Puglia, estate disastrosa per l’agricoltura. La CIA “Stato di calamità”


BARI - “In tutta la Puglia è un’estate disastrosa per l’agricoltura. Nelle ultime ore, grandine e nubifragi hanno distrutto intere piantagioni di pomodoro ad Apricena e in gran parte dell’Alto Tavoliere. Chiediamo alla Regione Puglia di verificare, anche attraverso le segnalazioni dei Comuni colpiti, la possibilità di proclamare lo Stato di Calamità naturale per attivare risorse aggiuntive in favore degli agricoltori che hanno perso il raccolto”. E’ la CIA Agricoltori italiani della Puglia ad avanzare la richiesta alla Regione Puglia, per la proclamazione dello Stato di Calamità, e ai Comuni per supportare le verifiche che in queste ore i dirigenti dell’organizzazione stanno operando presso le aziende associate colpite duramente dai nubifragi.

Ad Apricena, l'esondazione di un torrente ha fatto finire tutto sotto acqua e fango. Raccolti completamente andati perduti. Pomodori destinati a marcire e danni per migliaia di euro. Appena 24 ore prima, a Terlizzi, grandine, vento e pioggia battente hanno fatto cadere al suolo rami e olive. Prima ancora, il 25 luglio, era toccato ad Avetrana, Castellaneta e altri paesi del Tarantino fare la conta dei danni da grandine e nubifragi. Senza dimenticare quanto è successo nei primi giorni di luglio, con danni in tutta la Puglia, olive a terra, uva distrutta e pomodori ancora una volta finiti sott'acqua. “E' un'estate disastrosa per gli agricoltori pugliesi. CIA-Agricoltori Italiani Puglia torna a chiedere che almeno gli aiuti promessi al comparto primario comincino realmente ad arrivare. Si accelerino i tempi, si faccia in modo che le promesse divengano realtà nel più breve tempo possibile. Per rialzarsi servono risposte rapide, certe, efficaci”.

Le immagini impressionanti dei campi allagati testimoniano la gravità della situazione. Ad Apricena, il video di un associato CIA mostra un trattore che si muove in mezzo a una vera e propria "laguna". Danni anche ai vigneti "bombardati" dall'acqua, col rischio molto concreto di essere aggrediti nei prossimi giorni da fitopatologie funginee. CIA Capitanata, declinazione provinciale di CIA-Agricoltori Italiani Puglia, sta raccogliendo le segnalazioni e continuerà a monitorare la situazione anche nei prossimi giorni, quando si andrà a delineare l'entità effettiva dei danni. Ciò che è già certo, tuttavia, è che quelle piante che riescono a spuntare a malapena dalla massa di acqua e fango sono destinate a marcire assieme al pomodoro che era ormai quasi pronto a essere raccolto. Negli ultimi mesi, CIA Puglia ha rilevato una media di un episodio calamitoso ogni 20 giorni. Qualche giorno fa è toccato a Terlizzi. Prima ancora la grandine e le bombe d'acqua avevano messo a soqquadro un'ampia zona del Tarantino. Dal 2013, l’anno in cui la Xylella si è abbattuta come una piaga sull’olivicoltura del Salento, gli agricoltori stanno sopportando 7 anni di disastri.

“Il problema, lo sappiamo, è quello drammatico dei cambiamenti climatici in atto, ma è anche vero che nessun provvedimento strutturale è stato assunto dai governi che si sono succeduti negli ultimi 10 anni per intervenire soprattutto sul sistema delle assicurazioni. CIA Puglia lo sostiene da almeno due lustri: occorre ampliare la possibilità di assicurarsi contro le calamità, è necessario rendere più sostenibili e accessibili le polizze anche alle piccole e medie imprese del comparto primario. I fenomeni climatici estremi, quest’anno, hanno già colpito ognuna delle 6 province pugliesi. Il ciclico ripetersi e alternarsi di gelate, siccità, grandinate e bombe d’acqua ha già causato decrementi dal 40 al 60% per il grano in tutto il nord della Puglia, dal Tavoliere alla Bat e ai campo del Barese. Nel Tarantino, così come in provincia di Brindisi, nel territorio di Lecce e in tutto il Salento, tra le scorse settimane e i mesi precedenti gli eventi calamitosi hanno causato danni a ortaggi, frutteti, agrumeti, vigneti e uliveti. La siccità, invece, ha avuto effetti negativi su tutto il territorio pugliese colpendo in particolare il settore zootecnico, con molti allevamenti costretti a spese suppletive per acquistare l’acqua necessaria alla cura del bestiame”.