BARI - “Disposizioni per favorire l’accesso dei giovani all’agricoltura e contrastare l’abbandono ed il consumo dei suoli agricoli e contrastare l’abbandono ed il consumo dei suoli agricoli” è il tema della proposta di legge a firma di Michele Losappio, Angelo Disabato e Giuseppe Lonigro, presentata nella IV Commissione del presidente Orazio Schiavone.
“L’Italia e il Portogallo sono i Paesi europei con il più basso tasso di ricambio generazionale in agricoltura - hanno spiegato i presentatori della proposta normativa - solo il 4% dei conduttori agricoli ha meno di 40 anni di età mentre oltre la metà delle grandi aziende agricole sono condotte da imprenditori collocabili nella fascia di età fra i 55 e i 60 anni. Anche il 6° censimento ISTAT (2010) conferma come per ogni conduttore giovane ci siano 14 titolari di aziende con più di 65 anni d’età ”.
Tutto ciò costituisce un fattore di rischio per il comparto agroalimentare perché contribuisce ad alimentare l’abbandono dei terreni agricoli ed incide sul ritardo degli investimenti nel settore e sulle difficoltà a implementare le innovazioni scientifiche di processo e di prodotto.
Il basso ricambio generazionale facilita inoltre la persistenza nel Mezzogiorno e in Puglia di quelle “patologie” fondiarie quali i fenomeni di polverizzazione, frammentazione e dispersione della proprietà agraria ed anche la scarsa propensione all’associazionismo ed alla cooperazione.
Uno dei più rilevanti ostacoli ai nuovi insediamenti giovanili è costituito dall’elevato costo di affitto e di acquisto dei terreni, pure in una situazione nazionale che vede un calo della superficie agricola coltivata (SAU) di circa 300.000 ettari nel decennio 2000-2010, un decremento percentuale del 2,3%, una diminuzione del 30% di aziende agricole.
A fronte di ciò, considerando il suolo sia un “bene comune” che una risorsa preziosa per il nostro futuro ne discende la necessità di dedicare la massima attenzione alle attività che impattano sugli ecosistemi agrari e forestali, ad evitare la cementificazione ed al dissesto idrogeologico conseguente alla diminuzione ella SAU ed ai processi di desertificazione.
In Puglia, a fronte di un lieve incremento della superficie per orti familiari ed a un consolidamento delle colture arboree e dei seminativi sui valori degli anni 90, si registra una diminuzione delle aziende ad indirizzo zootecnico-foraggero, dei prati permanenti, dei pascoli con conseguente perdita di biodiversità floreale e faunistica.
Questo è riconducibile ai fenomeni di abbandono nelle aree marginali come anche all’elevato consumo di suolo agricolo dell’ultimo decennio con conseguente “crescita” artificiale dei valori fondiari e non convenienza dell’investimento agricolo.
Inoltre l’incidenza dei giovani conduttori sul totale degli addetti è inferiore alla media nazionale, così come la quota delle donne conduttrici ed è pressoché nulla (0,2%) l’integrazione dei cittadini extracomunitari come coltivatori diretti.
Appare perciò evidente, a fronte di circa 380.000 ettari di terreni demaniali a vocazione agricola presenti in Italia, che ci sono le condizioni per incentivare la presenza dei giovani imprenditori in agricoltura proprio attraverso l’uso del demanio per arrivare al recupero produttivo delle terre sia della Regione che degli Enti controllati e dei Comuni sulla base delle disposizioni contenute nell’art. 66 del decreto legge n. 1 del 24 gennaio 2012, convertito nella legge n. 27 del 24 marzo 2012 che prevedono l’alienazione con diritto di prelazione per i giovani imprenditori agricoli definiti dal decreto legislativo n. 185 del 21 aprile 2000.
La proposta di legge è composta da 5 articoli.
Nel primo si intende promuovere l’accesso dei giovani agricoltori ai terreni di proprietà della Regione, degli Enti controllati e dei Comuni onde favorire il ricambio generazionale frenando fenomeni come la desertificazione, l’erosione, il dissesto idrogeologico.
Nel secondo si individuano le disposizioni per procedere alla individuazione dei terreni, fino alla compilazione di un inventario degli stessi.
Nel terzo si definiscono le procedure della Regione e dei Comuni per il conferimento degli immobili ai giovani agricoltori, singoli o associati in cooperative, sulla base di appositi bandi pubblici.
Il quarto contiene norme volte a favorire il recupero produttivo delle terre in stato d’abbandono.
Il quinto, la norma finanziaria, non prevede oneri finanziari a carico del bilancio regionale.
Prossimo passaggio per questa iniziativa legislativa, le audizioni programmate in Commissione.
“L’Italia e il Portogallo sono i Paesi europei con il più basso tasso di ricambio generazionale in agricoltura - hanno spiegato i presentatori della proposta normativa - solo il 4% dei conduttori agricoli ha meno di 40 anni di età mentre oltre la metà delle grandi aziende agricole sono condotte da imprenditori collocabili nella fascia di età fra i 55 e i 60 anni. Anche il 6° censimento ISTAT (2010) conferma come per ogni conduttore giovane ci siano 14 titolari di aziende con più di 65 anni d’età ”.
Tutto ciò costituisce un fattore di rischio per il comparto agroalimentare perché contribuisce ad alimentare l’abbandono dei terreni agricoli ed incide sul ritardo degli investimenti nel settore e sulle difficoltà a implementare le innovazioni scientifiche di processo e di prodotto.
Il basso ricambio generazionale facilita inoltre la persistenza nel Mezzogiorno e in Puglia di quelle “patologie” fondiarie quali i fenomeni di polverizzazione, frammentazione e dispersione della proprietà agraria ed anche la scarsa propensione all’associazionismo ed alla cooperazione.
Uno dei più rilevanti ostacoli ai nuovi insediamenti giovanili è costituito dall’elevato costo di affitto e di acquisto dei terreni, pure in una situazione nazionale che vede un calo della superficie agricola coltivata (SAU) di circa 300.000 ettari nel decennio 2000-2010, un decremento percentuale del 2,3%, una diminuzione del 30% di aziende agricole.
A fronte di ciò, considerando il suolo sia un “bene comune” che una risorsa preziosa per il nostro futuro ne discende la necessità di dedicare la massima attenzione alle attività che impattano sugli ecosistemi agrari e forestali, ad evitare la cementificazione ed al dissesto idrogeologico conseguente alla diminuzione ella SAU ed ai processi di desertificazione.
In Puglia, a fronte di un lieve incremento della superficie per orti familiari ed a un consolidamento delle colture arboree e dei seminativi sui valori degli anni 90, si registra una diminuzione delle aziende ad indirizzo zootecnico-foraggero, dei prati permanenti, dei pascoli con conseguente perdita di biodiversità floreale e faunistica.
Questo è riconducibile ai fenomeni di abbandono nelle aree marginali come anche all’elevato consumo di suolo agricolo dell’ultimo decennio con conseguente “crescita” artificiale dei valori fondiari e non convenienza dell’investimento agricolo.
Inoltre l’incidenza dei giovani conduttori sul totale degli addetti è inferiore alla media nazionale, così come la quota delle donne conduttrici ed è pressoché nulla (0,2%) l’integrazione dei cittadini extracomunitari come coltivatori diretti.
Appare perciò evidente, a fronte di circa 380.000 ettari di terreni demaniali a vocazione agricola presenti in Italia, che ci sono le condizioni per incentivare la presenza dei giovani imprenditori in agricoltura proprio attraverso l’uso del demanio per arrivare al recupero produttivo delle terre sia della Regione che degli Enti controllati e dei Comuni sulla base delle disposizioni contenute nell’art. 66 del decreto legge n. 1 del 24 gennaio 2012, convertito nella legge n. 27 del 24 marzo 2012 che prevedono l’alienazione con diritto di prelazione per i giovani imprenditori agricoli definiti dal decreto legislativo n. 185 del 21 aprile 2000.
La proposta di legge è composta da 5 articoli.
Nel primo si intende promuovere l’accesso dei giovani agricoltori ai terreni di proprietà della Regione, degli Enti controllati e dei Comuni onde favorire il ricambio generazionale frenando fenomeni come la desertificazione, l’erosione, il dissesto idrogeologico.
Nel secondo si individuano le disposizioni per procedere alla individuazione dei terreni, fino alla compilazione di un inventario degli stessi.
Nel terzo si definiscono le procedure della Regione e dei Comuni per il conferimento degli immobili ai giovani agricoltori, singoli o associati in cooperative, sulla base di appositi bandi pubblici.
Il quarto contiene norme volte a favorire il recupero produttivo delle terre in stato d’abbandono.
Il quinto, la norma finanziaria, non prevede oneri finanziari a carico del bilancio regionale.
Prossimo passaggio per questa iniziativa legislativa, le audizioni programmate in Commissione.