Tragico incidente tra Andria e Bisceglie: il toccante racconto di una soccorritrice del 118


BARI - La notte del tragico incidente che ha spezzato la vita di Margherita Di Liddo, di 32 anni, incinta, e sua madre Rosa Mastrototaro, di 63 anni, la soccorritrice del 118 ha vissuto un’esperienza che rimarrà per sempre impressa nel suo cuore e nella sua memoria. La donna ha voluto condividere la sua testimonianza, un racconto carico di dolore, umanità e riflessioni sulle difficoltà del suo lavoro.

L'incidente, avvenuto tra Andria e Bisceglie, ha visto coinvolte due auto, con l’auto sulla quale viaggiavano madre e figlia che si è scontrata con un’utilitaria, finendo ribaltata nelle campagne circostanti. Nonostante l’impegno dei soccorritori, Margherita è arrivata priva di vita all’ospedale di Andria, dove hanno tentato di salvare il feto, senza successo. Sua madre, Rosa, è morta poco dopo in pronto soccorso, mentre il marito e padre delle vittime è stato trasportato in ospedale con una frattura al femore.

"Un momento sospeso" – Inizia così la toccante lettera della soccorritrice, che ricorda il momento prima di scendere dall’ambulanza: "Venerdì sera ho scattato questa foto un secondo prima di scendere dall’ambulanza. Un momento sospeso, quello in cui il cuore accelera i suoi battiti e la mente si prepara." Il testo prosegue con la descrizione di quel tragico viaggio verso l'incidente, dove il silenzio in ambulanza è interrotto solo dalla tensione palpabile e dalle sirene, mentre l’ansia cresce ad ogni chilometro.

"Ogni incidente è diverso, ogni scenario può essere il peggiore" - La soccorritrice racconta come ogni volta sia difficile mantenere il sangue freddo, preparandosi mentalmente al peggio, pur conoscendo i protocolli a memoria. La descrizione del luogo dell’incidente è drammatica: "Lamiere contorte, corpi feriti, vite appese a un filo." Eppure, nonostante l’impegno e il lavoro di squadra, la vita ha avuto il sopravvento, strappando alla vita due persone, madre e figlia, e il piccolo che la giovane donna portava in grembo.

La lettera prosegue con una riflessione sulla difficoltà di essere operatori del 118, costretti a mantenere la lucidità anche nei momenti più drammatici. "Ma non siamo fatti di acciaio", scrive la soccorritrice, sottolineando che, nonostante la necessità di apparire forti, dietro la divisa ci sono persone che sentono, soffrono e, a volte, piangono. Dopo ogni intervento, restano cicatrici invisibili, ricordi di volti, grida, addii che non si cancellano facilmente.

Il messaggio finale è un ringraziamento ai colleghi del 118, a chi ogni giorno scende in campo con il cuore in mano, ma anche un appello alla società: "Questa lettera è per dire grazie ai miei colleghi, ma è anche per ricordare che dietro ogni divisa c'è una persona che non si abitua mai alla tragedia. E infine, con profondo rispetto, rivolgo le mie sincere condoglianze alle famiglie coinvolte in questa tragedia. Che questa ennesima tragedia stradale non venga dimenticata, ma serva da monito per proteggere, per prevenire, per intervenire su quel tratto di strada, già segnato da troppo dolore."

La speranza della soccorritrice è che nessun’altra famiglia debba mai più piangere i propri cari a causa di un incidente stradale così devastante.