Task Force OGM: "un No ancora più fermo alle coltivazioni transgeniche in Italia"

BARI. “Le piante coltivate in agricoltura convenzionale o in agricoltura biologia possano essere impollinate da piante geneticamente modificate”: è quanto emerso, con estrema chiarezza, nel corso della Task force per un’Italia libera da OGM, riunitasi a Roma nella sede della Coldiretti. Durante l’incontro fra l’altro è stato evidenziato come una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea possa creare le condizioni per la diffusione di coltivazioni OGM nel nostro Paese. “Si prefigura uno scenario – spiega l’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia Dario Stefàno, coordinatore della Commissione Politiche agricole nazionale - che merita grande attenzione, considerata anche la possibilità, già dalla imminente semina, che anche le piante coltivate in agricoltura convenzionale o in agricoltura biologia possano essere impollinate da piante geneticamente modificate.

“Porterò ancora una vota pertanto – prosegue - all’attenzione della prossima riunione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome la problematica, con l’obiettivo di rimarcare con ancora più forza la posizione del sistema delle Regioni e di spingere con decisione il Governo ad esercitare finalmente la clausola di salvaguardia”.

“La Regioni, infatti – continua il coordinatore Stefàno - hanno già espresso, da tempo, la loro contrarietà alla coltivazione di OGM nel nostro Paese e questo non solo per i potenziali rischi per la salute ma anche, e forse soprattutto, perché contraddicono del tutto il modello di agricoltura italiano, ricco di tipicità, di biodiversità, di qualità e fortemente ecosostenibile”.

“Il Governo, però – conclude - non sembra abbia ben compreso l’importanza di tale argomento, mancando ad oggi di procedere, sebbene già sollecitato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome già dallo scorso aprile, con l'esercizio della cosiddetta “clausola di salvaguardia”, prevista dalla normativa comunitaria e nazionale e già esercitata da altri Paesi Europei, attraverso la quale sarebbe possibile impedire la diffusione della coltivazione di specie vegetali geneticamente modificate”.


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