e Sudan), l’arabo levantino (Libano, Siria, Giordania, Palestina), e l’arabo iracheno o del Golfo.

Secondo varie fonti, le prime manifestazioni della lingua risalirebbero al secondo millennio prima di Cristo. La lingua araba appartiene alla famiglia dei linguaggi semitici insieme all’ebraico, all’aramaico e al fenicio.

Molte altre lingue fanno uso dei caratteri arabi, come il curdo, il kazako, il moresco, il pashto, il farsi, il punjabi, il turco e l’urdu, anche se alcune di queste hanno poi adottato i caratteri latini.

Questa forma di arabo, elegante e chiara, deriva dalla poesia pre-islamica; molti anni dopo, quando il Corano fu trascritto per la prima volta, furono inclusi anche i punti diacritici e i movimenti vocalici così come alcuni toni e pronunce per standardizzarne la lettura.

Alcuni dicono che l’arabo scritto sia nato nel nord della Mesopotamia, altri dal sud della penisola arabica. Le origini della lingua araba continuano però a essere oggetto di studio, anche grazie a continua nuove scoperte.

Certo è che la storia dell’arabo è ancora oggi oggetto di dibattito: l’arabo standard moderno differisce da quello coranico come da quello classico, essa ha senz’altro subito un processo di “europeizzazione” che ha influito sul vocabolario e sulla grammatica.

Il problema principale nel ricostruire la storia della lingua araba è che esistono pochissime prove scritte di gran parte della sua storia, e che del periodo precedente la poesia pre-islamica si possiede solo materiale non vocalizzato, da cui è difficile ricavare schemi linguistici.

Un recente studio del 2015 pone l’arabo all’interno della famiglia delle lingue semitiche in base a due principi: geneticamente l’arabo potrebbe essere una “sorella” di altre lingue semitiche come l’ebraico e l’aramaico, ma per questioni di vicinanza geografica ha molto in comune con le lingue del sud, in particolare la lingua classica dell’Etiopia.

Le influenze da parte di lingue non semitiche non sono mai mancate, così come l’arabo ha sempre condizionato le altre lingue con cui veniva in contatto: la lunga storia politica e culturale dei popoli arabi è riflessa nel linguaggio stesso.

Questo fin dal periodo pre-islamico, a cui risalgono prestiti dall’aramaico, dal greco e dal latino; dopo le conquiste arabe vi furono poi grandi influenze dal persiano e dal turco, e più tardi con l’intensificarsi dei contatti con il Mediterraneo, la lingua si arricchì di parole dall’italiano ecc.

Senza parlare del periodo coloniale e del diciannovesimo secolo, quando il dominio culturale europeo diventò così forte che grandi parti di vocabolario dovettero essere inventate o adattate, e anche la grammatica; oggi l’inglese e (in Maghreb) il francese sono le maggiori fonti di prestiti linguistici.