Bari tra crescita e decrescita, il convivio di Meraki. Leccese: "Problemi ma città è cresciuta"

BARI - È andato in scena questa mattina a Bari il primo convivio del centro studi Meraki, organizzazione culturale nata con lo scopo di alimentare le riflessioni culturali e socio-politiche sul territorio e trovare soluzioni utili alla crescita di quest’ultimo. L’incontro a più voci, intitolato “Bari tra crescita e decrescita - Prospettive per la Città”, è stata l’occasione per capire se la città sia effettivamente in crescita o in decrescita, quali prospettive essa abbia e quali siano le idee e le proposte in merito di amministratori, società civile e mondo delle professioni.

Al dibattito hanno partecipato il sindaco di Bari Vito Leccese, il vicepresidente della 6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro) del Senato Filippo Melchiorre, l'assessore alla Cura del Territorio del Comune di Bari Domenico Scaramuzzi, il presidente di Confesercenti Bari Beniamino Campobasso, l'archeologa e membro dello staff del ministero della Cultura Federica Calabrese e tre membri di Meraki: l'architetto Augusto De Cillis il commercialista Andrea Pisani e il dottor Giuseppe D'Amato.

«Da sindaco», ha affermato Leccese, «sono il rappresentante legale di un’amministrazione che ha circa 1800 dipendenti la cui età media è di oltre 50 anni. Oggi per il reclutamento di nuova forza lavoro abbiamo difficoltà, perché il posto fisso non è più un modello da inseguire. Come dice il ministro per la Pubblica Amministrazione, i ragazzi non pensano più al posto fisso, ma al posto figo».

«Il fatto che il numero dei nuovi nati sia inferiore a quello dei decessi - ha proseguito il primo cittadino - avrà sicuramente delle conseguenze. Proprio in questi giorni in città è però in corso un evento organizzato da un gruppo di under 40 che erano andati via da Bari per studiare e lavorare e sono tornati anche perché la città è cresciuta e, con essa, l’orgoglio di sentirsi baresi».

«È necessaria - ha dichiarato Melchiorre - un’azione sinergica da parte del Governo e dell’amministrazione comunale. Uno dei temi è che, se non c’è sicurezza, se non c’è legalità, è difficile che gli imprenditori vengano a investire a Bari. Ricordo che tre aziende partecipate su quattro sono state commissariate, quindi c’è evidentemente bisogno di una rigenerazione etica: il passato non deve essere ‘una terra straniera’».

«Se è vero che abbiamo perso qualche migliaio di residenti», ha detto Scaramuzzi, «lo è anche che il dato confonde: non è questa la realtà. In città entrano quotidianamente 400mila persone, a fronte di 300mila abitanti circa. Leggere questi dati restituisce un quadro diverso rispetto a una cittadina di provincia che si è spopolata. Per me è quindi ininfluente un calo demografico di 3000 persone, se poi in città raggiungiamo quasi un milione di persone durante il giorno».