BARI - “L’agricoltura pugliese vive un dramma epocale. Dall’assessore Di Gioia continuiamo a sentire tante belle parole, ma è necessario rispondere con i fatti al grido di dolore sollevato dall’intero settore”. Così il capogruppo del M5S Cristian Casili che prosegue: “L’impasse che sta interessando il Psr pugliese che vale 1,6 miliardi di euro ha praticamente immobilizzato gli investimenti di centinaia di aziende, molte delle quali costrette a ricorrere ai Tar. A ciò si aggiunge la disperazione del comparto olivicolo che, in provincia di Lecce, ha visto un crollo vertiginoso delle produzioni e un abbandono sempre più consistente delle campagne. Un’intera filiera olivicola compromessa - incalza - che ha comportato la chiusura di diversi frantoi e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Una situazione diventata ormai insostenibile, ma che Emiliano e la sua giunta continuano a sottovalutare, guardando dalla finestra il susseguirsi degli eventi”.
Per Casili per risollevare il settore olivicolo non sono sufficienti le ultime misure 4.1c e 5.2 del PSR a sostegno delle aziende olivicole in zona infetta, che interesseranno numero esiguo di aziende.
“Oggi - continua il vicepresidente della Commissione Ambiente - quello che serve è avere le idee chiare per il futuro partendo dall’analisi di uno scenario utile a contestualizzare gli interventi proposti. La portata di questa malattia che sta causando il disseccamento dei nostri ulivi purtroppo coinvolgerà un territorio sempre più ampio. Lo avevamo annunciato da tempo. E se da una parte le strategie di contenimento serviranno solo a rallentarne la progressione più a nord, nelle zone compromesse occorre far ripartire urgentemente la nostra olivicoltura. I tempi sono maturi: dopo la modifica della decisione di esecuzione è oggi compito del Governo nazionale e della Regione Puglia far in modo che, a stretto giro e senza alcun appesantimento burocratico, si possa procedere al reimpianto delle cultivar ritenute idonee nel pieno rispetto delle esigenze pedoclimatiche del Salento. Se partiamo per tempo potremo affinare le tecniche di coltivazione in asciutto, viste le crisi idriche degli ultimi anni, la scarsità d’acqua e la salinizzazione delle nostre falde. Affinare le tecniche di aridocoltura, è la “conditio sine qua non” per garantire un futuro ai nostri agricoltori. Una programmazione, quella a cui deve dar vita il governo, che deve tener conto delle aree marginali con roccia affiorante dove è possibile intervenire solo con interventi di rimboschimento. Partire per tempo vuol dire anche studiare il germoplasma locale e riprodurre fra qualche anno piante autoctone in grado di rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici in atto. Nel frattempo la ricerca farà il suo corso e i risultati che ci fornirà ci permetteranno di fare maggiore profilassi nelle aree indenni salvaguardando il nostro patrimonio olivicolo. Bisogna intervenire subito - conclude Casili - e dare risposte concrete ai nostri agricoltori”.
Per Casili per risollevare il settore olivicolo non sono sufficienti le ultime misure 4.1c e 5.2 del PSR a sostegno delle aziende olivicole in zona infetta, che interesseranno numero esiguo di aziende.
“Oggi - continua il vicepresidente della Commissione Ambiente - quello che serve è avere le idee chiare per il futuro partendo dall’analisi di uno scenario utile a contestualizzare gli interventi proposti. La portata di questa malattia che sta causando il disseccamento dei nostri ulivi purtroppo coinvolgerà un territorio sempre più ampio. Lo avevamo annunciato da tempo. E se da una parte le strategie di contenimento serviranno solo a rallentarne la progressione più a nord, nelle zone compromesse occorre far ripartire urgentemente la nostra olivicoltura. I tempi sono maturi: dopo la modifica della decisione di esecuzione è oggi compito del Governo nazionale e della Regione Puglia far in modo che, a stretto giro e senza alcun appesantimento burocratico, si possa procedere al reimpianto delle cultivar ritenute idonee nel pieno rispetto delle esigenze pedoclimatiche del Salento. Se partiamo per tempo potremo affinare le tecniche di coltivazione in asciutto, viste le crisi idriche degli ultimi anni, la scarsità d’acqua e la salinizzazione delle nostre falde. Affinare le tecniche di aridocoltura, è la “conditio sine qua non” per garantire un futuro ai nostri agricoltori. Una programmazione, quella a cui deve dar vita il governo, che deve tener conto delle aree marginali con roccia affiorante dove è possibile intervenire solo con interventi di rimboschimento. Partire per tempo vuol dire anche studiare il germoplasma locale e riprodurre fra qualche anno piante autoctone in grado di rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici in atto. Nel frattempo la ricerca farà il suo corso e i risultati che ci fornirà ci permetteranno di fare maggiore profilassi nelle aree indenni salvaguardando il nostro patrimonio olivicolo. Bisogna intervenire subito - conclude Casili - e dare risposte concrete ai nostri agricoltori”.