Caso neonato morto nella culla termica a Bari: indagine verso la chiusura, attesa la consulenza sul materiale trovato
BARI - Si avvia verso la conclusione l’indagine della Procura di Bari sul drammatico caso del neonato trovato morto il 2 gennaio scorso all’interno della culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco. Gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla sostituta Angela Morea, sono in attesa dell’esito di una consulenza chiave affidata al genetista dell’Università di Pavia, Carlo Previderè.
L’obiettivo della perizia – che sarà depositata nei prossimi giorni – è stabilire la natura del materiale trovato sul lettino della culla, che potrebbe trattarsi di urina. Cruciale sarà capire se il campione appartenga effettivamente al neonato, soprannominato Angelo dal sindaco di Bari, Vito Leccese, e morto a poche settimane dalla nascita. Qualora si confermasse che l’urina sia del piccolo, si avrebbe la certezza che il neonato fosse stato lasciato lì ancora vivo. L’autopsia, infatti, ha già accertato che la morte è avvenuta per ipotermia.
Carlo Previderè non è nuovo a casi di rilievo nazionale: sue le analisi genetiche nel caso del delitto di Garlasco e dell’omicidio di Yara Gambirasio, che portarono rispettivamente all’iscrizione di Andrea Sempio nel registro degli indagati e all’identificazione di Massimo Bossetti come “Ignoto 1”.
Le accuse e le criticità rilevate
Nel frattempo, la Procura procede con l’accusa di omicidio colposo nei confronti del parroco della chiesa, don Antonio Ruccia, e del tecnico Vincenzo Nanocchio, responsabile dell’installazione della culla termica nel 2014 e del successivo intervento di sostituzione dell’alimentatore lo scorso dicembre, a seguito di alcuni blackout.
Le consulenze tecniche sulle apparecchiature hanno evidenziato numerose criticità. In particolare, il materassino posizionato nella culla, che avrebbe dovuto attivare un allarme e far partire automaticamente una chiamata al cellulare del parroco rilevando il peso del bambino, si è rivelato non idoneo a svolgere questa funzione. La telefonata di emergenza non è mai partita.
Ulteriori accertamenti hanno messo in luce il malfunzionamento dei sensori del tappetino e la presenza di una perdita di gas nel climatizzatore che avrebbe dovuto riscaldare la stanza. A causa di questa anomalia, l’impianto avrebbe invece immesso aria fredda, contribuendo a creare le condizioni che hanno condotto alla tragica morte del piccolo.
Parallelamente, la Procura procede anche con un’indagine per abbandono di minore a carico di ignoti, finalizzata a individuare chi abbia lasciato il neonato nella culla quella notte.
Nei prossimi giorni, con la consegna della consulenza genetica, si prevede che l’inchiesta giunga a un punto di svolta, chiarendo definitivamente la dinamica dei fatti e le eventuali responsabilità.