FOGGIA – Gli istituti di credito stanno applicando una commissione di giacenza sulla disponibilità esistente nei conti correnti delle imprese agricole, pur in presenza di somme accreditate dagli stessi istituti (per la concessione di credito) che sono depositate sul conto aziendale. Somme che le imprese conservano in attesa di pagare le fatture di acquisto dei prodotti e di sostenere i costi di gestione aziendale. E’ una cosa assurda e della quale è necessario verificare la trasparenza e la piena rispondenza alle norme che regolano il rapporto tra banche e clienti”. E’ quanto fa rilevare, attraverso una nota, CIA Agricoltori Italiani Capitanata, attraverso le parole del proprio presidente provinciale Angelo Miano. “Non dimentichiamoci che le giacenze attive sui conti devono essere remunerate o, al massimo, a zero interessi, e non penalizzate o erose andando anche contro le norme della Banca d’Italia. Ecco perché abbiamo richiesto l’intervento di ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, per bloccare tale stortura, visto anche che lo Stato ci obbliga a far transitare tutto tramite banca, non curandosi di evitare tali soprusi”.
COSTI BANCARI E ACCESSO AL CREDITO. La questione sollevata da CIA Capitanata è connessa a due differenti problematiche: l’accesso al credito per le aziende agricole e gli alti costi di gestione dei conti bancari per le stesse. “I due anni di pandemia e, per ultima, la situazione ingenerata dal rialzo di costi di produzione e materie prime, sta determinando una crisi di liquidità per moltissime imprese agricole”, spiega Miano. “In molti casi, le aziende del comparto agricolo cercano di accedere al credito con la richiesta di finanziamenti che, almeno in parte, assicurino ad esse le risorse necessarie a sopravvivere o, nella migliore delle ipotesi, a far fronte a nuovi investimenti per rilanciare la produttività. Occorre da una parte che l’accesso al credito sia facilitato e semplificato, dall’altra che i costi di gestione dei conti siano equiparati dalle banche italiane a quelli sostenuti nel resto d’Europa. Troppo spesso, l’impressione che si ricava dal concreto rapporto tra istituti bancari e imprese è quella di un meccanismo che non favorisce né gli investimenti né lo sviluppo”.
MENO FINANZIAMENTI. Senza credito, o con costi bancari alti e spesso non del tutto trasparenti, è davvero difficile andare avanti. Alla fine dello scorso anno, l’Osservatorio Economico CIA Puglia pubblicò una ricerca che metteva in evidenza una diminuzione dei prestiti erogati alle società agricole pugliesi. Nel complesso, le nuove operazioni approvate dalle banche non sono sufficienti a «compensare» i prestiti in scadenza. Così, il risultato di questa diversa velocità provoca una costante erosione dello stock dei finanziamenti. Un circolo vizioso, una spirale che si auto-alimenta, con tante imprese a rischio fallimento. Persistono ancora grosse difficoltà nell’accesso al credito, soprattutto da parte delle micro, piccole e medie imprese agricole. Tant’è che, in Puglia, la "fetta" più cospicua dei finanziamenti è concessa alle poche imprese con più di venti addetti, mentre meno di un terzo è destinato a quelle di minori dimensioni. Questo significa penalizzare gravemente il nostro tessuto imprenditoriale. Intanto il tasso di riferimento per il credito agrario si attesta a valori più alti della media europea. Le aziende, infatti, continuano a pagare alti interessi pur di dar corso a nuove linee di credito che non sempre riescono a ottenere.
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