Agricoltura, “Ancora tributi? E’ la fine”

di Francesco Greco - SALVE (Le) - “Hanno deciso di fare un altro regalo a noi contadini...”. Il cellulare squilla alle 7 di sera di un luglio eccezionalmente afoso, che ha deciso di fare luglio. L'ironia è sottile, quasi impercettibile, venata d'amaro.

All'altro capo c'è Cosimo Maggio, da Salve, sud Salento, contadino per mestiere e vocazione, uno degli ultimi che sa cos'è il “sovesciu” naturale (azotare la terra col favino, in foto). Un'enciclopedia vivente.

Poteva cercare fortuna emigrando all'estero, come centinaia di suoi paesani, ma la terra ereditata dal padre che fine avrebbe fatto? Così è rimasto a coltivarla con amore. Solo che suo padre ha allevato e cresciuto una famiglia numerosa vendendo i doni della terra, in ogni stagione, oggi invece è tutta passiva, o quasi. E Cosimo mastica amaro.

Interrompe l'operazione che stava facendo: “pasare” (percuotere) i piselli ormai secchi. Domenica ha trebbiato il grano Cappelli e Russignu: “Poca resa, anche se il prezzo quest'anno è buono: poco sotto i 30 euro al quintale, ma non si cacciano manco le spese...”.

Vogliamo allora parlare di questi “regali”? Già l'Imu agricola è stata imposta ex abrupto da un governo che fa la faccia feroce con i poveri e gli onesti (pensionati, lavoratori, ecc.). Non bastava. Quindici anni fa, dopo infinite proteste, sit-in, firme e quant'altro, i Consorzi di Bonifica cancellarono tributi surreali: opere fantasma di bonifica del latifondo che nessuno vedeva mai. Un ammortizzatore sociale per mantenere personale parassitario, assunto dai politici per ragioni di consenso.

All'italiana, dice Cosimo, i tributi n. 630 (bonifiche delle campagne che nessuno vede) e n. 648 (opere irrigue fantasma) sono in via di ripristino e le cartelle esattoriali stanno arrivando a pioggia in una settantina di Comuni del Salento: Lecce, Brindisi, Taranto.

In un momento storico in cui l'agricoltura sta morendo. Il contadino è infuriato: “La terra non rende più niente, tutti la abbandonano e invece di dare qualche aiuto a chi resta ancora a coltivarla, coraggiosamente, arrivano altri tributi? Ci devono togliere quelli che già paghiamo: moi non tolleriamo più neanche un centesimo. Cosa vogliono ancora da noi, le budella?”.

Piove, è il caso di dire, sul bagnato: “Gli scienziati ci dicono che fra qualche anno non avremo più i nostri uliveti attaccati dalla xylella. E i politici cosa fanno? Sono assenti, si occupano di chiacchiere... Poveri noi!”. Nella voce il dolore di chi ha con la terra un rapporto antico, viscerale, da secoli. Il tramonto incombe, Cosimo si affretta con i suoi piselli. “Domani, se ci sarà vento, li pulisco dalla pula...”. Ritmi antichi, che la politica cieca e sorda sta formattando brutalmente. Ma, come direbbe Pino Daniele, nessuno se ne importa...