Processo “Ambiente Svenduto”: riparte a Potenza l’udienza preliminare, 23 imputati coinvolti


POTENZA - È ripartito questa mattina, presso il Palazzo di Giustizia di Potenza, il maxi processo noto come “Ambiente Svenduto”, relativo al presunto disastro ambientale provocato dall’ex Ilva di Taranto. Alcune decine di avvocati, impegnati nella difesa e nella rappresentanza delle parti coinvolte, hanno affollato il Tribunale per prendere parte all’udienza preliminare.

Il procedimento giudiziario è stato trasferito a Potenza dopo che la Corte d’Assise d’Appello di Taranto (sezione distaccata di Lecce) ha annullato la sentenza di primo grado, emessa nel maggio 2021, che aveva inflitto 26 condanne. Adesso, il processo riparte da zero con 23 imputati, tra cui nomi di rilievo come l’ex Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e i fratelli Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’acciaieria.

Sono ben 282 le parti offese, ma la maggior parte di loro ha scelto di non essere presente fisicamente nell’aula potentina, preferendo essere rappresentata dai rispettivi legali.

Vista la complessità del processo, il Tribunale ha predisposto due diversi ingressi per gestire il flusso dei partecipanti, dedicando uno specificamente alle persone coinvolte nel caso “Ambiente Svenduto”. Inoltre, il Comune di Potenza ha messo a disposizione alcune navette per agevolare lo spostamento degli avvocati dal parcheggio della vicina stazione ferroviaria al Palazzo di Giustizia. Tuttavia, finora, le navette sono state utilizzate solo da pochi professionisti.

Durante l’udienza odierna, una delle prime questioni sollevate è stata quella relativa al principio dell'“immanenza” della costituzione delle parti civili, discussa da alcuni difensori. Il Gup (Giudice per l'udienza preliminare) si è riservato di decidere in merito.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 4 aprile 2025, quando si proseguirà con l’esame delle questioni preliminari e l’eventuale ammissione delle parti civili.

Il processo resta uno dei più delicati e complessi degli ultimi anni, non solo per la portata delle accuse, ma anche per il numero di imputati e parti offese coinvolte. La vicenda continua a rappresentare un importante banco di prova per la giustizia ambientale e per la tutela della salute pubblica nel Mezzogiorno.