BARI – Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha commentato la sentenza n. 192/2024 della Corte Costituzionale sulla cosiddetta “legge Calderoli” sull’autonomia differenziata, depositata oggi. Emiliano ha definito il verdetto della Consulta come una sostanziale “demolizione” dell’impianto normativo della legge, sottolineando che le censure sollevate dalle Regioni ricorrenti, e in particolare dalla Puglia, sono state in larga parte accolte.
La sentenza, secondo Emiliano, non si limita a esaminare il processo di autonomia differenziata, ma offre una rilettura complessiva del Titolo V della Costituzione, ribadendo i principi fondamentali del regionalismo italiano, come solidarietà e sussidiarietà. Questi valori sono stati indicati come cardini nella lettura dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, che disciplina l’attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia.
PRINCIPI DI SOLIDARIETÀ E SUSSIDIARIETÀ
La Corte ha sottolineato che il regionalismo italiano si basa su una cooperazione solidale e ha evidenziato il legame tra diritti costituzionali e autonomia regionale. Secondo la Consulta, la differenziazione deve trovare un equilibrio tra l’autonomia delle Regioni e l’eguaglianza nel godimento dei diritti da parte dei cittadini, evitando diseguaglianze territoriali.
Un punto chiave della sentenza è l’impossibilità di devolvere intere materie alle Regioni, limitando la devoluzione a singole funzioni specifiche. Tra le materie particolarmente delicate – per le quali il trasferimento è difficilmente giustificabile secondo il principio di sussidiarietà – la Corte ha elencato commercio con l’estero, tutela dell’ambiente, energia, infrastrutture strategiche, professioni, comunicazioni, e istruzione. Per queste materie, qualsiasi devoluzione dovrà essere accompagnata da motivazioni precise e rigorose.
SCRUTINIO STRETTO E TUTELA DEI DIRITTI
La Corte ha annunciato che eserciterà uno scrutinio stretto di costituzionalità su eventuali future leggi di differenziazione, ribadendo la necessità di un’istruttoria approfondita per garantire che l’autonomia richiesta non comprometta l’unità nazionale o i diritti dei cittadini.
Un aspetto cruciale è la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), che devono coincidere con il contenuto essenziale dei diritti civili e sociali. La Corte ha chiarito che i LEP rappresentano una premessa imprescindibile per avviare il processo di autonomia.
PROFILI FINANZIARI E RESPONSABILITÀ REGIONALE
Sul piano finanziario, la Consulta ha dichiarato illegittimo un sistema che consenta alle Regioni beneficiarie di ricevere risorse aggiuntive attraverso un “paracadute” finanziario garantito dallo Stato. Al contrario, le Regioni che richiedono l’autonomia differenziata dovranno dimostrare di poter gestire in modo efficiente le funzioni trasferite e le relative risorse. La spesa storica non potrà più essere utilizzata come parametro per determinare i finanziamenti, in linea con il principio di sussidiarietà.
La sentenza richiama inoltre al rispetto del principio di equilibrio di bilancio e della solidarietà nazionale, ricordando che tutte le Regioni, incluse quelle beneficiarie dell’autonomia, devono contribuire agli obiettivi di finanza pubblica.
La sentenza, secondo Emiliano, non si limita a esaminare il processo di autonomia differenziata, ma offre una rilettura complessiva del Titolo V della Costituzione, ribadendo i principi fondamentali del regionalismo italiano, come solidarietà e sussidiarietà. Questi valori sono stati indicati come cardini nella lettura dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, che disciplina l’attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia.
PRINCIPI DI SOLIDARIETÀ E SUSSIDIARIETÀ
La Corte ha sottolineato che il regionalismo italiano si basa su una cooperazione solidale e ha evidenziato il legame tra diritti costituzionali e autonomia regionale. Secondo la Consulta, la differenziazione deve trovare un equilibrio tra l’autonomia delle Regioni e l’eguaglianza nel godimento dei diritti da parte dei cittadini, evitando diseguaglianze territoriali.
Un punto chiave della sentenza è l’impossibilità di devolvere intere materie alle Regioni, limitando la devoluzione a singole funzioni specifiche. Tra le materie particolarmente delicate – per le quali il trasferimento è difficilmente giustificabile secondo il principio di sussidiarietà – la Corte ha elencato commercio con l’estero, tutela dell’ambiente, energia, infrastrutture strategiche, professioni, comunicazioni, e istruzione. Per queste materie, qualsiasi devoluzione dovrà essere accompagnata da motivazioni precise e rigorose.
SCRUTINIO STRETTO E TUTELA DEI DIRITTI
La Corte ha annunciato che eserciterà uno scrutinio stretto di costituzionalità su eventuali future leggi di differenziazione, ribadendo la necessità di un’istruttoria approfondita per garantire che l’autonomia richiesta non comprometta l’unità nazionale o i diritti dei cittadini.
Un aspetto cruciale è la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), che devono coincidere con il contenuto essenziale dei diritti civili e sociali. La Corte ha chiarito che i LEP rappresentano una premessa imprescindibile per avviare il processo di autonomia.
PROFILI FINANZIARI E RESPONSABILITÀ REGIONALE
Sul piano finanziario, la Consulta ha dichiarato illegittimo un sistema che consenta alle Regioni beneficiarie di ricevere risorse aggiuntive attraverso un “paracadute” finanziario garantito dallo Stato. Al contrario, le Regioni che richiedono l’autonomia differenziata dovranno dimostrare di poter gestire in modo efficiente le funzioni trasferite e le relative risorse. La spesa storica non potrà più essere utilizzata come parametro per determinare i finanziamenti, in linea con il principio di sussidiarietà.
La sentenza richiama inoltre al rispetto del principio di equilibrio di bilancio e della solidarietà nazionale, ricordando che tutte le Regioni, incluse quelle beneficiarie dell’autonomia, devono contribuire agli obiettivi di finanza pubblica.
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