BARI - Mercoledì 4 dicembre, alle 14, nell’Aula Contento di Palazzo del Prete, al primo piano del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari in piazza Cesare Battisti, nell’ambito del corso di studi di Diritto ecclesiastico si terrà una tavola rotonda incentrata sull’ingiusta detenzione, durante la quale avrà luogo un dibattito pubblico che prenderà le mosse dalla lettura di alcuni passi di “Sbarre”, ultimo lavoro dello scrittore ed ex magistrato antimafia Sandro Messina, in uscita nei prossimi giorni per Fides Edizioni.
L’evento, aperto sia agli studenti del corso universitario che a chiunque voglia partecipare, sarà introdotto dalle professoresse Angela Tavani, docente di Diritto ecclesiastico dell’Ateneo barese, e Francesca Delvecchio, docente di Diritto processuale penale. Al seminario parteciperà anche Sandro Messina, che dialogherà con gli studenti partendo da alcuni personaggi chiave del romanzo.
«Siamo contenti di poter parlare di un tema così importante e di ospitare Sandro Messina nel nostro corso di studi – ha detto la professoressa Tavani -. Il suo libro infatti, che consiglio vivamente di leggere, oltre ad evidenziare il delicato compito del magistrato, verso il quale molti nostri studenti si dirigono e che spesso è caratterizzato dal difficile bilanciamento tra forma e sostanza, aiuta a comprendere come l’ostinazione nella ricerca della verità, accompagnata dalla fede, renda forti e coraggiosi».
“Sbarre” è un libro che affronta il tema della ingiusta carcerazione raccontando la storia di Alfio Penda, ingiustamente condannato per l’assassinio di Gero Gattisi, suo amico d’infanzia. La storia di Alfio si snoda per venticinque anni tra le ombre di un complotto orchestrato dalla mafia attraverso la testimonianza di un falso pentito e una serie di depistaggi che lo condannano a una vita dietro le sbarre. Ma quando un nuovo testimone decide finalmente di raccontare ciò che ha visto la notte dell’omicidio, si riaccende la speranza che riaffiori una verità ormai dimenticata. In una battaglia contro il tempo, la vita di Alfio si traduce in una serie di processi, confronti e colpi di scena che mettono alla prova la sua fede e la sua volontà di sopravvivere.
In questo romanzo, che non è solo un dramma giudiziario ma anche una riflessione sulla giustizia umana e divina, oltre che sul potere catartico della fede e del perdono, Messina, forte della sua esperienza di magistrato antimafia oggi in pensione, racconta in modo intimo e appassionato il fenomeno dell’ingiusta detenzione, un mondo oscuro in cui, talvolta, alle esigenze di repressione del crimine si contrappone il grido degli innocenti.
L’evento, aperto sia agli studenti del corso universitario che a chiunque voglia partecipare, sarà introdotto dalle professoresse Angela Tavani, docente di Diritto ecclesiastico dell’Ateneo barese, e Francesca Delvecchio, docente di Diritto processuale penale. Al seminario parteciperà anche Sandro Messina, che dialogherà con gli studenti partendo da alcuni personaggi chiave del romanzo.
«Siamo contenti di poter parlare di un tema così importante e di ospitare Sandro Messina nel nostro corso di studi – ha detto la professoressa Tavani -. Il suo libro infatti, che consiglio vivamente di leggere, oltre ad evidenziare il delicato compito del magistrato, verso il quale molti nostri studenti si dirigono e che spesso è caratterizzato dal difficile bilanciamento tra forma e sostanza, aiuta a comprendere come l’ostinazione nella ricerca della verità, accompagnata dalla fede, renda forti e coraggiosi».
“Sbarre” è un libro che affronta il tema della ingiusta carcerazione raccontando la storia di Alfio Penda, ingiustamente condannato per l’assassinio di Gero Gattisi, suo amico d’infanzia. La storia di Alfio si snoda per venticinque anni tra le ombre di un complotto orchestrato dalla mafia attraverso la testimonianza di un falso pentito e una serie di depistaggi che lo condannano a una vita dietro le sbarre. Ma quando un nuovo testimone decide finalmente di raccontare ciò che ha visto la notte dell’omicidio, si riaccende la speranza che riaffiori una verità ormai dimenticata. In una battaglia contro il tempo, la vita di Alfio si traduce in una serie di processi, confronti e colpi di scena che mettono alla prova la sua fede e la sua volontà di sopravvivere.
In questo romanzo, che non è solo un dramma giudiziario ma anche una riflessione sulla giustizia umana e divina, oltre che sul potere catartico della fede e del perdono, Messina, forte della sua esperienza di magistrato antimafia oggi in pensione, racconta in modo intimo e appassionato il fenomeno dell’ingiusta detenzione, un mondo oscuro in cui, talvolta, alle esigenze di repressione del crimine si contrappone il grido degli innocenti.