La letteratura meridionale nella narrativa per l'infanzia

GIUSEPPE CAPOZZA - Il contributo alla letteratura nazionale degli scrittori meridionali è di notevole valore e qualità artistica: autori quali Verga, Capuana, Tomasi di Lampedusa, Nievo, Levi, Pirandello, De Filippo, Sciascia, Silone, Jovine, Marotta, Alvaro, Ortese, Nigro e i contemporanei Di Pietrantonio, Ferrante, Parrella, Auci, Venezia, Saviano, Ammaniti, Camilleri, hanno un posto fondamentale nel panorama letterario nazionale. Fonte di ispirazione per molti di loro è la storia d’Italia all’indomani della sua unità territoriale, avvenuta poco dopo la metà del XIX secolo e non priva di motivazioni contraddittorie, sospese tra esaltazione del Risorgimento sabaudo (Levi, “La scala dorata”, 2010) e ribellione borbonica (Nigro, I fuochi del Basento”,1987);temi sui quali si dibattono gli studi di valenti storici, quali Denis Mack Smith (“Il Risorgimento italiano, 1968) e, in tempi più recenti, Pino Aprile (“Terroni”, 2010). Nelle loro opere, la descrizione delle difficoltà e delle sfide affrontate dalle genti del Mezzogiorno è funzionale alla comprensione delle radici storiche dalle quali derivano le disuguaglianze tra Nord e Sud Italia, contribuendo non solo alla letteratura nazionale ma influenzando anche le politiche sociali ed economiche italiane successive all’Unità.Si tratta di scritture che non si esauriscono nelle forme del romanzo o del saggio storico ma sono distribuite tra vari generi: prose, poesie, epica e inchiesta etnografica. In esse, soprattutto quelle del periodo verista e del secondo dopoguerra, troviamo spesso diffusi atteggiamenti di rassegnazione e fatalismo, perché già dal 1861 la delusione per gli esiti del Risorgimento appare molto diffusa (Luisa Catapano, Il Sud, la questione meridionale tra storia e letteratura, 2018).

Le speranze preunitarie e le delusioni successive diedero vita ad un importante e per molti decenni irrisolto problema sociale, la “questione meridionale”, termine col quale si indica il divario economico, sociale e culturale tra il Nord e il Sud del Paese, emerso in modo evidente dopo l’Unità d’Italia, reso esplicito dal fenomeno pluriennale del brigantaggio (1860-1865) e proseguito con l’emigrazione durante la prima metà del Novecento (Luigi Dal Cin, Sulla porta del mondo, 2024) e le lotte contadine del secondo dopoguerra. Il piemontese Edmondo De Amicis in “Cuore” (1886), il suo libro più famoso, introduce nel personaggio dell’alunno calabrese il messaggio educativo dell’accoglienza rivolto ai giovani italiani, così come in“Rosso Malpelo”di Giovanni Verga (1878), fa da sfondo il triste fenomeno sociale dello sfruttamento minorile, presente in alcune sacche meridionali ancor oggi socio economicamente degradate. Insomma, dal 1860 in poi, parlare del Sud Italia significò passare dall’esaltazione paesaggistica di Goethe (“Viaggio in Italia, 1817) alle documentate inchieste parlamentari di Massari, Sonnino, Franchetti e gli studi illuminanti di Fortunato, Croce, Gramsci (Catapano, p.7); il percorso letterario compì una significativa deviazione, lasciando le atmosfere romantiche che facevano da sfondo naturale ai racconti sul Meridione, per legarsi a storie dove l’arcaica cultura popolare veniva progressivamente soppiantata dalle innovazioni moderne (Fabio Moliterni, Finzioni meridionali, 2024).

Dal punto di vista della critica letteraria distinguiamo due forme intenzionali di scrittura, quella meridionale propriamente detta e quella meridionalistica (D’Amelio, 1985). Mentre la letteratura meridionale vede gli scrittori partecipare alla storia del Meridione postunitario in forma d’arte, con l’unico caso emblematico della Basilicata, per secoli lontana dai grossi centri di informazione e a prevalente letteratura orale (Antonio Romano,“Scrittori per ragazzi della Basilicata, 1995), la letteratura meridionalistica rivela l’impegno sociopolitico degli autori per il cambiamento della situazione; sia le storie ambientate nel periodo postunitario, ancora ammantate dall’aura romantica del brigante, che quelle appartenenti alla narrativa contemporanea, più insistenti sui tratti violenti dei personaggi negativi, hanno in comune il sostrato sociologico della ribellione individuale ad una realtà insoddisfacente (Acone, 2018).Il meridionalismo accentua diversi elementi di inferiorità (povertà economica, arretratezza culturale, soggezione politica), mentre la meridionalità, affermando l’appartenenza e il radicamento ad uno specifico territorio (la famiglia, la natura, l’accoglienza), ne conferma e tramanda i valori. In questa direzione agiscono le opere, tra gli altri, di Nino Palumbo, Pane verde, 1961, Giovanni Bernardini, Compare brigante 1975, Domenico Lamura, Adamo e la terra, 1980, Ignazio Silone, Uscita di sicurezza, 1965. Significativa importanza pedagogica ha la conoscenza delle grandi figure che hanno contrastato la malavita (Paolo Cappuccio, Paolo Borsellino. Essendo Stato, 2019).

Sull’esempio di storie reali e di esperienze positive si propongono trame di riscatto, speranza e cambiamento (Pina Varriale, Ragazzi di camorra, 2007, Più forti della mafia, 2013). Gli stessi luoghi malfamati diventano ambienti nei quali possono verificarsi eventi salvifici, se vi agiscono modelli educativi, quali insegnanti, sacerdoti, magistrati e giornalisti (Nobile, p.259). Persino la pratica della lettura può essere occasione di speranza (Angela Cilento, Non leggerai, 2019). Anche gli autori che si occupano della situazione infantile in forma di saggio, cronaca o romanzo per adulti, muovono le loro indagini su uno sfondo pedagogico più o meno esplicito (Anna Maria Ortese, Il porto di Toledo, 1998, Erri De Luca, I pesci non chiudono gli occhi, 1993, Roberto Saviano, La paranza dei bambini, 2016, Bacio feroce,2019, Diego De Silva, Certi bambini, 2014, Massimo Cacciapuoti, Pater familias, 2015). In tutti i testi citati troviamo bambini cresciuti tra violenza, soprusi, droga e devianza (Nobile, 2018); accanto a questi libri, ci sono anche quelli che aiutano i ragazzi ad aprire gli occhi sulle contraddizioni e i pericoli della realtà, spronandoli a scardinare pregiudizi e negatività (Chiara Nocchetti, Vico esclamativo, 2019 Niccolò Ammanniti, Io non ho paura,2011, Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, 2022). Molti libri che parlano del Sud sono incentrati su eroi apparentemente sconfitti (Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, don Giuseppe Puglisi, Rita Atria, Lea Garofalo) ma anche su protagonisti che abbandonano la criminalità (Antonio Ferrara, Pusher, 2017e Rosa Tiziana Bruno, Un ribelle a Scampia, 2016).Tra i principali nuclei tematici della narrativa italiana contemporanea per ragazzi (Rossano Astremo, “L’identità dell’adolescente nella narrativa italiana del nuovo millennio, 2024), le storie ambientate nel Meridione privilegiano la crisi della famiglia tradizionale (Paola Zannoner, Fuga da Napoli, 2001, Sebastiano Ruiz Mignone, L’isola del faro, 2007, Pino Aprile, La brigante bambina,2023).

L’odierna letteratura meridionale si è aperta a temi nazionali ed universali (la guerra, il disastro ambientale, le epidemie, la fame) con specificità storica e geografica ampliata dalla globalizzazione; dopo le iniziali contraddizioni postunitarie (Rotondo, 2011) ed i successivi racconti di degrado, malaffare e mafie (Acone, 2018), abbiamo titoli e tendenze sul bullismo, la legalità, l’ecologia e le varie forme di dipendenza (Giancane et al., 2020)); di stringente attualità è il quotidiano tema dell’accoglienza, un tempo riservato ai meridionali emigrati al Nord, ed oggi aperto agli immigrati africani e orientali, le cui tracce, come abbiamo detto, erano già presenti nell’invito del maestro Perboni di “Cuore”.