“La saggezza degli angeli” di Antonella Mola non soltanto… poesie e pensieri
LIVALCA - “Gli angeli sanno che la vita è un battito d’ali!” è una premessa ad una
frase che Luigi Modugno ha trovato impressa su carta solo dopo che Antonella Mola,
sua moglie e mamma di Christian, è volata in cielo il 4 febbraio 2024: “Non è vero
che l’amore finisce, quello vero ha il dono dell’eternità”.
La docente Antonella, nel mentre per quarant’anni contribuiva a formare giovani in ambito scolastico, cercava di affidare ad un piccolo diario i suoi sentimenti traducendoli in versi e prosa e, spesso, in definizioni che potevano essere interpretate come ‘regole’ di vita o concetti filosofici, quelli che chiamiamo aforismi.
La sua formazione partiva da una tesi in Storia della Filosofia che recitava “L’Esistenzialismo cristiano di Soren Kierkegaard”: ora mettendo da parte il filosofo danese e la sua “l’incomprensibilità di Dio è la sola via per approdare a Dio” e il ‘paradosso’ della fede, mi torna alla mente un suo famoso aforisma che non vorrei che l’amico Luigi decodificasse come un appunto personale “Su cento uomini che si perdono, novantanove sono salvati da una donna”. La dolcissima Antonella, per formazione personale e per correttezza di vita, era NATA già mamma e lo riafferma nel suo stupendo pensiero: “C’è una semplice cosa che da sola riesce a comprendere tutta l’incomparabile bellezza dell’universo: la nascita”.
Ad Antonella nel 2013 fu diagnosticato un cancro - con grande forza d’animo e con solidarietà familiare ritenne opportuno non mettere a parte gli amici e continuò la sua vita di sempre - contro cui ha lottato fino alla resa dello scorso anno.
Antonella spesso ha dedicato a Luigi, l’uomo della sua vita, versi e pensieri che attestavano la purezza di un amore indissolubile: Luigi ha raccontato che era solita fargli trovare lettere in cui esprimeva il sentire del momento, testimoniato con stati d’animo e preoccupazioni quotidiane. La lettera trovata da Luigi, dopo la ‘partenza’ di Antonella, è quella che sancisce “… non è vero che l’amore finisce …”: proprio queste parole hanno spinto un marito affranto ma sempre lucido a dar vita ad una pubblicazione che fosse una pubblica, ideale continuazione di “un amico per sempre” le quattro parole con cui Antonella si congeda affidandosi ad un ‘comunicato’ che nessun evento successivo potrà scalfire.
Ad un anno esatto dalla scomparsa della moglie Luigi ha pubblicato un volume, per i tipi delle ‘Edizioni La Matrice” di Bari, dal titolo “La saggezza degli angeli”. Poesie e pensieri” che si avvale di una penetrante ed analitica prefazione di Raffaele Nigro e di una partecipata e palpitante postfazione di Sandro Marano, il quale ci tiene a precisare come conoscesse la profondità dell’anima di Antonella fin dai tempi dell’Università.
Di Antonella ho solo ricordi estivi, limitati al mese di agosto: periodo in cui con grazia femminile e determinazione di qualificata insegnante cercava di contenere l’abilità oratoria del marito: un ‘fiume di parole’ virtuose, probe ed oneste, in cui l’eloquenza non era mai fine a se stessa; ebbene Antonella cercava di spegnere tanta dialettica offrendo, con una semplicità che trasudava stima-amore, qualcosa da bere e mangiare, invitando il suo sposo a riposarsi. Lo faceva con tale eleganza e leggiadria, celando affetto e tenerezza, che solo ‘scafati’ amici come Angela 1 e 2, Livia, Francesco, Raffaele e Gianni riuscivano a cogliere: il tutto può essere riassunto in quella brevissima prosa appellata ‘Noi’: “Non so cosa sarà di noi. So solo che al tuo nome è legata la pagina più bella del diario della mia vita. E ciò mi basta…”.
“Ti auguro di riuscire a commutare in note le percezioni del tuo Io ed in musica la melodia del vivere” è un pensiero dedicato al figlio Christian, quel ‘ragazzone’ tanto amato, cui mai è stato fatto pesare il ‘fardello’ di essere figlio unico: cosa non facile per genitori che, pur istruiti, hanno tutti i difetti-pregi dell’italianità. Nel 2000 ho avuto modo di conoscere meglio Christian: in compagnia di Delio, il figlio di Francesco, abbiamo avuto un proficuo scambio di opinioni. Feci partecipe mia moglie Angela dell’accaduto e mi meritai “… hai sottratto solo del tempo ai ragazzi…”. Se sarà possibile la prossima estate, sempre al cospetto del campo da tennis, con sottofondo una musica ‘accettabile’, vorrei continuare il discorso con i due giovani ricordando loro ciò che ha scritto Antonella: “La musica è l’unico linguaggio universale che ci permette di uscire dalla nostra ecceità; per proiettare e trasmettere in ‘silenzio’ le nostre emozioni agli altri con immediatezza”. Christian e Delio sanno bene che non sono maestro di vita, ma di ‘lavoro’: di cui oggi tanto si parla, ma pochi mettono in … ‘pratica’.
Di Antonella ho uno splendido ultimo ricordo datato estate 2023: eravamo tutti fuori in giardino da Francesco ed io e Angela ci sedemmo lateralmente perché giunti in ritardo. Dalla mia posizione potevo vedere bene Antonella, posizionata a destra, e Luigi a sinistra: mentre parlava Luigi notai che la moglie lo ‘divorava’ con gli occhi; era uno sguardo che trasudava amore; non ero al corrente del loro dramma personale e colsi sul volto di Antonella una certa stanchezza che attribuii al peso che, per una donna, comporta la casa delle vacanze. Ricordo che mi disse: ”Gianni in questa settimana, vediamoci più spesso”. Due giorni dopo loro andarono via, per tornare quando eravamo andati via noi. Parlai con mia moglie di quello sguardo che attestava amore infinito e ricavai “Luigi è un uomo d’oro, che venera la sua regina”.
La pubblicazione che Luigi ha dedicato alla sua Antonella reca in copertina un olio su rame del pittore Francesco Albani, dal titolo “Sacra famiglia”: l’opera fa parte di quella categoria di lavori che un noto critico definì “… pittura in cui il tuo occhio ‘vede’ ciò che l’artista ha voluto ritrarre …”. In Albani, pittore del Seicento bolognese allievo di Carracci, mi sono imbattuto mezzo secolo prima per dirimere una piccola disputa fra due giornalisti: uno aveva citato fra le opere dell’artista, famoso per avere tra le fonti il tema della mitologia classica, un ‘San Giovanni Battista’ e l’altro riteneva inesatta la definizione perché il titolo era ‘ La predicazione di San Giovanni Battista’. I miei ricordi sono che avesse ragione il ‘predicatore’, ma decisi che nessuno avesse errato. Nel caso specifico della copertina del libro di Antonella non posso tralasciare di riferire che nella mia memoria fotografica vi è un dipinto di Albani denominato ‘Sacra famiglia e San Giovanni’ in cui compare anche un’altra santa: i protagonisti del dipinto sono molteplici, inoltre appare una colonna con angeli, per cui è da escludere si tratti di una parte dello stesso dipinto.
All’epoca, in mancanza di televisione, gli artisti erano molto prolifici e non lesinavano di realizzare più opere con lo stesso soggetto, lasciando identico il titolo. Un lustro fa, a poche centinaia di metri dal luogo frequentato da Luigi, Antonella e amici, nella casa dell’artista Vito Matera si è parlato di Francesco Albani ed io riferii le cose ora scritte. Vito Matera è volato in cielo ad ottobre 2023: Giovanna, la moglie di Vito, e Luigi, il marito di Antonella, sono la testimonianza più evidente che il romanzo della vita richiede non solo di vivere, ma di lottare per, poi, abbandonarsi a quello che vuole Dio.
La docente Antonella, nel mentre per quarant’anni contribuiva a formare giovani in ambito scolastico, cercava di affidare ad un piccolo diario i suoi sentimenti traducendoli in versi e prosa e, spesso, in definizioni che potevano essere interpretate come ‘regole’ di vita o concetti filosofici, quelli che chiamiamo aforismi.
La sua formazione partiva da una tesi in Storia della Filosofia che recitava “L’Esistenzialismo cristiano di Soren Kierkegaard”: ora mettendo da parte il filosofo danese e la sua “l’incomprensibilità di Dio è la sola via per approdare a Dio” e il ‘paradosso’ della fede, mi torna alla mente un suo famoso aforisma che non vorrei che l’amico Luigi decodificasse come un appunto personale “Su cento uomini che si perdono, novantanove sono salvati da una donna”. La dolcissima Antonella, per formazione personale e per correttezza di vita, era NATA già mamma e lo riafferma nel suo stupendo pensiero: “C’è una semplice cosa che da sola riesce a comprendere tutta l’incomparabile bellezza dell’universo: la nascita”.
Ad Antonella nel 2013 fu diagnosticato un cancro - con grande forza d’animo e con solidarietà familiare ritenne opportuno non mettere a parte gli amici e continuò la sua vita di sempre - contro cui ha lottato fino alla resa dello scorso anno.
Antonella spesso ha dedicato a Luigi, l’uomo della sua vita, versi e pensieri che attestavano la purezza di un amore indissolubile: Luigi ha raccontato che era solita fargli trovare lettere in cui esprimeva il sentire del momento, testimoniato con stati d’animo e preoccupazioni quotidiane. La lettera trovata da Luigi, dopo la ‘partenza’ di Antonella, è quella che sancisce “… non è vero che l’amore finisce …”: proprio queste parole hanno spinto un marito affranto ma sempre lucido a dar vita ad una pubblicazione che fosse una pubblica, ideale continuazione di “un amico per sempre” le quattro parole con cui Antonella si congeda affidandosi ad un ‘comunicato’ che nessun evento successivo potrà scalfire.
Ad un anno esatto dalla scomparsa della moglie Luigi ha pubblicato un volume, per i tipi delle ‘Edizioni La Matrice” di Bari, dal titolo “La saggezza degli angeli”. Poesie e pensieri” che si avvale di una penetrante ed analitica prefazione di Raffaele Nigro e di una partecipata e palpitante postfazione di Sandro Marano, il quale ci tiene a precisare come conoscesse la profondità dell’anima di Antonella fin dai tempi dell’Università.
Di Antonella ho solo ricordi estivi, limitati al mese di agosto: periodo in cui con grazia femminile e determinazione di qualificata insegnante cercava di contenere l’abilità oratoria del marito: un ‘fiume di parole’ virtuose, probe ed oneste, in cui l’eloquenza non era mai fine a se stessa; ebbene Antonella cercava di spegnere tanta dialettica offrendo, con una semplicità che trasudava stima-amore, qualcosa da bere e mangiare, invitando il suo sposo a riposarsi. Lo faceva con tale eleganza e leggiadria, celando affetto e tenerezza, che solo ‘scafati’ amici come Angela 1 e 2, Livia, Francesco, Raffaele e Gianni riuscivano a cogliere: il tutto può essere riassunto in quella brevissima prosa appellata ‘Noi’: “Non so cosa sarà di noi. So solo che al tuo nome è legata la pagina più bella del diario della mia vita. E ciò mi basta…”.
“Ti auguro di riuscire a commutare in note le percezioni del tuo Io ed in musica la melodia del vivere” è un pensiero dedicato al figlio Christian, quel ‘ragazzone’ tanto amato, cui mai è stato fatto pesare il ‘fardello’ di essere figlio unico: cosa non facile per genitori che, pur istruiti, hanno tutti i difetti-pregi dell’italianità. Nel 2000 ho avuto modo di conoscere meglio Christian: in compagnia di Delio, il figlio di Francesco, abbiamo avuto un proficuo scambio di opinioni. Feci partecipe mia moglie Angela dell’accaduto e mi meritai “… hai sottratto solo del tempo ai ragazzi…”. Se sarà possibile la prossima estate, sempre al cospetto del campo da tennis, con sottofondo una musica ‘accettabile’, vorrei continuare il discorso con i due giovani ricordando loro ciò che ha scritto Antonella: “La musica è l’unico linguaggio universale che ci permette di uscire dalla nostra ecceità; per proiettare e trasmettere in ‘silenzio’ le nostre emozioni agli altri con immediatezza”. Christian e Delio sanno bene che non sono maestro di vita, ma di ‘lavoro’: di cui oggi tanto si parla, ma pochi mettono in … ‘pratica’.
Di Antonella ho uno splendido ultimo ricordo datato estate 2023: eravamo tutti fuori in giardino da Francesco ed io e Angela ci sedemmo lateralmente perché giunti in ritardo. Dalla mia posizione potevo vedere bene Antonella, posizionata a destra, e Luigi a sinistra: mentre parlava Luigi notai che la moglie lo ‘divorava’ con gli occhi; era uno sguardo che trasudava amore; non ero al corrente del loro dramma personale e colsi sul volto di Antonella una certa stanchezza che attribuii al peso che, per una donna, comporta la casa delle vacanze. Ricordo che mi disse: ”Gianni in questa settimana, vediamoci più spesso”. Due giorni dopo loro andarono via, per tornare quando eravamo andati via noi. Parlai con mia moglie di quello sguardo che attestava amore infinito e ricavai “Luigi è un uomo d’oro, che venera la sua regina”.
La pubblicazione che Luigi ha dedicato alla sua Antonella reca in copertina un olio su rame del pittore Francesco Albani, dal titolo “Sacra famiglia”: l’opera fa parte di quella categoria di lavori che un noto critico definì “… pittura in cui il tuo occhio ‘vede’ ciò che l’artista ha voluto ritrarre …”. In Albani, pittore del Seicento bolognese allievo di Carracci, mi sono imbattuto mezzo secolo prima per dirimere una piccola disputa fra due giornalisti: uno aveva citato fra le opere dell’artista, famoso per avere tra le fonti il tema della mitologia classica, un ‘San Giovanni Battista’ e l’altro riteneva inesatta la definizione perché il titolo era ‘ La predicazione di San Giovanni Battista’. I miei ricordi sono che avesse ragione il ‘predicatore’, ma decisi che nessuno avesse errato. Nel caso specifico della copertina del libro di Antonella non posso tralasciare di riferire che nella mia memoria fotografica vi è un dipinto di Albani denominato ‘Sacra famiglia e San Giovanni’ in cui compare anche un’altra santa: i protagonisti del dipinto sono molteplici, inoltre appare una colonna con angeli, per cui è da escludere si tratti di una parte dello stesso dipinto.
All’epoca, in mancanza di televisione, gli artisti erano molto prolifici e non lesinavano di realizzare più opere con lo stesso soggetto, lasciando identico il titolo. Un lustro fa, a poche centinaia di metri dal luogo frequentato da Luigi, Antonella e amici, nella casa dell’artista Vito Matera si è parlato di Francesco Albani ed io riferii le cose ora scritte. Vito Matera è volato in cielo ad ottobre 2023: Giovanna, la moglie di Vito, e Luigi, il marito di Antonella, sono la testimonianza più evidente che il romanzo della vita richiede non solo di vivere, ma di lottare per, poi, abbandonarsi a quello che vuole Dio.