Intervista. Luca Gemma omaggia Domenico Modugno
É uscito, a trent'anni dalla sua scomparsa, un disco omaggio a Domenico Modugno dal titolo "Modugno sulla Luna" (fuori per Adesiva Discografica/distribuzione The Orchard), a cura del cantautore Luca Gemma che ha suonato e arrangiato otto brani, prodotti con Paolo Iafelice, per celebrare uno dei suoi artisti preferiti.
L’occasione per pensare a questo disco è arrivata grazie a "Sacre radici - La maestà del legno", uno spettacolo multidisciplinare di Koreoproject, scritto e diretto dalla coreografa e danzatrice Giorgia Maddamma insieme a Ilaria Milandri e con le immagini di Fabio Serino, di cui Luca Gamma cura le musiche e le canzoni, suonandole in scena. Lo spettacolo, che sarà rappresentato per tutto il 2025, affonda le sue radici nel Salento ed è l’occasione per far ascoltare al pubblico un repertorio di canzoni di Modugno scritte nei primi anni Cinquanta in dialetto salentino. Già, in dialetto salentino! Legato alla tradizione dei cantastorie del sud, Modugno infatti inizia a scrivere canzoni nel dialetto di San Pietro Vernotico in provincia di Brindisi, dove si era trasferito da bambino, pur essendo nato a Polignano a Mare, in provincia di Bari. Ed ecco il punto: tutte quelle canzoni dei primi anni sono scritte in salentino e non in siciliano, come lui stesso aveva contribuito a far credere per poter esordire in un programma radiofonico della Rai. Una ‘trasformazione’ peraltro non difficile in quanto il dialetto salentino è quasi uguale al dialetto siciliano che si parla a Messina.
Ciao Luca, siamo contenti di vederti di ritorno con il disco di cui ci avevi già anticipato “L’Avventura”, il primo singolo estratto. Cos’è successo nel frattempo?
Sono riuscito finalmente a completare questo disco e a farlo uscire in tempo nel 2024 per celebrare simbolicamente i trent’anni dalla scomparsa di Domenico Modugno. Nel frattempo ci sono state altre date pugliesi di ‘Sacre radici-La maestà del legno’, lo spettacolo della compagnia leccese Koreoproject, per cui queste canzoni sono nate. Poi ho messo parole e voce su una canzone di ‘Pantheon Roma: a soundtrack experience’, colonna sonora e nuova audioguida del Pantheon di Roma, prodotta da D’Uva, composta da Antonio Fresa e suonata con l’Orchestra La Fenice di Venezia. E a giugno ho avuto la fortuna di cantarla proprio nel Pantheon con l’accompagnamento dell’Orchestra ed è stata una cosa molto bella.
Ti vedremo in tour anche in Puglia, con questo progetto che racconta anche un po’ della nostra regione, a partire dal dialetto salentino?
Per ora sono confermati altri due appuntamenti di ‘Sacre Radici’, lo spettacolo di cui ti dicevo, che ha per tema gli ulivi secolari salentini devastati dalla xylella: il 30 maggio nel carcere di Lecce e il 31 al Campo dei Giganti di Nardò. Saranno due date speciali perché le danzatrici e io saremo accompagnati in scena da alcuni detenuti che prenderanno parte allo spettacolo tra danza e canto, dopo aver partecipato a un laboratorio nella casa circondariale di Lecce. E presto ci saranno anche delle date di ‘Modugno sulla luna’, che sarà invece un concerto-racconto sulla storia musicale e personale di Domenico Modugno con particolare riferimento alle sue origini tra Polignano a Mare e San Pietro Vernotico.
Come hai conosciuto Paolo Iafelice, che notiamo ti segue in ogni tua pubblicazione? Quali altre persone sanno ispirarti nel tuo percorso artistico?
Paolo Iafelice, che tra l’altro è di San Severo, lo conosco dal primo disco dei Rosso Maltese, ‘Santantonio’, che fu chiamato a mixare dal produttore Vittorio Cosma. Noi eravamo al primo disco e lui lavorava con Jannacci, Mauro Pagani e molti altri. Ho imparato molto da lui negli anni e di fatto abbiamo collaborato su gran parte del materiale che ho pubblicato. Il discorso sull’ispirazione è molto complesso e lungo e non vorrei ridurlo a un elenco di artisti o di opere ma se è vero che cerchiamo nell’arte, nella vita e nell’incontro affinità e visioni comuni, sono convinto che molto spesso il meglio accada per errore e l’inatteso o l’inutile siano in grado di lasciare segni più profondi e generare scintille più autentiche.
E quale pensi che sia l’evento che più di tutti ha fatto in modo che tu fossi legato al nome di Domenico Modugno?
Da ragazzino ‘Nel blu, dipinto di blu’ cantata in macchina con la mia famiglia e la scoperta in casa del 45 giri di ‘Stasera pago io’ che mi piaceva molto. Da grande ‘Cosa sono le nuvole’, che chiudeva il quasi omonimo film di Pier Paolo Pasolini, è stata la folgorazione definitiva.
Stai lavorando su nuovi pezzi?