Appalto pilotato a Bari: modificata l’accusa per Alfonsino Pisicchio, escluso l’abuso di ruolo da assessore


BARI – Svolta giudiziaria nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto per il servizio di riscossione tributi del Comune di Bari, risalente al 2019. Nel corso dell’udienza preliminare tenutasi ieri, il pubblico ministero Claudio Pinto ha accolto la richiesta dell’avvocato Salvatore D’Aluiso, difensore dell’ex assessore regionale Alfonsino Pisicchio, e ha modificato il capo d’imputazione, eliminando il riferimento all’abuso del ruolo istituzionale da parte dell’imputato.

Pisicchio non è più formalmente accusato di aver agito "in qualità di assessore regionale" nell’ambito dell’assegnazione del servizio alla società Golem srl. Resta, tuttavia, imputato per corruzione e turbativa d’asta, assieme ad altre otto persone, tra cui il fratello Enzo Pisicchio, l’imprenditore Giovanni Riefoli, il responsabile unico del procedimento (RUP) Giovanni Catanese e Gianfranco Chiarulli, componente della commissione di gara.

Le accuse

Secondo la ricostruzione accusatoria, i fratelli Pisicchio avrebbero svolto il ruolo di intermediari tra l’impresa di Riefoli e funzionari comunali, agevolando così l’aggiudicazione dell’appalto. In cambio, Enzo Pisicchio avrebbe ricevuto 156mila euro in contanti, regali per oltre 52mila euro e una finta assunzione per la figlia. Ad Alfonsino Pisicchio, invece, sarebbe stata promessa l’assunzione di persone da lui indicate nelle aziende riconducibili a Riefoli.

Per questi fatti, entrambi i fratelli finirono agli arresti domiciliari il 10 aprile 2023.

Prossime tappe

Dopo la modifica del capo d’imputazione, il legale di Alfonsino Pisicchio ha chiesto al giudice l’esclusione della Regione Puglia come parte civile nel procedimento. La Regione, però, si è opposta alla richiesta. Il giudice dell’udienza preliminare, Nicola Bonante, si pronuncerà in merito nella prossima udienza, fissata per il 28 maggio.