MICHELE MININNI - Si registrano le tante difficoltà per le imprese del settore ortofrutticolo, che in questi giorni sono alle prese con la preparazione dei listini del primo trimestre del 2022 e gli operatori stanno incontrando enormi difficoltà a far quadrare i conti, la motivazione è l'aumento dei costi delle materie prime e dei servizi.
In un settore in cui il valore intrinseco del prodotto è tra i più ridotti dell'agroalimentare e dove una differenza di 10 centesimi al kg è dirimente tra una campagna positiva ed una disastrosa, gli operatori si trovano a dover fronteggiare aumenti dei costi dei fattori di produzione tra il 15 e 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Un dato significante è l'incremento di spese come il carburante e l'energia, ma anche a fattori specifici del settore come gli imballaggi (che spesso costano più del prodotto stesso) i concimi ed i noli che stanno obbligando compagnie storiche dell'esportazione a rinunciare a rifornire i mercati d'oltremare che non risultano più remunerativi.
Abbiamo ascoltato uno degli operatori di Trinitapoli nella provincia di Barletta Andria Trani Vito Musciolà, giovane agricoltore a capo di un'azienda agricola che produce ortofrutta, carciofi, finocchi, cavolfiori: “Stiamo andando in direzione opposta per il nostro comparto ortofrutticolo, i costi aumentano sempre di più e i margini diminuiscono - continua Musciolà - bisogna puntare ad un maggior controllo di qualità che manca, e sopratutto la forza lavoro che purtroppo non è soddisfacente, invito dunque tutti gli Enti preposti a prendere iniziative per agevolare le future piantagioni do ortaggi”.
La frutta e la verdura sono un bene primario per le famiglie e ne va garantita la fornitura al giusto prezzo per tutti, altrimenti anche la qualità e la salubrità dei prodotti viene messa in pericolo.