Tribunale di Bari: assoluzione per reati fiscali in assenza di prove concrete sulle imposte evase

BARI - Con una sentenza divenuta irrevocabile l’8 gennaio 2025, il Tribunale di Bari ha assolto il legale rappresentante di un’azienda imputato per tre reati di natura fiscale. La decisione, che rappresenta un importante precedente giuridico, è stata resa nota da Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un’associazione da sempre impegnata nella tutela dei contribuenti.

I capi d’imputazione

L’imputato era accusato di:

  1. Omessa dichiarazione ai fini IVA per l’anno d’imposta (art. 5, D. Lgs. 74/2000).
  2. Dichiarazione infedele (art. 4, D. Lgs. 74/2000).
  3. Distruzione e/o occultamento delle scritture contabili (art. 10, D. Lgs. 74/2000).

Le motivazioni della sentenza

Il Tribunale ha escluso ogni responsabilità penale, accogliendo le argomentazioni difensive dell’avvocato Giuseppe Paparella.

Per i primi due capi di imputazione, il giudice ha rilevato che:

  • Non è stato possibile stabilire l’importo delle imposte evase. Il luogotenente della Guardia di Finanza (GdF) ha dichiarato in aula di non conoscere il valore delle imposte non versate, sottolineando che tale quantificazione è compito dell’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, in questo caso, l’Agenzia non ha effettuato alcuna determinazione ufficiale.
  • Il calcolo effettuato dagli operanti della GdF non considerava i costi d’impresa, come le retribuzioni dei dipendenti, a causa dell’incompletezza della contabilità acquisita.

In mancanza di prove certe e del superamento delle soglie di punibilità previste dagli articoli 4 e 5 del D. Lgs. 74/2000, il giudice ha ritenuto che il fatto “non sussiste”.

Per il terzo capo d’imputazione, relativo alla distruzione e/o occultamento delle scritture contabili, il Tribunale ha assolto l’imputato perché il fatto “non costituisce reato”, basandosi su questi elementi:

  • L’imputato aveva indicato alla Guardia di Finanza il depositario delle scritture contabili.
  • Il depositario aveva consegnato la documentazione richiesta in tre diverse occasioni.
  • Durante la verifica fiscale, l’imputato, che soffriva di difficoltà mnemoniche certificate in seguito a un ictus, aveva dichiarato di non riuscire a reperire alcuni documenti. Tuttavia, in fase dibattimentale, è emerso che tali documenti erano stati consegnati, ma non erano stati considerati dagli operanti della GdF.

Conclusioni

La sentenza del Tribunale di Bari evidenzia l’importanza di una prova certa per accertare i reati fiscali e sottolinea la necessità di considerare tutte le circostanze, incluse quelle personali e oggettive dell’imputato. Si tratta di una decisione che rafforza il principio della presunzione di innocenza e rappresenta una vittoria per i contribuenti nei casi in cui le accuse si basano su elementi incompleti o non sufficientemente comprovati.