Benessere senza sviluppo, la tragedia del Sud
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Anche noi avevamo quel senso di comunità, di ancoraggio identitario, di appartenenza. Nel mondo contadino. C’era quella che potremmo definire un’energia aggregante che teneva insieme il mondo. Tutto era un rito in comune, il lavoro, la gioia, il dolore, la speranza, la morte.
Da bambini si infilava il tabacco della vicina di casa, che lo coltivava, il vecchio ti mandava a prendere il sigaro al tabacchino, quando c’era da scaricare la legna il primo che passava si offriva come aiutante.
Quando abbiamo perduto l’innocenza?
Quando al potere sono arrivati i parvenu, i politici che, essendo figli di povera gente, spesso di pezzenti, se non di ladri arricchiti, hanno pensato al proprio status, non ai territori, con uno straccio di visione d’insieme. Non hanno servito le istituzioni, se non per la propria vanagloria.
Pertanto hanno pensato solo a procurarsi il consenso, a glorificare il proprio sudicio io col clientelismo più volgare, quello che ha gonfiato la pubblica amministrazione con lavori virtuali, esteso a dismisura il debito pubblico (ormai sfiora quasi 3mila miliardi).
I contadini prima e i loro figli poi, sono diventati uscieri, bidelli, portaborse, trasformandosi in piccola borghesia parassitaria, che serviva, si ripete, solo a procacciare consenso ai suddetti boss politici di ogni schieramento.
Anche in questo modo abbiamo costruito una società dai postulati falsi, senza meritocrazia: i migliori se ne sono andati, anche per non essere umiliati. Sono rimasti i “garantiti” dalla politica. Ma quando uno deve essere “portato” dalla politica, è segno che non è una cima.
Scuole con 50 bambini avevano 20 bidelli (in Cina e Russia cose così te le sogni). Che fanno la spesa al centro commerciale e mangiavano, innalzando in tal modo i consumi. Un consumismo straccione.
Si è così avuto un benessere senza sviluppo. Di cui oggi si pagano le conseguenze con la desertificazione del Sud. I figli di quei bidelli hanno potuto studiare, ma senza una prospettiva di lavoro dove sono nati: perché i politici che si sono fatte 5-6 legislature con i voti clientelari, sono ciechi, sordi e spesso anche ignoranti.
I figli studiano e se ne vanno, sbattono i genitori all’ospizio, spesso muoiono soli. Le terre faticosamente acquistate col sudore dell’emigrazione o ereditate dagli antenati, sono abbandonate. Le case costruite con fatica immensa restano vuote. I centri storici sono pieni di fantasmi. La maggior parte di chi sta fuori ormai non scende al paese natio per le feste, a volte manco per seppellire i genitori.
Si dirà: e l’industrializzazione? Vero, ma ha portato più danni, ambientali e umani enormi (chimica a Brindisi, Siderurgia a Taranto) che vantaggi.
A Taranto non sanno che farsene dell’acciaio e si muore sempre di cancro, le terre fertili e produttive del Brindisino sono sterili causa polveri sottili. Il calzaturiero ha delocalizzato.
Che fare? Seguire il consiglio di Eduardo De Filippo? Se volete fare qualcosa per Napoli, fuitevenne!