Omaggio all’Università di Bari per il suo primo centenario
VITTORIO POLITO - L’Università di Bari ha compiuto il primo secolo di vita con la magnifica manifestazione nel Teatro Petruzzelli di Bari alla presenza di un numeroso pubblico e con la partecipazione del Ministro dell’Università e la Ricerca Scientifica Anna Maria Bernini, del Magnifico Rettore Stefano Bronzini, delle autorità civili, militari ed accademiche, accompagnate dalle note di “Carmina Burana” di Carl Orff.
Ricordiamo qualche notizia relativa alla nascita e alla storia dell’Università degli Studi di Bari, del nostro Ateneo, dell’Aula Magna e delle vicende storiche che l’hanno interessata.
L’idea di erigere il Palazzo Ateneo nella nostra città fu promossa nel 1863 dal Consiglio Provinciale, ottenendo subito l’adesione dell’Amministrazione Civica di Bari, che deliberò anche di partecipare alla spesa nella misura di un terzo.
L’Università degli Studi di Bari, istituita con Decreto del 9 ottobre 1924, nasce dall’esperienza delle antiche Scuole Universitarie di Farmacia e Notariato, le quali sostituirono il Reale Liceo delle Puglie nella fase successiva all’unificazione italiana. In seguito, nel 1925, unificando la scuola per Ostetriche e quella di Farmacia verrà creata la Facoltà di Medicina e Chirurgia e dalla Scuola Superiore di Commercio nascerà poi la Facoltà di Economia, seguita da quelle di Giurisprudenza ed Agraria. Dal 1944 furono istituite le Facoltà di Lettere e Filosofia, Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Lingue e Letterature Straniere, Ingegneria, Magistero e Medicina Veterinaria.
La cerimonia inaugurale si svolse nello stesso Teatro Petruzzelli il 15 gennaio 1925 alla presenza del Principe di Udine in rappresentanza del Re e del Ministro della Pubblica Istruzione Pietro Fedele. Il Senato e la Camera dei Deputati del Regno furono rappresentati rispettivamente da Antonio De Tullio e Raffaele Paolucci. La serata di gala si tenne allo stesso Teatro con il Faust di Charles Gounod preceduto dalla esecuzione della Marcia Reale e di Giovinezza, il famoso inno fascista. Il Faust non fu allestito per l’occasione, ma rientrava nella normale programmazione del Petruzzelli. Primo nome della nostra Università “Adriatica”, poi “Benito Mussolini”, oggi “Aldo Moro”.
Primo Rettore Nicola Pende (1880-1970)), endocrinologo, ordinario di “Clinica Medica” a Palermo. Attuale Rettore Stefano Bronzini, professore ordinario di “Letteratura inglese”.
Il Palazzo Ateneo ha ospitato per lunghi anni il Museo Archeologico, istituito nel 1875, e la Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti Volpi”, oggi allocati in altre sedi.
Saverio La Sorsa, nel 1950 pubblicò una relazione1 relativa ai primi venticinque anni dell’Ateneo barese, nella quale riporta gran parte della cronaca della inaugurazione e nella quale si legge tra l’altro: «Oggi è la festa della tua nuova civiltà, è la festa di tutti, dei più umili artigiani e contadini, come dei più nobili e dei più potenti: perché tutti hanno dato il loro obolo materiale, tutti il loro consenso di fede e di volontà alla realizzazione di ciò che dovrà nobilitare e rivelare lo spirito tuo agli occhi del mondo, la tua “Universitas studiorum”». Parole pronunciate dal primo Magnifico Rettore Nicola Pende.
Nella nostra Università da quel lontano 1925 sono cambiate molte cose, si sono avvicendati molti Rettori di notevole e indiscusso valore, vari direttori amministrativi, molti cattedratici di chiara fama in tutte le facoltà, numerosi funzionari ed impiegati, tra cui il sottoscritto, ma la bellissima Aula Magna, è rimasta sempre la stessa e col passare del tempo si impreziosisce sempre di più.
A Livia Semerari, storica dell’arte, fu dato il compito di effettuare ricerche sul pittore Mario Prayer (1887-1959) e di pubblicarne i risultati. L’operazione fu seguita nella realizzazione anche da Giorgio Otranto (1940-2023), professore ordinario di “Storia del cristianesimo e delle chiese”, cosa che la stessa studiosa ha fatto molto approfonditamente, presentando gli affreschi, spiegandone genesi e significato, nella bella pubblicazione “Aula Magna”, colmando così una lacuna sia nella conoscenza del pittore che nella storia del Palazzo Ateneo e della stessa Aula.
Le decorazioni della volta e del registro superiore della parete, realizzate a partire dal 1924 da Mario Prayer, sono significativi esempi di quel singolare gusto che imperò intorno al primo trentennio del Novecento.
«Le rappresentazioni allegoriche della Letteratura, della Medicina, della Filosofia sulla parete sinistra e quelle dell’Agricoltura, della Geografia e della matematica sulla parete destra, alternate dalle raffigurazioni, nei medaglioni, di Ariosto, Tasso, Vasari e Michelangelo indicano, nel loro insieme, le ambizioni di questa pittura a farsi sintesi generale e, insieme, la volontà di rappresentare per forza di memoria».
Anche la nostra Regione è rappresentata con le raffigurazioni allegoriche di Trani, Altamura, Lucera, Andria, Bari, Lecce, Taranto, Brindisi e Foggia che mostrano la raffinata cultura disegnativa e pittorica di Prayer, che non si fermò solo nell’Aula Magna dell’Ateneo, ma decorò anche il salone di rappresentanza della Prefettura e della Sala Consiliare del Comune di Bari e, insieme al fratello Guido, realizzò i pannelli del Cinema Oriente, oltre ad estendere la sua attività anche in altri centri pugliesi.
Il bel volume di Livia Semerari, con prefazione di Aldo Cossu (1922-2005), rettore pro tempore, deliziosamente illustrato e commentato, con tutte le immagini dell’Aula Magna e una breve biografia del pittore. Il testo riporta molte informazioni presentate anche nelle lingue tedesca, spagnola, inglese e francese, a cura di Vincenza De Pinto, Silvana Mariel Sirico e Yolande Ranchard.
Chi scrive, ha lavorato per 40 anni presso la Facoltà di Medicina, visionando diverse volte quella splendida Aula, rimanendo ancora oggi incantato dalla bellezza e dalla magnificenza di quella Sala.
E per la Facoltà di Medicina, mi piace ricordare alcuni grandi maestri, che con il loro straordinario impegno accademico e clinico, hanno nobilitato la stessa Facoltà Medica di Bari. Essi sono: Nicola Pende, Giovanni Gallerani, Luigi Ferrannini, Alessandro Baldoni, Nicola Leotta, Filippo Neri, Ugo Cerletti, Giacomo Aymerich, Giuseppe Sangiorgi, Giuseppe Solarino, Giacomo Armenio, Virgilio Chini, Carlo Righetti, Alberto De Blasi, Giuseppe Marinaccio, Michele Mitolo, Claudio Malaguzzi Valeri, Vito Diomede-Fresa, Antonio Brienza, Gualtiero Lugli, Luigi Cardia, Rodolfo Amprino e molti altri.
A completamento di questa nota, propongo una poesia nel nostro dialetto del poeta barese Antonio Nitti (1886-1951), avvocato e studioso di tradizioni popolari, che scrisse un inno alla imponente Università barese ed alla nostra bella Bari della quale l’Universitas Bariensis, regina del sapere e della conoscenza, è parte integrante.
UNIVERSITÀ
di
Antonio Nitti
Vare1, citata mè.
Vare, citata sante,
chiamìinde u core neste
jalze la cape e cante.
Come la rose a masce
sponde pembose e bedde
vasate e mbalzamate
da l’aria tepetedde2,
josce, da tè velute
te vene a mbalzamà
totta pembose e bedde
chèss’ Università.
U senne ca sennaste
pe chisse file tù,
da tè velute bene
mo, non è senne chiù.
Ghedime, Vara mè
stritte d’amore ardende
ghedime, josce è feste
d’amore e sendemende.
Appriesse a nù,
pe gote pe rite nzieme a nù
chiamame a june a june
le megghie file tù.
Menite ddò Roberte,
Sparane, Argire, Andrè,
Mele, Piccinne, Abbresce...
ghedite appriesse a mè
E tu Giacchine mì
Rè granne e sfertenate,
non gute pure tù
uardanne la citàte
da te velute granne
chemborme la sennaste,
quanne la prima pete
d’u borghe setterraste?
Ghedime, Vara mè
stritte d’amore ardende,
ghedime, josce è feste
d’amore e sendemende.
Mò, quanne u vrespe d’ore
spendanne a San Gatalde
totte, te veste e tenge
de lusce ardende u calde
acquanne Madre Chiessie,
che chidde tecque sù
da la citata vecchie
parle d’amore a nù,
uardanne cusse mare
ca sèmbe t’accarezze
u amore ca te fasce
reggine de recchezze.
Nu giuramente a neve
nù te facime a tè:
nù t’am’a fa reggine,
reggine d’u sapè!
«Bari, città mia, Bari, città santa, guarda il nostro cuore, alza la testa e canta. Come le rose a maggio sponde pompose e belle baciate e imbalsamate dall’aria tiepida, oggi, voluta da te, viene a imbalsamarti tutta pomposa e bella questa Università. Il sogno che facesti per questi figli tuoi, voluti bene da te, non è più un sogno. Godiamo, Bari mia stretti d’amore ardente, godiamo, oggi è festa d’amore e di sentimenti. Vicino a noi, per godere, per ridere insieme a noi, chiamiamo ad uno ad uno i migliori figli tuoi. Venite qui Roberto (da Bari), Sparano, Argiro, Andrea (da Bari), Mele, Piccinni, Abbrescia, godete con me e tu Giacchine (Murat) mio grande e sfortunato Re, non godi pure tu guardando la città da te voluta grande conforme come la sognasti, quando la prima pietra del borgo sotterrasti? Godiamo, Bari mia stretta d’amore ardente, godiamo oggi è festa d’amore e sentimento. Ora, quando l’ora del Vespro spunta a san Cataldo, ti veste e ti tinge tutta di luce ardente, il caldo, quando Madre Chiesa tocca la città vecchia parla d’amore a noi, guardando questo mare che sempre ti accarezza, l’amore che ti fa regina di ricchezza. Un nuovo giuramento facciamo a te: ti faremo regina, regina del sapere!». Libera traduzione di chi scrive.
1 Bari
2 Tiepida