Regione ‘25: Gemmato o Poli for President?
FRANCESCO GRECO. LECCE - Rumors di buona fonte dalla Lecce sempre più romana e imperiale: l’Adriana (così la chiamano con affetto i Leccesi suoi supporter) ha un sogno. Quale? Chiudere una carriera di per sé brillante e superlativa come governatore/governatrice. Alla Regione Puglia, ovvio.
Avrebbe il “là” di Raffaele Fitto come punto di partenza, ma i giochi alla fine li deciderà il premier Giorgia Meloni, sempre a corto di classe politica, dovendo spesso fare di necessità virtù, ricorrendo all’usato sicuro.
Anche così si spiega la visibilità mediatica che la senatrice si è data in questi ultimi mesi, fra presepi, manifestazioni natalizie e in progress carnevalesche.
E, a tal proposito, ci sussurrano dai salotti leccesi, starebbe “svezzando” un suo pupillo da candidare a successore a Palazzo Sozy Carafa, tenendolo in stand-by per la bisogna.
Nata a Lecce il 25 agosto 1943, laurea in Lettere Classiche, docente di Latino e Greco, “cocca” di Almirante, comincia come consigliere al Comune di Lecce. Intreccia il ruolo politico a quello accademico. Assistente alla Cattedra di Letteratura Latina all’Unisalento. Più volte deputata, poi ministro delle politiche Agricocole, sindaco di Lecce (1998-2007), parlamentare europeo (1999-2008), senatore (2008-2013), perfino assessore a Matera (2017-2018). Dal cv si evince una sfrenata passione per le Commissioni: tolta quella per gli Ufo a San Cataldo, le ha frequentate quasi tutte.
E adesso per la terza volta sindaco della sua Città. Idealmente potrebbe far valere, col suo schieramento, lo storico radicamento territoriale e anche un principio sottinteso dell’alternanza: dopo ben quattro legislature dei “baresi” pigliatutto (due mandati cadauno a testa di Vendola, 2005-2015, ed Emiliano, 2015-2025), toccherebbe a un candidato espresso dal Salento.
In tal modo bypassa le pretese dell’altro candidato in pectore, il farmacista barese Marcello Gemmato, che su Wikipedia si definisce “farmacista, marito, padre di due splendide gemelle”. Ammaccato però da un’inchiesta dello scorso autunno per conflitto di interessi: possiede il 10% di Therapy, che gestisce tre cliniche a Bitonto.
In un Paese dove ce ne sono di confitti di interessi ce ne sono grandi quanto portaerei (quella del ministro della guerra Crosetto, se dobbiamo derubricare a sciatteria quella la von der Leyen il cui marito barone siede nel board di una multinazionale del farmaco da cui la baronessa ha comprato qualche soldo di vaccini anti-covid, e non si sa quanti sono stati inoculati e quanti sono andati a macero: Vespa non ce lo dice.
Gemmato sotto le feste è apparso sui social vestito da Babbo Natale mentre dona giocattoli ai bambini bisognosi. Un po’ di populismo non guasta mai (l’editore di Telerama è docente in materia). Ma a Lucugnano Papa Cajazzu direbbe: che c’entra il culo con le Quattro Tempora?
Comunque Gemmato (Bari, 21 dicembre 1972), sulla sua candidatura, avrebbe il silenzio-assenso niente meno che del premier Giorgia Meloni.
Questi due sarebbero i nomi più autorevoli in vista del voto di settembre. Oddio, ci sarebbero anche quelli del pianista sul… lungomare Francesco Paolo Sisto (Bari, 27 aprile 1955), che avrebbe dovuto andare alla Corte Costituzionale, ma avrebbe liberato un posto a Montecitorio, con la prospettiva di delocalizzare Emiliano. Il centrodestra ha bloccato l’ipotesi, ibernandola.
E ci sarebbe Andrea Caroppo (Poggiardo, 29 giugno 1979), un po’ post-Dc (Udc), un pò Lega e un pò Forza Italia (già parlamentare europeo e oggi deputato, in quota “miracoli”), un bruco che mai diventa farfalla: che però ha commesso un’incredibile gaffe, che fa strame del galateo politico, di ogni sua grammatica passata e presente: si è autocandidato.
Sisto e Caroppo sono, in tutta evidenza, due candidati come si usa definirli, “di bandiera”, pretesti per avviare il discorso, parlarne seriamente.
Per il centrosinistra, l’ipotesi Decaro farebbe strame di quel poco di etica rimasta alla politica. Ma non è da escludere: è saltata ogni regola, la maionese è impazzita e la papera non galleggia.
Però, sarebbe bella la sfida fra due donne salentine, nello specifico leccesi: Loredana Capone (Lecce, 14 febbraio 1964, assessore regionale e oggi presidente del Consiglio) e Adriana Poli Bortone. La prima proviene dal popolo (laurea in Giurisprudenza, docente al Liceo Palmieri, frequentato guarda caso dalla Poli), la seconda dall’aristocrazia nera (che mezzo secolo fa aveva il suo “guru” in Giorgio Almirante). Una lotta all’ultimo sangue… Pardon, all’ultimo voto!