Il mistero della nascita di Gesù tra curiosità, leggende e dialetto

VITTORIO POLITO - La celebrazione del Natale non è solo la ricorrenza più importante del calendario liturgico cristiano ma è legato anche a varie manifestazioni agrarie che si svolgevano all’inizio dell’anno e che col passare del tempo hanno acquisito valenze simboliche diverse, legate soprattutto al mistero della nascita divina. Nella magica notte di Natale, secondo leggende popolari, può accadere di tutto: fioriscono gli alberi, parlano gli animali, nascono tante storie, frutto delle credenze popolari che attraverso millenni sono giunte a noi. I miti, infatti, sono stati per tante generazioni il “mistero” che hanno avvolto le tante credenze popolari frammiste a ingenuità.

Anna Maria Tripputi, già docente di Storia delle Tradizioni Popolari nella nostra Università, ricorda che il digiuno della vigilia ha antiche radici agrarie, dal momento che i contadini lo praticavano in coincidenza con le attività agricole più importanti dell’anno. Un proverbio popolare recita “Ci non fasce u desciune de Natale o è turche, o è cane” (Chi non fa il digiuno di Natale o è turco - nel senso che non ha sensibilità - o è cane).

Vito Maurogiovanni (1924-2009), invece, racconta che la notte del 24 dicembre un bambino fu rapito da briganti e non avendo ottenuto il riscatto dalla famiglia lo dovevano uccidere. Mentre stavano per compiere l’orrendo misfatto, una luce vivissima apparve nel cielo ed accecò gli assassini. Il bambino si salvò e vide un altro bel Bambino che teneva la corona in capo, la croce in mano ed il mondo nell’altra. Era Gesù che scendeva dal cielo con gli angeli per liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato.

Un’altra leggenda di Maurogiovanni “Gesù e l’usignolo” (Antico Natale, Edipuglia), ricorda la Madonna che tentava di addormentare il dolce Figliuolo, che invece continuava a frignare come tutti i bambini del mondo, quasi disperata, pregò il Signore di consolare il divino Infante che non aveva pace e che la metteva al limite della cosiddetta santa pazienza. Fu in quel momento che entrò nella grotta un usignolo il quale si mise a cantare con tanta soavità e con tale trasporto che il Messia se ne andò in estasi e cadde in un sonno profondo e per non disturbarlo l’usignolo non trillò più e uscì dalla capanna per annunciare a tutti gli animali del mondo di tacere a lungo per non interrompere il sonno del santo Fanciullo sceso sulla terra.

Nell’anno 2006. Paolo Malagrinò Editore, pubblicò il bel tascabile “Natale a Bari”. Una raccolta di poesie dialettali a cura di Celeste e Vito Maurogiovanni. Ai curatori va dato il doppio merito di riportare alla nostra memoria poesie natalizie di importanti autori e di contribuire alla salvaguardia del dialetto barese, difendendolo da chi pensa che esistano differenze tra Lingua e Dialetto, Questo concetto è sostenuto anche dall’autorevole Tullio De Mauro (1932-2017), che nella presentazione del “Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis” di Grazia e Michele Galante (Levante Editori), scrive tra l’altro: «Oggi meglio di ieri ci rendiamo conto di quanto ogni comunità umana sia naturalmente intrisa di plurilinguismo, di coesistenza, anche nelle singole persone, di capacità idiomatiche diverse».

Gli autori hanno raccolto alcune classiche poesie - in lingua e in dialetto - di autori importanti, quasi tutti scomparsi, ma hanno anche arricchito la pubblicazione con un’azione scenica natalizia “Stanotte a mezzanotte” di Vito Maurogiovanni. Inoltre hanno aggiunto alcune note biografiche degli autori, tutti prestigiosi, (Francesco Saverio Abbrescia, Michele Campione, Giuseppe De Benedictis, Vitantonio Di Cagno, Peppino Franco, Giuseppe Gioia, Saverio La Sorsa, Davide Lopez, Giovanni Panza, Armando Perotti, Maria Russo-Rossi, Gaetano Savelli).

Anna Maria Tripputi, che firma l’introduzione scrive: “È innegabile, se pure espressa in italiano, la baresità di Michele Campione che usa il filtro della memoria per trasmettere e salvaguardare antichi saperi e consuetudini dimenticate: l’arte di fare le cartellate ‘ricami di pasta’, di tirare la sfoglia sottile con il ‘gesto agile del polso’, di profumare la casa con le bucce d’arancia”. Celeste e Vito Maurogiovanni andrebbero lodati per questa pubblicazione dal momento che Natale oltre ad essere una delle ricorrenze più importanti dell’anno liturgico, è anche la notte dei prodigi, dove tutto può accadere.