Ritrovata l'arma dell'omicidio di Cosimo Nardelli: il presunto killer aveva indicato il luogo durante il processo

TARANTO - A seguito di un’indicazione fornita dal presunto killer durante il processo in Corte d’Assise a Taranto, è stata ritrovata ieri mattina l'arma utilizzata per l'omicidio di Cosimo Nardelli, il 62enne ucciso la sera del 26 maggio 2023 con due colpi di pistola in via Cugini. La pistola è stata rinvenuta dalla polizia, grazie alla Squadra mobile che, dopo diversi giorni di ricerche, è riuscita a individuare il luogo in cui era nascosta. L'arma è stata trovata all’interno di un secchio in una villa nella borgata di San Vito, e sarà ora sottoposta ad analisi per confermare se si tratti della pistola utilizzata per commettere l'omicidio.

La notizia è stata riportata dalla Gazzetta del Mezzogiorno, che ha reso noto che il ritrovamento dell'arma è stato possibile grazie alla testimonianza di Aldo Christian Vuto, il 20enne che ha confessato di aver ucciso Cosimo Nardelli. Durante l'ultima udienza del processo, Vuto aveva infatti indicato il punto esatto in cui aveva occultato la pistola, un elemento che ha permesso agli investigatori di risolvere questo enigma.

L'omicidio e le responsabilità

Nel caso sono coinvolti più membri della stessa famiglia. Secondo i pubblici ministeri Milto De Nozza e Francesco Sansobrino, Paolo Vuto, 44 anni, è ritenuto l’organizzatore dell’agguato mortale, mentre Tiziano Nardelli, fratello della vittima, è accusato di essere il mandante dell’omicidio. Aldo Christian Vuto, figlio di Paolo, è il presunto esecutore materiale del delitto, mentre Francesco Vuto, 23enne e cugino di Paolo, avrebbe fatto da autista alla moto su cui il killer è fuggito dopo il crimine.

Il movente dell'omicidio

Gli inquirenti ritengono che il movente dell'omicidio possa essere legato a motivazioni economiche, in particolare alla decisione di Cosimo Nardelli di liquidare la cooperativa di famiglia e suddividere la proprietà tra i fratelli. Una decisione che, secondo quanto emerso durante le indagini, potrebbe aver suscitato conflitti all’interno della famiglia, con conseguenze fatali per la vittima.