Recensione: ''Emilia Perez'' del regista Jacques Audiard


Recensione del film ''Emilia Perez'' a cura del content creator ed esperto di cinema Andrea Renzulli.



Trama:
Rita è un avvocato al servizio di un grande studio, che un giorno riceve un’offerta del tutto inaspettata: aiutare un potente boss del cartello messicano della droga a ritirarsi dai suoi loschi affari e diventare la donna che ha sempre sognato di essere. L’inquadratura iniziale ci mostra i mariachi, sarebbe stato come iniziare un film sull’Italia con l’inquadratura della pizza, con un cliché.

Emilia Perez è un audace musical in lingua spagnola che parla di Messico ma è girato in gran parte in Francia, diretto dal francese Jacques Audiard e con nessuna delle protagoniste principali messicana. Un film che racconta il Messico da un punto di vista non messicano.

Zoe Saldana illumina lo schermo con una forza interpretativa e una presenza scenica che offusca tutto il resto del cast, tra cui anche la brava ma granitica Karla Sofia Gascon (Che ha voluto fortemente interpretare il ruolo di Emilia anche prima della transizione).

Emilia Perez nel film cambia pelle come cambia pelle anche il film durante le oltre 2h di film, abbracciando diversi stili e mondi cinematografici.

Il film sta dividendo critica e pubblico, potrebbe diventare uno dei film vincitori dell’ Oscar con il punteggio più basso di critica e (Soprattutto) pubblico su Rotten Tomatoes.

Un film sul denaro e sul potere, quasi un film operistico diviso in quattro parti più che un musical canonico (Alcune più che canzoni sono dialoghi in musica).

Camp,Kitsch, tragico nel raccontare la difficoltà sociale riguardante la dittatura dei narcos e la discriminazione di genere che il popolo messicano vive tutti i giorni.

Emilia Perez è un azzardo, un film coraggioso e fuori dal comune, che racconta una storia di redenzione e di una transizione prima fisica e successivamente interiore. I momenti musicali sono ben coreografati e funzionano alla grande.

Vi consiglio di recuperare lo splendido “Parigi, 13Arr” sempre di Jacques Audiard.
VOTO: 🇫🇷🇫🇷🇫🇷➕