BARI - Gli allevatori di tutta la Puglia aspettano ancora, dal 2018, i ristori per le epizozie, vale a dire le malattie infettive che hanno causato perdite. Nell’ambito dell’ultimo incontro nazionale del GIE (Gruppo di Interesse Economico Zootecnia) si è discusso anche di questo, con l’appello della delegazione di CIA Agricoltori Italiani della Puglia – composta da Leonardo Santucci, Angelo Miano e Michele Ferrandino – affinché Agea eroghi il prima possibile quanto dovuto, in modo da alleviare almeno in parte le difficoltà del settore zootecnico pugliese.
Una delle altre questioni affrontate, poi, è quella inerente alla registrazione degli animali secondo le più recenti novità normative.
L’obbligo di registrare un nuovo capo di bestiame, all’interno dell’allevamento, entro i sette giorni dall’apposizione dei mezzi identificativi rappresenta un problema di non poco conto.
“La mortalità precoce è un fenomeno molto diffuso per gli ovicaprini e i suini”, ha spiegato Leonardo Santucci. “Ciò significa che è necessario aspettare almeno qualche settimana”. Il fatto che la normativa non colga questa necessità, secondo Angelo Miano, “è dovuta a una scarsa comunicazione tra le governance della Sanità e quelle dell’Agricoltura, tra i due ambiti occorre maggiore dialogo, così da normare il settore della zootecnia sulla base di un maggiore pragmatismo”.
Durante la riunione, inoltre, si è discusso anche del problema rappresentato dalle pratiche sleali. “C’è una importante questione legata all’enorme quantità di latte bovino proveniente dall’estero”, ha ricordato Michele Ferrandino. “Abbiamo proposto che, anche per il latte bovino, sia adottato il sistema in uso per il latte di bufala, con la registrazione e comunicazione dei quantitativi prodotti da parte direttamente degli allevatori”. Il comparto lattiero-caseario pugliese conta oltre 2mila aziende con vacche e bufale, circa 3mila con ovini e caprini da latte. In questo particolare settore, la maggioranza delle imprese si concentra nelle province di Bari e Taranto. Nel Foggiano e nel Barese si concentra la maggiore presenza di allevamenti ovicaprini. Il numero di capi allevati si attesta attorno ai 70mila bovini e bufalini, mentre registra oltre 300mila ovicaprini. In Puglia, c’è un aumento delle dimensioni medie d’impresa, ma è ancora insufficiente se paragonato alla media nazionale. Per quanto riguarda le bufale, è la provincia di Foggia a detenere il primato pugliese. Sono circa 200 le unità di trasformazione e raccolta del latte in tutta la Puglia. Particolarmente rilevante su base regionale, nel complesso, è la diffusione di caseifici privati, mentre molto lavoro c’è da fare per accrescere il numero delle cooperative dedicate alla raccolta e alla lavorazione del latte. A differenza del comparto olivicolo, quello lattiero-caseario vede una scarsa presenza di OP. Il latte raccolto a livello regionale è stato destinato alla trasformazione industriale di prodotti lattiero-caseari e recentemente ha portato all’ottenimento di oltre 108.000 tonnellate di latte alimentare (pari al 4% del totale nazionale), a poco più di 1.000 tonnellate di burro e a quasi 40.000 tonnellate di formaggi, per la gran parte attinenti la categoria “freschi”. Il settore zootecnico regionale, considerato nel suo complesso, si compone di poco più di 9.000 allevamenti. Dal punto di vista della rilevanza dei capi allevati, il contributo della regione alla zootecnia nazionale risulta significativo nell’allevamento ovicaprino e degli equini, per i quali l’incidenza sul comparto nazionale è superiore al 4%. Le dimensioni medie degli allevamenti restano modeste. Le Province a maggior vocazione sono Foggia, Bari e Taranto, dove si concentrano oltre il 90% dei capi bovini e bufalini e in cui si registrano anche le dimensioni di impresa maggiori in termini di capi/azienda.
Una delle altre questioni affrontate, poi, è quella inerente alla registrazione degli animali secondo le più recenti novità normative.
L’obbligo di registrare un nuovo capo di bestiame, all’interno dell’allevamento, entro i sette giorni dall’apposizione dei mezzi identificativi rappresenta un problema di non poco conto.
“La mortalità precoce è un fenomeno molto diffuso per gli ovicaprini e i suini”, ha spiegato Leonardo Santucci. “Ciò significa che è necessario aspettare almeno qualche settimana”. Il fatto che la normativa non colga questa necessità, secondo Angelo Miano, “è dovuta a una scarsa comunicazione tra le governance della Sanità e quelle dell’Agricoltura, tra i due ambiti occorre maggiore dialogo, così da normare il settore della zootecnia sulla base di un maggiore pragmatismo”.
Durante la riunione, inoltre, si è discusso anche del problema rappresentato dalle pratiche sleali. “C’è una importante questione legata all’enorme quantità di latte bovino proveniente dall’estero”, ha ricordato Michele Ferrandino. “Abbiamo proposto che, anche per il latte bovino, sia adottato il sistema in uso per il latte di bufala, con la registrazione e comunicazione dei quantitativi prodotti da parte direttamente degli allevatori”. Il comparto lattiero-caseario pugliese conta oltre 2mila aziende con vacche e bufale, circa 3mila con ovini e caprini da latte. In questo particolare settore, la maggioranza delle imprese si concentra nelle province di Bari e Taranto. Nel Foggiano e nel Barese si concentra la maggiore presenza di allevamenti ovicaprini. Il numero di capi allevati si attesta attorno ai 70mila bovini e bufalini, mentre registra oltre 300mila ovicaprini. In Puglia, c’è un aumento delle dimensioni medie d’impresa, ma è ancora insufficiente se paragonato alla media nazionale. Per quanto riguarda le bufale, è la provincia di Foggia a detenere il primato pugliese. Sono circa 200 le unità di trasformazione e raccolta del latte in tutta la Puglia. Particolarmente rilevante su base regionale, nel complesso, è la diffusione di caseifici privati, mentre molto lavoro c’è da fare per accrescere il numero delle cooperative dedicate alla raccolta e alla lavorazione del latte. A differenza del comparto olivicolo, quello lattiero-caseario vede una scarsa presenza di OP. Il latte raccolto a livello regionale è stato destinato alla trasformazione industriale di prodotti lattiero-caseari e recentemente ha portato all’ottenimento di oltre 108.000 tonnellate di latte alimentare (pari al 4% del totale nazionale), a poco più di 1.000 tonnellate di burro e a quasi 40.000 tonnellate di formaggi, per la gran parte attinenti la categoria “freschi”. Il settore zootecnico regionale, considerato nel suo complesso, si compone di poco più di 9.000 allevamenti. Dal punto di vista della rilevanza dei capi allevati, il contributo della regione alla zootecnia nazionale risulta significativo nell’allevamento ovicaprino e degli equini, per i quali l’incidenza sul comparto nazionale è superiore al 4%. Le dimensioni medie degli allevamenti restano modeste. Le Province a maggior vocazione sono Foggia, Bari e Taranto, dove si concentrano oltre il 90% dei capi bovini e bufalini e in cui si registrano anche le dimensioni di impresa maggiori in termini di capi/azienda.
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AGRICOLTURA