Intervista a Max Giusti: “Bollicine? Uno spettacolo che ha una sola pretesa: farvi ridere su argomenti della nostra quotidianità”

NICOLA RICCHITELLI– Arriva anche a Bari nel prossimo weekend – Teatro Team il 14 e 15 dicembre – “Bollicine”, il nuovo spettacolo comico di Max Giusti. Uno spettacolo in cui il comico romano vuole “stapparsi”, sprigionare tutta la sua energia e tirare fuori i pensieri accumulati in questi anni di “silenzio”. È proprio grazie all’esperienza del Marchese del Grillo che Max ha capito che le cose vanno dette, chiare e tonde, senza filtri, come faceva lui. Ed è così che, all’apice della sua maturità personale e professionale, Max è pronto a dire le sue verità più scomode: i danni che ha creato il patriarcato alle donne ma anche agli stessi uomini, l’amore che è sempre più a tempo determinato, crescere figli con in testa modelli totalmente superati, essere un volto tv quando tutti dicono di guardare solo le serie, ecc.

Un flusso di coscienza irresistibile, un viaggio nei nostri tempi che porterà l’attore a dimostrare al pubblico che la gabbia del politicamente corretto, di cui tanto si parla, in realtà non è mai esistita. Cinque anni di riflessioni e di scrittura hanno dato vita a “Bollicine”, un vero e proprio distillato di comicità rivolto al futuro con zero nostalgia per il passato.

Come regalo per il suo pubblico non mancheranno le recenti parodie di Alessandro Borghese e Aurelio De Laurentiis che hanno collezionato milioni di visualizzazioni sul web, diventando dei veri e propri cult.

Max, nel tuo spettacolo si parla di temi quali il patriarcato ma soprattutto del rapporto tra uomo e donna. Come si affrontano temi che all’apparenza possono sembrare molto delicati in chiave ironica?

R: «Si affronta il tutto in maniera molto reale e bipartisan. Oggi stiamo vivendo una società post-patriarcale e, secondo me, l’unica cosa che ci può salvare è la coesione di intenti tra uomini e donne. Alcune volte il tutto si riduce a una battaglia di sessi; quella che racconto nel mio spettacolo è la famiglia di oggi, la famiglia dove ci si aiuta tutti. Quarant’anni fa a nessuna donna sarebbe mai venuta in mente l’idea di chiedere a un uomo di cucinare. Oggi, invece, magari c’è tua moglie che esce la sera con le amiche, magari va a fare sport come facciamo noi uomini, e quindi è l’uomo che rimane a casa e cucina…».

E noi uomini siamo pronti a tutto questo?

R: «Racconto anche questo. Noi uomini non siamo ancora così pronti… Questo è uno spettacolo contemporaneo, che non vuole strizzare l’occhio al passato. Non è uno spettacolo basato sui luoghi comuni, che hanno lasciato un po’ il tempo che trovano, ed era quello che volevo. Volevo uno spettacolo che potesse andare in scena nel 2024 e che fosse nato per essere rappresentato nel 2024».

C’è qualcosa di autobiografico in questo spettacolo?

R: «Non più di tanto. Non volevo raccontare solo la mia esperienza, ma l’esperienza di tutti».

Uno spettacolo che ha una lunga gestazione, un’idea nata, tra l’altro, cinque anni fa…

R: «L’idea dello spettacolo risale a cinque anni fa. Nel mezzo vi sono stati tre anni di lavoro concreto…».

Come sei riuscito a fare una cernita di questi cinque anni vissuti e farne quindi uno spettacolo?

R: «Vi è stato sicuramente un grande lavoro dietro. La grande sfida è stata innanzitutto lavorare su tutto il materiale che avevo raccolto in questi anni e di non buttare via nulla. Poi avevo ben in mente quello che volevo: uno spettacolo comico, uno spettacolo che facesse ridere, ma facesse ridere tanto. Volevo qualcosa che non fosse un compromesso con niente e questo è diventato».

Le imitazioni dello chef Alessandro Borghese e del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis con la Gialappa’s stanno spopolando in lungo e in largo nel mondo dei social. Ti aspettavi questo riscontro?

R: «Non me lo aspettavo ma ci speravo. Credo di aver fatto un lavoro molto importante. Con la Gialappa’s ci inseguivamo da un po’ di anni, ma non avevamo mai trovato il modo di lavorare insieme, perché succedeva che io conducevo i miei programmi parallelamente o perché in quei momenti ero già impegnato con esclusive di altri editori. Quindi, da tanti anni ci seguivamo e inseguivamo. Io neanche pensavo di lavorare con la Gialappa’s. Il tutto è avvenuto dopo un incontro fortuito a Milano, giusto il tempo di immaginare che personaggi fare…».

Spoileriamo giusto qualcosa… Ma al Teatro Team dobbiamo aspettarci qualche incursione di alcuni tuoi personaggi?

R: «“Bollicine” è nato senza nessun personaggio – non amo fare i personaggi a teatro – ma sono diventati così virali, così famosi, così di successo, che vedrete anche a Bari al Teatro Team l’incursione sia di Aurelio De Laurentiis che di Alessandro Borghese…».

Che rapporto hai con questo lato della tua comicità e quindi con le imitazioni?

R: «La verità è che mi ero proprio stancato di fare i personaggi e, a un certo punto, li ho mollati. Quindi, ti dico che se non fosse stato grazie alla Gialappa’s non sarei tornato a metterci mano. Ma proprio questa distanza dai miei personaggi, di almeno otto anni, nove anni, ha fatto sì che tornassi con più voglia e facessi un po’ pace con quell’anima mia. Perché poi, in realtà, io sono uno che fa tante cose, e credo che la mia forza sia proprio quella: sono uno che, per fortuna, non si annoia mai».

Cosa vuole lasciare questo spettacolo nella coscienza di chi siederà in platea?

R: «Questo spettacolo non vuole lasciare né una morale né insegnare a nessuno come vivere, perché per anni ci sono stati comici che volevano insegnarci sempre qualcosa. Questo spettacolo ha solamente una pretesa: quella di farvi ridere ininterrottamente, ma ininterrottamente per due ore. Ma la vera sfida è farvi ridere su cose non banali, su cose non scontate, farvi ridere su argomenti che sono parte integrante della nostra quotidianità. Dalla musica trap al body shaming, c’è tutto il vostro terzo millennio. In questo spettacolo cerco solo di farvelo vivere nella maniera più divertente e più comica che c’è».