Pasolini, un mistero lungo 50 anni. Parla il dr. Marco Sani
FRANCESCO GRECO. ROMA - Autunno 1975, Pier Paolo Pasolini a Stoccolma incontra gli intellettuali svedesi. E’ in stand-by per il Premio Nobel per la Letteratura. Dove di solito si tiene un discorso.
In questo clima socio-culturale fa irruzione la Notte dei Morti, il brutale omicidio all’Idroscalo di Ostia di un intellettuale inviso a tanti, che aveva il dono delle illuminazioni: un “visionario” coraggioso che, in quel complicato contesto storico (fra terrorismo e stragismo di Stato) ha un enorme seguito popolare.
Su quel che avvenne davvero, come direbbe Fellini, poco si sa, tutto si immagina. Ipotesi tante, alcune anche suggestive, certezze poche. Qualcuno sostiene che Pasolini cercò il martirio, proprio la Notte di tutti i Defunti. Altri che sul luogo del delitto c’erano persone mai entrate nelle inchieste: fantasmi svaporati nel nulla. Altri ancora guardano al romanzo inedito “Petrolio”, a cui ignoti avrebbero sottratto un capitolo che sarebbe stato illuminante. E potremmo continuare…
Il dottor Marco Sani ha un curriculum di enorme prestigio: medico specialista in Medicina Legale e Criminologia, ha svolto attività didattica presso l’Istituto di Medicina Legale di Roma “La Sapienza” sotto la direzione del Prof. Giancarlo Umani Ronchi che dopo il delitto fu nominato dal Tribunale di Roma per l’autopsia.
E’ autore di numerosi lavori scientifici. È giornalista pubblicista dal 1994 e ha pubblicato vari libri a carattere sociale, oltre alle biografie di Federico Fellini, Giulietta Masina, Stelvio Cipriani e Flavio Bucci.
Sani inoltre ha appena dato alle stampe un saggio uscito a novembre 2024 per l’editore Antonio Delli Santi, titolo “Mi dovrete uccidere”, pp. 214, € 22, disponibile sulla piattaforma Amazon.
E dunque, mezzo secolo di misteri, depistaggi, reticenze, menzogne, versioni di comodo, narrazioni omertose. Ora il dott. Sani unisce i puntini ed ecco un’altra verità, un mosaico con conclusioni inedite.
L’intellettuale romano ripercorre il ruolo centrale di Pasolini nella vita politica e sociale del Paese. La sua è una ricostruzione accurata, profonda, che comprende anche un’analisi medico-legale della morte, che l’autore condivide con i soci Club Medici.
Premette: “Ci sono voluti 47 anni perché lo Stato Italiano riconoscesse, attraverso l’istituzione di una commissione parlamentare, che l’appuntamento con i suoi assassini era stato organizzato per la restituzione dei negativi del film Salò o le 120 giornate di Sodoma, trafugati dai magazzini della Technicolor, e non, come si era voluto sostenere, per un incontro di natura omosessuale”.
Aggiunge: “Mi dovrete uccidere” ricostruisce in maniera analitica la sua figura di fustigatore dei costumi e di lucido profeta di una società italiana che era in mano a poteri politico-criminali che volevano soffocare, anche con l’omicidio, la democrazia nel Paese”.
Precisa: “Il suo attacco costante e preciso al Potere, amplificato dalla sua possibilità di scrivere su importanti testate giornalistiche, ha rappresentato una voce isolata che aveva avuto la capacità e la volontà di denunciare connivenze che la magistratura porterà alla luce solo dopo indagini durate decenni”.
Sani parla apertamente di omicidio politico, cita stralci di atti giudiziari e delle commissioni parlamentari ad avvalorare l’aspetto della scomodità per il Potere rispetto alle indagini fino a quel momento compiute da Pasolini e che avrebbero costituito il nucleo narrativo di “Petrolio”.
Sostiene ancora la tesi che si sia voluto far tacere una voce dissenziente così potente, cercando altresì di mistificare la sua morte con uno squallido comportamento da esecrare (così come la stampa nazionale aveva etichettato l’episodio). Tentativo non riuscito e oggi si celebra da più parti l’immagine di PPP che continua a vivere nella sua opera.
Dottor Sani, nel suo saggio lei si dice sicuro dell’agguato…
“E’ dimostrato dalle testimonianze che negli anni si sono raccolte e che mai sono entrate nell’indagine giudiziaria”.
Parla di omicidio politico: su quali elementi oggettivi fonda quest’idea?
“Nel momento in cui sei l’unica voce che attacca l’uomo più potente del momento, Cefis, e sei tra i nomi da colpire in un annunciato golpe, come si fa a pensare che non sei un obiettivo da eliminare?”.
Pino Pelosi, che si accusò dell’omicidio, successivamente ha negato tutto, giustificandosi di essere stato minacciato. Perché si è autoaccusato?
“Pelosi, come risulta anche dagli accertamenti psicologici effettuati durante il processo, aveva delle difficoltà a relazionarsi e conduceva una vita complicata, entrando e uscendo dalla prigione.
Da testimonianze risulta che avesse dichiarato di essere stato pagato per accusarsi dell’omicidio”.
Ma chi poteva davvero avere interesse a uccidere il grande scrittore?
“Se stai facendo indagini per scoprire chi ha ucciso Mattei, qualcuno potrebbe avere paura che potesse giungere a verità pericolose”.
Indagini giudiziarie condotte con estrema superficialità, testimoni mai ascoltati. Perché?
“L’obiettivo era quello di chiudere il caso nel più breve tempo possibile creando, sulla figura di Pasolini, una ragnatela di perversione che ne facesse dimenticare l’immensa figura di intellettuale e sociologo”.
Quale sarebbe stata la dinamica dell’omicidio?
“Si sapeva da settimane che quella sera ci sarebbe stato quell’incontro per la restituzione delle pizze cinematografiche ed era stato organizzato un vero e proprio attentato con l’unico intento di ucciderlo”.
Arriveremo mai un giorno alla verità?
“Se dopo 50 anni ancora stiamo discutendo sulla realtà dei fatti, dobbiamo credere che ci sia la volontà per arrivare a mettere un punto fermo”.