Infermieri dedicati all’accoglienza nei pronto soccorso della ASL per prevenire gli atti di violenza ai danni degli operatori sanitari


BARI - Gli episodi di violenza costituiscono un rilevante problema di salute pubblica. Nel corso dei primi 8 mesi dell’anno 2024 al Servizio di prevenzione e protezionale aziendale della ASL di Bari sono state segnalate 51 aggressioni a personale sanitario. Tra le sedi cosiddette “ad alto rischio” aggressioni, ci sono i Pronto soccorso che presto saranno dotati di una nuova figura professionale, l’infermiere di process dedicato all’accoglienza, grazie al quale è possibile incentivare la presa in cura del paziente e dei suoi familiari, dal triage alla dimissione e/o ricovero, e creare una rete di collegamento tra i diversi professionisti della salute con l'obiettivo di ottimizzare i tempi d'attesa, ridurre le eventuali tensioni e migliorare così la gestione del processo.

L’istituzione di tale figura professionale è prevista dalle Linee Guida Hospitality del Sirgisl, Sistema regionale integrato di gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro (delibera regionale del 31 luglio 2024 n. 1059) per cui anche l’azienda sanitaria di Bari si sta dotando di un sistema per la prevenzione, protezione e gestione degli atti di aggressione agli operatori.

Per rendere fin da subito operativa la figura dell’infermiere di processo, oggi all’ospedale Di Venere, è stata avviata la formazione degli operatori del Pronto soccorso del presidio, coordinati da Mauro Martucci, responsabile del Servizio delle professioni sanitarie ospedaliero-territoriali e da Rosa Melodia, responsabile del Pronto soccorso, nell’ambito del progetto pilota “Prendersi cura della aggressività: l’infermiere di processo come leva strategica”.

A seguire l’avvio dei lavori, il direttore generale facente funzioni della ASL Luigi Fruscio: “La ASL accompagna i suoi operatori in questo percorso finalizzato a rafforzare la comunicazione e a migliorare l’interazione con le persone che si rivolgono al pronto soccorso, nell’ottica di prevenire gli episodi di violenza, che purtroppo continuano a verificarsi ed estendere il nuovo modello organizzativo successivamente a tutti i Pronto soccorso aziendali”.

Con il direttore generale, sono intervenuti il direttore del Dipartimento Qualità e Sicurezza, Vincenzo De Filippis e il direttore medico di presidio, Maurizio Marra. Mentre hanno introdotto i lavori Danny Sivo, coordinatore del Sirgisl e Fulvio Fucilli, direttore Servizio prevenzione e protezione aziendale.

“Il tempo di comunicazione è un tempo di cura – ha detto Sivo - non è un fattore accessorio nel percorso assistenziale. Stiamo formando i dipendenti a rischio e l’esperienza nella ASL Bt dimostra che il 90 per cento delle persone – a cui è stato sottoposto un questionario – ha risposto in modo soddisfacente al servizio ricevuto all’interno del pronto soccorso. Laddove, invece, non c’era l’infermiere di processo, il 50 per cento ha risposto in modo negativo”.

Come da linee guida, il personale - presente in un’area compresa tra la “sala d’attesa” e le “postazioni di triage” - motivato all’accoglienza e adeguatamente formato, aggiornerà i familiari del congiunto in Pronto Soccorso riguardo l’iter clinico-diagnostico-terapeutico intrapreso, con informazioni puntuali e costanti, rispondendo alle richieste provenienti anche dallo stesso paziente in attesa. Questa attività sarà garantita per l’intero periodo di permanenza del paziente in Pronto Soccorso, dall’ingresso fino alla dimissione a domicilio o al ricovero. Il servizio di accoglienza e informazione è presente dalle ore 8 alle ore 20 tutti i giorni.

Il personale infermieristico – sarà adeguatamente formato per migliorare il processo informativo e, quindi, prevenire atti di violenza contro gli operatori sanitari e sociosanitari. Nel progetto saranno coinvolti professionisti sanitari con esperienza maturata in Pronto Soccorso, esperti delle dinamiche, dei percorsi interni e dei flussi clinici-assistenziali tipici di un dipartimento di emergenza-urgenza.

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