Tempi moderni. Riscrivere il corpo: perché?
SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI - "Corpo io sono in tutto e per tutto, e null’altro; e anima non è altro che una parola per indicare qualcosa del corpo". (F.Nietzsche)
Riscrivere il corpo oggi sembra cosa del tutto naturale e quotidiana: dall’arte visiva come il caso della ben nota artista francese Orlan, esponente storica della body art e carnal art, che attraverso la chirurgia estetica si è sottoposta a una serie di interventi usando il proprio corpo per plasmarlo e sperimentare identità diverse, ai tatuaggi attraverso i quali si tenta di riparare a una sorta di perdita del sé nell’anonimato mediatico e omologante di una società alla deriva delle identità. Quale contraltare del virtuale, il tatuaggio pone al centro il corpo, l’insormontabilità del corpo oltre la stessa parola appiattita dal mondo virtuale di stereotipati messaggini. Il Sé nascosto e desiderante diviene visibile sulla pelle in modo indelebile. E se nel trapianto emerge l’idea del “corpo trasferibile”, come ebbe a scrivere negli anni Novanta lo psicoanalista A. Semi, che ha determinato un cambiamento nello sguardo del medico, una sorta di “corpo strumento” da tenere in manutenzione, una fusione tra “biologico e tecnologico”, in assoluta estraneità; con “l’adeguamento di sesso”, invece, si sviluppa ormai nell’immaginario la fantasia di un corpo ridefinibile e mutante, che si inscrive in un “tra”, in qualcosa che transita e che si pone al di là del soggetto: un corpo comunque datore di senso e di conoscenza. E forse si può affermare che il chirurgo pone in atto con il transessuale ciò che lo psicoanalista, con altri strumenti, realizza con la mente e ciò che l’artista produce con le parole, le immagini, i suoni. Il chirurgo, dunque, interviene sul “corpo-testo” come l’artista fa con la materia che gli è propria, quale la pietra per lo scultore, le parole per il poeta, il colore per il pittore, i suoni per il musicista…
Se pur da ottiche differenti, il medico e lo psicoanalista, però, intervengono sul corpo e sulla psiche del paziente, che è un corpopsichemente, prendendo soprattutto atto di un cambiamento che comporta una nuova concezione della corporeità.
Non possiamo negare, infatti, che oggi sempre più si parla di corpo bionico, corpo cibernetico, corpo postorganico, corpo transgenico, corpo macchinale… E in accordo con S. Thanopulos, Presidente SPI, che nel 2023 conferma quanto da noi affermato sin dal 2000: “I transessuali si concepiscono come appartenenti a uno dei due generi esistenti, femminile e maschile. Sul piano dell’orientamento sono eterosessuali. Inoltre, la transessualità non origina dal genere. Il soggetto non si riconosce nel suo sesso biologico perché si sente psichicamente appartenente al sesso opposto (l’accordo tra psiche e biologia non è scontato). Non a causa dei suoi comportamenti sociali.” Si nota invero un tentativo di un andare oltre il corpo, una sorta di straniamento in grado di cambiare i rapporti con Sé e con l’Altro e di collocare il corpo sempre in un “altrove”, al di fuori dei confini della propria pelle, con la ridefinizione costante tra l’interno e l’esterno, tra l’uomo e gli esseri viventi. E in forma estrema, complice il virtuale, si nutre l’illusione narcisistica di disincarnarsi fino a diventare Dio. È prevedibile, oggi, che un uomo nato con un corpo se ne ritrovi in futuro un altro. E mentre da Ippocrate, da Galeno in poi, la Natura ha dominato sovrana, oggi si va sempre più affermando un modello, che non solo deve essere funzionale, ma anche estetico: si tratta della forma che viene legata a una certa funzione anatomica. Il corpo umano diventa il luogo del cambiamento culturale, delle diverse rappresentazioni del mondo, dei nuovi pensieri, di una differente visione del mondo. In tal senso non esiste dicotomia tra Natura e Cultura, poiché è la Natura stessa a pensare tutto ciò che la penserà e la trasformerà (Cfr. C. Darwin).
Quale corpo, quale testo?Quale testo oggi è stato intaccato? Forse si tratta di quel modello greco che non è più “ tetragono”, ma dinamico e mutevole. Il transessualismo, per esempio, che è cosa ben diversa dall’omosessualità, dalla bisessualità e così via può essere ritrovato in documenti di secoli precedenti. La Mitologia e la storia illustrano una diffusa tolleranza al transessualismo. Ma il termine "transessualismo" è di origine recente e non sembra che sia riscontrabile in fonti storiche. Tuttavia vi possono essere molte deduzioni . Esistono racconti correlati al cambio di sesso, non solo frutto di desiderio ma anche di punizione :certo è che il mito narra che Venere, la dea della bellezza, nacque dai genitali di Urano caduti dal cielo e che Tiresia, l’indovino di Tebe , mentre saliva sul monte Cilene, avendo calpestato due serpenti in fase di accoppiamento uccidendone la femmina dagli dèi fu trasformato in una donna. Nel Mahābhārata, il più imponente poema epico della storia umana, scritto originariamente in sanscrito si afferma che un re fu trasformato in donna durante il bagno in un fiume magico.
Vi sono racconti di epoca romana che ci narrano che alcuni individu ierano scontenti del loro sesso . scontenti del loro ruolo correlato al genere sessuale. Filo, il filosofo ebreo di Alesssandria, scrisse:”Spendendo ogni possibile interesse per adornamenti esterni, essi non si vergognano di utilizzare ogni dispositivo per cambiare artificiosamente la loro natura da uomini in donne... Alcuni di loro ... desiderando una completa trasformazione in donne, hanno amputato i loro membri”.Nel testo di H. Benjamin dal titolo “The Transsexual phenomenon , Julian Press, New York 1966” è riportata una successiva descrizione scritta da alcuni romani : Ma perché essi stanno aspettando? Non é ora il tempo per loro di tentare il fascino di Frigia e di eseguire il lavoro in modo completo.Prendi un coltello e taglia questo inutile pezzo di carne.” Tra le storie di imperatori romani vengono raccontati episodi di “cambio di sesso”. Ancora Benjamin scrive che “Una delle prime operazioni di conversione di sesso sembra essere stata realizzata per ordine dell’ imperatore romano Nerone. Presumibilmente, Nerone durante un accesso di rabbia colpì la moglie gravida in addome uccidendola. In preda al rimorso tentò di cercare qualcuno il cui volto assomigliasse a quella di sua moglie. A realizzare tale desiderio fu un giovane maschio slavo, di nome Sporo. Viene narrato che Nerone ordinò ai suoi chirurghi di convertire l’ex-slavo in una donna. A seguito della conversione, i due furono formalmente uniti in matrimonio. “
In realtà il Transessualismo riguarda l'identità di genere. I transessuali sentono di vivere in un corpo sbagliato, come innanzi affermato. Naturalmente si tratta di una condizione non molto comune e non si conosce esattamente quale sia la causa del transessualismo. Si possono però ipotizzare alcune tesi e riflettere sulle esperienze. Alcuni studiosi che si sono occupati del cervello di transessuali, hanno rilevato che questi presentano strutture cerebrali più simili a quelle del genere psicologico rispetto a quelle del sesso fisico. Tutto ciò ci induce a pensare che nel grembo materno avvenga già una condizione facilitante l’insorgere di tale realtà. Spesso i transessuali non sanno di essere tali, sentono di essere disorientati, mentre a volte si rendono conto della grande sofferenza di vivere in “ un corpo sbagliato” mentre sentono di essere del sesso opposto.
Transessuali si nasce
Transessuali si nasce e non si diventa: tutto ciò porta ad una grande sofferenza. Per non ripetere discorsi già noti forse è il caso di riflettere che alla base del transessualismo sembra esserci qualcosa che ha anche che vedere con una immagine assoluta, quella che i media propongono: un modello che nella realtà spesso non ha alcuna rispondenza. Dalla mia esperienza, e dagli studi condotti insieme al ben noto psicoanalista Andreas Giannakoulas, si può forse asserire che il transessuale che chiede la conversione da maschio a femmina desidera apparire come una " donna bellissima" , ritenendo altresì che alla " bellezza" possa far riscontro una maggiore possibilità di godimento, oltre a qualcos’altro come per esempio la totale ri-nascita delle " funzioni dell'Io" . Di qui l’ inesauribile ricerca dell'affermazione costante del proprio nuovo aspetto femminile e il totale annullamento di qualsiasi riferimento a " ciò che è stato". Finanche le " cicatrici", in tale situazione, devono svanire poiché segno inequivocabile di un intervento chirurgico .
L’anatomia è l’unico destino?
In realtà abbiamo superato la barriera del corpo, con il pericolo di nuove con-fusioni, e andiamo incontro ad un’incorporeità quale difesa maniacale nei confronti del limite di cui il corpo è comunque il crudele testimone.
Il chirurgo che rientra nella antica categoria del “ technités”, quando non esistevano distinzioni tra l’artigiano e l’artista, comincia, a volte con non poche perplessità, a rientrare in quella dell’”artista”, che altro non è se non una sovrastruttura che ha a che vedere con il possibile. Siamo anche in questo caso a quello stadio di “ grammatiche della creazione”, di cui ha di recente parlato George Steiner.
Come che sia, il corpo si è da noi distanziato. La chirurgia robotica ne è la testimonianza. Ragione questa per cui si verificherà sempre di più il passaggio dal toccare al vedere laddove invece sono proprio le mani che “ guardano”” sentono” “ percepiscono e come affermava la Montessori sono “ l’organo dell’intelligenza “. Mani che in qulche modo guariscono… Una intelligenza, un “ intelligere” che nulla ha a che vedere con la cosiddetta “ intelligenza artificiale, o la “ robotica” essendo questi solo un ausilio, se pur meraviglioso, una estensione parziale del corpo . Ma sempre e soltanto un ausilio.
Sono ben conosciuti i risultati della diagnostica per immagini, laddove il medico non pone più la mano sul corpo del paziente, bensì lo sguardo sull’immagine del suo corpo. Ecco ,il mondo virtuale sollecita uno scambio immaginario tra le varie parti del corpo che trova nuove possibilità di “ incarnazioni” ma esclude dal proprio orizzonte quel “ toccare” e quell’” osservare” i segni ( la semiotica) sul corpo del paziente per ricavare una diagnosi che non sia quella algoritmica o preconfezionata certamente utile ai protocolli ma gli stessi non sempre idonei per tutti i pazienti.
La richiesta del transessuale di avere un corpo bellissimo, simulacro di bellezza , finisce per diventare un ostacolo, quasi una difesa, dal sentire il corpo nella “sua“ corporeità. La bellezza è, infatti, un giudizio di valore, il concetto proprio di esteticità, invero,. è l’effetto che quel corpo, e non un altro, genera in noi.
E, d’altra parte, in sostanza, dov’è il linguaggio del corpo fatto di gestualità, di odori, sensazioni…? Qual è oggi il modello di corporeità?
Si tratta forse di un modello che transita dal maschile al femminile e viceversa?..Dove sono le differenze che hanno sinora connotato il vivere sociale ? In realtà, sembra che il dualismo tra maschile e femminile ridefinisca anche l’Alterità attraverso un “acting out”. Un’ Alterità non già ritrovata e riconosciuta dentro di noi, ma che sta concretizzandosi differentemente nella realtà. Di qui l’aprirsi di una via verso una integrazione reale del maschile e del femminile, ovvero la ricerca di una immagine di donna o uomo , così come la centralità della cultura visiva e la comunicazione visuale attuale la propongono.. In tal modo è facile che scaturisca e si determini una immagine stereotipata del femminile e del maschile come negazione della materia corporea. Una liquidità ( Cfr. Z. Bauman ) “moderna”, di una società “in divenire” e alla deriva delle identità con il rischio di una disfatta del Sé. E’ sufficiente ricordare le riflessioni diThomas Starzl, "il padre" del trapianto di fegato narrate in un suo testo “The puzzle people“ University of Pittsburg .
Da tutto ciò si evince , che “ l’espressione modernità liquida, sottolinea il fatto che “l’unica sua costante sia il cambiamento e l’unica certezza sia l’incertezza”.
Ora, per il transessuale esiste invece una certezza perché chiede un "radicale adeguamento " di sesso.
Il suo malessere, si ripete, è veramente insopportabile , l'ostilità verso il proprio corpo è talvolta veramente estrema, perché egli , come spesso dice, sente di vivere in " un corpo sbagliato". Numerose sono le consultazioni specialistiche , le terapie ormonali e chirurgiche. Tutto ciò è molto doloroso e comunque si tratta sempre di una perdita che il paziente deve elaborare. ( Es: la sterilità, la demolizione del pene.e via discorrendo…)
Nel transessualismo , sia maschile che femminile, la comparsa dei comportamenti relativi al sesso opposto è veramente precoce e con il trascorrere del tempo la situazione si fa veramente necessaria e manifesta il carattere dell'urgenza.
Prigionieri del loro guardarsi allo specchio, o dell'immagine che i media rimandano sia della mascolinità che della femminilità, i transessuali diventano prigionieri di un altro guardarsi.,di una ricerca continua di un’ impossibile immagine a lungo fantasticata , immaginata e sognata.
Il transessuale desidera che il chirurgo riscriva la sua anatomia, lo faccia diventare una nuova Venere, quella Venere che è dentro di lui, oppure il maschio potente che ha sempre sentito di essere o desiderato di essere. Quel maschio che i media spesso propongono ed impongono…
La Scienza Medica, in realtà, è innanzitutto Conoscenza e dunque una continua riflessione intorno al corpo e alla corporeità nella sua interezza: nelle persone transessuali si interviene chirurgicamente per un adeguamento a quello che è il Sé soggettivo, il sentirsi femmina o maschio in un corpo, che, essendo diverso, viene percepito estraneo a se stesso, ostile e persecutorio.
L’ essere umano, in realtà, è indivisibile ed un intervento sul corpo finisce per riguardare la psiche : l’ “adeguamento” anatomico che si esegue nei transessuali tende a rendere il corpo quanto più corrispondente all’immagine vissuta dalla persona, ma anche all’immagine desiderata: si tratta del mito della Bellezza quale valore assoluto. Il mito della idealizzata Madre arcaica. Per il transessuale avere un corpo femminile rinforzerà l’illusione di essere per sempre fuso con la madre. Al tempo stesso, per ciò che riguarda l’organizzazione narcisistica, il nuovo corpo genererà comunque un senso di indipendenza dall’oggetto primario: senso di indipendenza per il quale potrà adesso dirsi “non ho più paura di essere separato da mia madre, ho mia madre con me, sono veramente – concretamente - lei”. Nella transessuale – accogliendo le ipotesi di Alexander Limentani come da indicazioni di A, Giannakoulas - i problemi si complicano. Credere ed agognare di essere un uomo può offrirle l’unica soluzione possibile di “avere un corpo proprio” al di fuori della madre.
Trasformando le parti anatomiche, il chirurgo riscrive il corpo, un corpo che diventa un testo, una scrittura vivente e dinamica. Il transessuale si lega sempre al suo medico, ma come rispose Freud a Bleuler relativamente ad un caso di isteria, forse è bene che il medico dica ai pazienti e a se stesso: "farò del mio meglio": e dunque non oltre il possibile che potrebbe trasformarsi in un accanimento terapeutico e diventare così l’impossibile... Ed è proprio in quel “farò del mio meglio” che si annida la questione dell’identità del medico, il cui ruolo nel caso dei transessuali è sostenere la rinascita di una nuova identità più o meno conflittuale, ma che ha bisogno di una certa realtà per sopravvivere. Ed è proprio al medico che tocca il compito di sostenere i pazienti, tutti i pazienti, poter così dire a loro tranquillamente: “ho fatto del mio meglio”.
A questo punto forse dobbiamo chiederci se il corpo può essere veramente riscritto o non è forse la nostra una illusione di riscrittura di un qualcosa che è unico, irrepetibile, irriproducibile?
L’anatomia è perciò l’unico destino?
- Benjamin, dal titolo The Transsexual phenomenon, Julian Press, New York 1966.
- M Combi, Corpo e tecnologie, Meltemi, Roma 2000
- Fizzarotti Selvaggi e A. Giannakoulas, il Counselling psico dinamico , Borla Roma 2003, 1. Premio Gradiva Lavarone 2004
- A, Giannakoulas, S. Fizzarotti Selvaggi, F. P. Selvaggi, Il Medico e la condizione del transessuale, AB Plus, Milano 2000