VIESTE (FG) – «La campagna olearia che volge al termine ha dato risultati ben inferiori alle attese, denunciando la necessità di un sostanziale rilancio del settore. Per farlo, serve che Regione ed istituzioni competenti ripensino completamente al comparto olivicolo, già provato da xylella, sciacallaggio sui prezzi, importazioni selvagge e cali produttivi, e adesso perfino “nutri-score” che svaluta il made in Italy». Il dirigente provinciale di Fratelli d'Italia, Gaetano Zaffarano, tira le somme di una stagione iniziata con grandi speranze da parte dei produttori e in un certo qual modo incoraggiata dai titoli dei mezzi di comunicazione. E rilancia la proposta dei «prezzi minimi di dignità, rispettando le regole comunitarie».
DISATTESE LE ASPETTATIVE - La campagna era stata infatti presentata anche dalla comunità scientifica parlando di “ottima salute dell’olio extra vergine di oliva” che, per le sue peculiarità chimico-fisico organolettiche, rappresenta uno dei migliori strumenti nella prevenzione dei tumori. «La realtà – osserva Zaffarano, dirigente politico di Vieste – è stata ben altra purtroppo. Infatti, nonostante la precedente annata 2018/2019 abbia segnato un nettissimo calo della produzione, quest’anno invece ad una produzione qualitativamente elevata è corrisposto un vero e proprio sciacallaggio speculativo sul prezzo dell’olio e delle olive all’ingrosso. A questo c’è da aggiungere la sempre più sleale, specie dalla Tunisia col placet dell'Europa, concorrenza straniera che rende difficile per le nostre aziende rimanere sui mercati». Questi elementi, per Zaffarano «colpiscono tutta la filiera produttiva, gravando inevitabilmente sulla tenuta occupazionale».
POLITICA INCAPACE - La politica, a tutti i livelli, nazionale e regionale, nel corso degli ultimi anni non è stata capace di promuovere il rilancio del settore: «Da Renzi a Conte – ricorda Zaffarano – abbiamo subito una serie di iniziative che hanno reso addirittura più cavillosa la raccolta delle olive anche a carattere prettamente familiare, per non parlare poi dell’abolizione dei dazi sull’importazione di olio extra europeo, e per ultimo, assistiamo inermi e senza un bel che minimo sussulto di orgoglio all’introduzione del cosiddetto “nutri-score”, un sistema di classificazione dei prodotti alimentari in vigore in Francia, che addirittura sconsiglia il consumo di olio extra vergine di oliva, valutando positivamente invece delle note bevande energetiche».
DISASTRI REGIONALI - Le cose non migliorano guardando alle politiche regionali degli ultimi anni, in cui la xylella galoppante dal Salento è stata ignorata e non combattuta, il Piano di Sviluppo rurale ha visto milioni e milioni di euro non erogati (e forse persi) per la sciatteria degli uffici. «Eppure – si rammarica il meloniano Zaffarano – la Puglia è un polo di eccellenza a livello europeo sotto un punto di vista enogastronomico. Gli olivicoltori pugliesi sono abbandonati a loro stessi, basti pensare al fallimento totale del Psr o alla mancanza di provvedimenti efficaci contro la diffusione della xylella».
PREZZI MINIMI E RISPETTO DELLE REGOLE - Da questi disastri, la proposta di Zaffarano: «Oggi più che mai c’è la forte necessità di politiche nazionali mirate alla formazione di interventi strutturali a favore dell'olivicoltura – conclude – , in tal senso potrebbero essere utili l’introduzione dei cosiddetti prezzi minimi di “dignità” all’ingrosso e l’introduzione di regole comunitarie europee per standardizzare le condizioni di produzione che determinano i prezzi quali costo del personale, certificazioni e utilizzo di prodotti chimici».
DISATTESE LE ASPETTATIVE - La campagna era stata infatti presentata anche dalla comunità scientifica parlando di “ottima salute dell’olio extra vergine di oliva” che, per le sue peculiarità chimico-fisico organolettiche, rappresenta uno dei migliori strumenti nella prevenzione dei tumori. «La realtà – osserva Zaffarano, dirigente politico di Vieste – è stata ben altra purtroppo. Infatti, nonostante la precedente annata 2018/2019 abbia segnato un nettissimo calo della produzione, quest’anno invece ad una produzione qualitativamente elevata è corrisposto un vero e proprio sciacallaggio speculativo sul prezzo dell’olio e delle olive all’ingrosso. A questo c’è da aggiungere la sempre più sleale, specie dalla Tunisia col placet dell'Europa, concorrenza straniera che rende difficile per le nostre aziende rimanere sui mercati». Questi elementi, per Zaffarano «colpiscono tutta la filiera produttiva, gravando inevitabilmente sulla tenuta occupazionale».
POLITICA INCAPACE - La politica, a tutti i livelli, nazionale e regionale, nel corso degli ultimi anni non è stata capace di promuovere il rilancio del settore: «Da Renzi a Conte – ricorda Zaffarano – abbiamo subito una serie di iniziative che hanno reso addirittura più cavillosa la raccolta delle olive anche a carattere prettamente familiare, per non parlare poi dell’abolizione dei dazi sull’importazione di olio extra europeo, e per ultimo, assistiamo inermi e senza un bel che minimo sussulto di orgoglio all’introduzione del cosiddetto “nutri-score”, un sistema di classificazione dei prodotti alimentari in vigore in Francia, che addirittura sconsiglia il consumo di olio extra vergine di oliva, valutando positivamente invece delle note bevande energetiche».
DISASTRI REGIONALI - Le cose non migliorano guardando alle politiche regionali degli ultimi anni, in cui la xylella galoppante dal Salento è stata ignorata e non combattuta, il Piano di Sviluppo rurale ha visto milioni e milioni di euro non erogati (e forse persi) per la sciatteria degli uffici. «Eppure – si rammarica il meloniano Zaffarano – la Puglia è un polo di eccellenza a livello europeo sotto un punto di vista enogastronomico. Gli olivicoltori pugliesi sono abbandonati a loro stessi, basti pensare al fallimento totale del Psr o alla mancanza di provvedimenti efficaci contro la diffusione della xylella».
PREZZI MINIMI E RISPETTO DELLE REGOLE - Da questi disastri, la proposta di Zaffarano: «Oggi più che mai c’è la forte necessità di politiche nazionali mirate alla formazione di interventi strutturali a favore dell'olivicoltura – conclude – , in tal senso potrebbero essere utili l’introduzione dei cosiddetti prezzi minimi di “dignità” all’ingrosso e l’introduzione di regole comunitarie europee per standardizzare le condizioni di produzione che determinano i prezzi quali costo del personale, certificazioni e utilizzo di prodotti chimici».