di FRANCESCO GRECO - Sapevate che Cesare, governatore della Gallia Cisalpina, trovava disgustosi gli asparagi? Glieli avevano cucinati col burro. Invece, come tutto i Romani, preferiva cotti con l’olio d’oliva. E sapevate che erano già nelle pitture egizie? Sono diuretici e “dettano la lussuria”.
Le patate nascono sulle Ande, in Europa le portano gli spagnoli di Pizarro a metà del Cinquecento. In Italia fu la Chiesa a farcele conoscere e gustare. Ma solo a metà dell’Ottocento conquistò le nostre tavole. Se conservate in posti al buio, senza umidità , durano a lungo…
Gli Aztechi chiamavano “Xitomatl” il pomodoro, nato fra Messico e Perù. Ancora gli Spagnoli lo portarono in Europa nel 1540, come “bottino” della conquista di quelle terre… Artusi nel 1891 ci insegnò come preparare un buon sugo.
Mitica l’origine del carciofo: la ninfa Cynara era bellissima, Zeus la voleva, lei sdegnava le sue attenzioni, e allora la trasformò in vegetale dal colore verde-violastro come gli occhi della ragazza. Così nacque, nel bacino del Mediterraneo, il carciofo, già noto a Greci e Romani. Ne parlano infatti Teofrasto e Plinio il Vecchio. Mentre Columella ne conferma la coltivazione per uso alimentare e in Medicina.
E’ ricco di antiossidanti e favorisce il rinnovamento cellulare: è il radicchio citato da Zola in “Germinal”. Aiuta la circolazione e previene le malattie cardiovascolari, contrasta l’insonnia, fa bene alla pelle…
Sapevate che Avicenna scagliò un anatema contro la melanzana? Forse a causa del gusto amarognolo, la riteneva causa di gravi malattie della pelle e addirittura di attacchi epilettici. Qualcun altro si adeguò considerandola causa di sbalzi di umore, tisi, follia, addirittura cancro. Proveniente da India e Cina, probabilmente, allo stato grado, era presente già in epoca preistorica.
Leggende nere che furono formattate d’impeto quando qualcuno azzardò che “sollecita animo e pulsioni… spinge alla lussuria”.
Siamo nel Settecento e le voci giunsero alla corte del Re di Francia, e furono i botanici d’Oltralpe a presentare la melanzana come un potente afrodisiaco. Vero o meno, il successo fu, è assicurato…
C’era un cibo che permetteva ai sacerdoti di entrare in contatto con gli dei dell’Olimpo. E quell’occhio permetteva di vedere nell’aldilà , i morti, durante i riti. Il fagiolo è da sempre considerato un alimento nutriente, che salva i popoli in caso di carestie o povertà . I Romani lo ritenevano un cibo rozzo, ma forse gli aristocratici, quelli della Suburra invece lo agognavano. Fu Apicio (il Vissani dell’epoca) a sdoganarlo quando nel trattato “De re coquinaria” lo vede bene, chissà perché, come antipasto, condito con interiora di pesce (“garum”) o salsa piccante.
Nell’Alto Medioevo il fagiolo fu il re incontrastato dei conventi…
E che dire della nocciola cui i Romani attribuivano poteri magici, metafisici? Quando ci si sposava era d’uso donare i frutti agli sposi: era di ottimo augurio per una vita felice. Anche i Celti ne avevano una grande considerazione mistica: il suo legno era usato per le tavole divinatorie.
Era una pianta tenuta in grande considerazione anche dai Greci e i Romani, aurea magica che contagia anche i cristiani: inseguita da una vipera, la Madonna trova riparo proprio all’ombra di un cespuglio di nocciola.
E’ nel Medioevo però che, chissà perché, tutto cambia e la nocciola è vista con un’aura cupa. Shakespeare la cita in “Giulietta e Romeo” (la Regina Mab arriva su un cocchio di guscio di nocciola). Jane Austen la cita in “Persuasione” (1817).
Oltre a “enormi ricchezze in metalli preziosi”, Cristoforo Colombo porta anche il peperone (famiglia delle solanacee), diffuso nell’America del Sud e nelle Antille.
A Napoli, chissà perché, era considerato, nel 1773, un “cibo rustico e volgare”. Il “Capsicum annuum” è la specie più diffusa.
E’ citato da Hemingway, buongustaio e bevitore, in “Per chi suona la campana”. “Il peperone” è il titolo di una hit di successo, anni Sessanta, di Edoardo Vianello…
Da dove deriva l’espressione “vendersi per un piatto di lenticchie”? Dalla Bibbia. Esaù torna a casa stanco e affamato, il fratello Giacobbe sta cucinando appunto il legume amato dal padre Isacco. Gliene chiede un piatto, ma il fratello, scaltro, gli propone un cambio: la sua primogenitura (la rinuncia cioè all’eredità paterna). Esaù accetta…
Tre semi del cereale sono stati ritrovati in una tomba risalente al 2200 a. C. Fu materia di discussione nei simposi filosofici ad Atene, era noto a Roma. Un cereale che era offerto ai defunti (Artermidoro), si mangiava nei periodi di lutto, simbolo di fortuna e ricchezza…
I cibi sono la storia dell’uomo, e dicono di noi più di quel che noi vorremmo dire. Dimmi come e cosa mangi e ti dirò chi sei…
Bello che l’editore romano Iacobelli abbia deciso di pubblicare delle sapide monografie (pp. 60, euro 8) da tenere a portata di mano perché di grande aiuto: accanto alla storia ci sono 30 ricette sospese fra la cucina di ieri e quella di oggi.
La collana si intitola “Eccellenze a tavola” ed è curata da Valeria Arnaldi, “cronista di enogastronomia”. Che firma quelle dedicate alla nocciola, il fagiolo, la melanzana, il radicchio, il carciofo, il pomodoro, l’asparago, la patata.
Mentre di peperone e lenticchia si è occupata altrettanto brillantemente Fiorenza Cilli, romana, “cultrice di una cucina di tradizione ripensata con creatività ”. Guarda caso, proprio come noi. Buon appetito!
Le patate nascono sulle Ande, in Europa le portano gli spagnoli di Pizarro a metà del Cinquecento. In Italia fu la Chiesa a farcele conoscere e gustare. Ma solo a metà dell’Ottocento conquistò le nostre tavole. Se conservate in posti al buio, senza umidità , durano a lungo…
Gli Aztechi chiamavano “Xitomatl” il pomodoro, nato fra Messico e Perù. Ancora gli Spagnoli lo portarono in Europa nel 1540, come “bottino” della conquista di quelle terre… Artusi nel 1891 ci insegnò come preparare un buon sugo.
Mitica l’origine del carciofo: la ninfa Cynara era bellissima, Zeus la voleva, lei sdegnava le sue attenzioni, e allora la trasformò in vegetale dal colore verde-violastro come gli occhi della ragazza. Così nacque, nel bacino del Mediterraneo, il carciofo, già noto a Greci e Romani. Ne parlano infatti Teofrasto e Plinio il Vecchio. Mentre Columella ne conferma la coltivazione per uso alimentare e in Medicina.
E’ ricco di antiossidanti e favorisce il rinnovamento cellulare: è il radicchio citato da Zola in “Germinal”. Aiuta la circolazione e previene le malattie cardiovascolari, contrasta l’insonnia, fa bene alla pelle…
Sapevate che Avicenna scagliò un anatema contro la melanzana? Forse a causa del gusto amarognolo, la riteneva causa di gravi malattie della pelle e addirittura di attacchi epilettici. Qualcun altro si adeguò considerandola causa di sbalzi di umore, tisi, follia, addirittura cancro. Proveniente da India e Cina, probabilmente, allo stato grado, era presente già in epoca preistorica.
Leggende nere che furono formattate d’impeto quando qualcuno azzardò che “sollecita animo e pulsioni… spinge alla lussuria”.
Siamo nel Settecento e le voci giunsero alla corte del Re di Francia, e furono i botanici d’Oltralpe a presentare la melanzana come un potente afrodisiaco. Vero o meno, il successo fu, è assicurato…
C’era un cibo che permetteva ai sacerdoti di entrare in contatto con gli dei dell’Olimpo. E quell’occhio permetteva di vedere nell’aldilà , i morti, durante i riti. Il fagiolo è da sempre considerato un alimento nutriente, che salva i popoli in caso di carestie o povertà . I Romani lo ritenevano un cibo rozzo, ma forse gli aristocratici, quelli della Suburra invece lo agognavano. Fu Apicio (il Vissani dell’epoca) a sdoganarlo quando nel trattato “De re coquinaria” lo vede bene, chissà perché, come antipasto, condito con interiora di pesce (“garum”) o salsa piccante.
Nell’Alto Medioevo il fagiolo fu il re incontrastato dei conventi…
E che dire della nocciola cui i Romani attribuivano poteri magici, metafisici? Quando ci si sposava era d’uso donare i frutti agli sposi: era di ottimo augurio per una vita felice. Anche i Celti ne avevano una grande considerazione mistica: il suo legno era usato per le tavole divinatorie.
Era una pianta tenuta in grande considerazione anche dai Greci e i Romani, aurea magica che contagia anche i cristiani: inseguita da una vipera, la Madonna trova riparo proprio all’ombra di un cespuglio di nocciola.
E’ nel Medioevo però che, chissà perché, tutto cambia e la nocciola è vista con un’aura cupa. Shakespeare la cita in “Giulietta e Romeo” (la Regina Mab arriva su un cocchio di guscio di nocciola). Jane Austen la cita in “Persuasione” (1817).
Oltre a “enormi ricchezze in metalli preziosi”, Cristoforo Colombo porta anche il peperone (famiglia delle solanacee), diffuso nell’America del Sud e nelle Antille.
A Napoli, chissà perché, era considerato, nel 1773, un “cibo rustico e volgare”. Il “Capsicum annuum” è la specie più diffusa.
E’ citato da Hemingway, buongustaio e bevitore, in “Per chi suona la campana”. “Il peperone” è il titolo di una hit di successo, anni Sessanta, di Edoardo Vianello…
Da dove deriva l’espressione “vendersi per un piatto di lenticchie”? Dalla Bibbia. Esaù torna a casa stanco e affamato, il fratello Giacobbe sta cucinando appunto il legume amato dal padre Isacco. Gliene chiede un piatto, ma il fratello, scaltro, gli propone un cambio: la sua primogenitura (la rinuncia cioè all’eredità paterna). Esaù accetta…
Tre semi del cereale sono stati ritrovati in una tomba risalente al 2200 a. C. Fu materia di discussione nei simposi filosofici ad Atene, era noto a Roma. Un cereale che era offerto ai defunti (Artermidoro), si mangiava nei periodi di lutto, simbolo di fortuna e ricchezza…
I cibi sono la storia dell’uomo, e dicono di noi più di quel che noi vorremmo dire. Dimmi come e cosa mangi e ti dirò chi sei…
Bello che l’editore romano Iacobelli abbia deciso di pubblicare delle sapide monografie (pp. 60, euro 8) da tenere a portata di mano perché di grande aiuto: accanto alla storia ci sono 30 ricette sospese fra la cucina di ieri e quella di oggi.
La collana si intitola “Eccellenze a tavola” ed è curata da Valeria Arnaldi, “cronista di enogastronomia”. Che firma quelle dedicate alla nocciola, il fagiolo, la melanzana, il radicchio, il carciofo, il pomodoro, l’asparago, la patata.
Mentre di peperone e lenticchia si è occupata altrettanto brillantemente Fiorenza Cilli, romana, “cultrice di una cucina di tradizione ripensata con creatività ”. Guarda caso, proprio come noi. Buon appetito!