Sua Maestà la frasedda, Miss Terra d’Otranto 2023


FRANCESCO GRECO -
Ci sono paesi in Terra d’Otranto in cui la chiamano frasedda, altri dove diventa frisedda; alcuni aggiungono un’acca (fraseddha, friseddha), altri anche una erre (fraseddra, friseddhra).

La ricchezza del nostro passato dalle molteplici sedimentazioni storiche, culturali, identitarie, dell’immaginario, si svela anche nella lingua. Queste doppie d (e b) devono avercele lasciate gli Arabi.

Nessuna pretesa di sostituirci ai glottologi, per cui, se ci legge un esperto di lingue arcaiche, e ci correggerà, gliene saremo riconoscenti.

E’ il pane dei pastori e dei pescatori. Lo hanno inventato i Greci. Insieme alla democrazia e la tragedia, hybris e philia, timè e aretè, kleos, aristos e aidos e quant’altro. Per riconoscenza, l’abbiamo asfaltata qualche anno fa.

Se al ristorante te la danno semplice (come nella foto di Cosimo Lecci), con pomodoro e origano, ha un costo; se la vuoi davanti al mare, magari condita di caviale, ovvio, il costo sale: ci sono gli ingredienti, il personale, etc. Che c’è di strano?

Terra d’Otranto è un luogo dell’anima, una categoria culturale e spirituale. Noi indigeni che ci siamo nati, siamo stati svezzati, lo abbiano respirato con l’aria densa di iodio di Jonio e Adriatico nel latte materno, non lo conosciamo nelle sue infinite, polisemiche facce, interstizi.

Ma i forestieri che qui vengono due settimane l’anno vorrebbero insegnarci ex cathedra cos’è, decodificarlo per noi. Faccino, direbbe Fantozzi. Noi siamo del Marchese del Grillo-pensiero. Così, in questa estate 2023 densa di sciarade e di contraddizioni, che sta per essere consegnata agli annali (si ciancia di fondi Pnrr - soldi prestati da restituire, con gli interessi, però la narrazione lo tace - ma intanto a Otranto una turista muore perché non si trova un defibrillatore), la frasedda diventa un algoritmo, una password che apre mondi inesplorati, ma anche un’icona da cui dipenderà il futuro turistico della Puglia meridionale. E chi l’avrebbe mai detto? Noblesse oblige.

Noi del Sud andiamo a Venezia, a Firenze, paghiamo un caffè 5 euro, ma non postiamo sui social media la scansione dello scontrino frignando come bigotte. Sarebbe da provinciali, e anche squallido. Il forestiero invece viene qua e posta quello della frisa. Come se ne mangiasse tutti i giorni e non fosse invece un episodio.

Cosi la frasedda è diventata la Regina dell’estate. E già all’orizzonte incombe anche il Re, appena scoperto dai vip: sua altezza reale il tarallo all’olio. Ne abbiamo mangiati a quintali, frise e taralli, ma prima non faceva chic né freak, era il pane dei poveri che le vecchie zie facevano al forno dietro casa e le nostre mamme pensavano che i carboidrati fossero una parolaccia.

Così siamo venuti sù con gli anticorpi. Ma ora che i vip li hanno scoperti, il prezzo del tarallo fatalmente salirà. Nei salotti, le ztl se lo possono permettere. Ma noi? E’ la legge del mercato. Speriamo che non lo venga a sapere la Ferragni, sennò andremo sui 100 euro e rotti, molto rotti, a tarallo.

Come con le antiche masserie: erano diroccate insieme alla nobiltà che ha sfruttato anche le ossa di generazioni di contadini, nessuno le voleva. E’ bastato che qualche vip ne comprasse e a rimetterle a nuovo per barricarcisi dentro con i suoi sodali, gli oligarchi italiani con patrimoni nei paradisi fiscali e le loro quotazioni sono diventate stellari.

E’ accaduto anche con le vecchie case dei centri storici. Quelle di nonni e bisnonni. Appena abbiamo potuto siamo scappati in periferia, ma è bastato che un urbanista del Nord scrivesse un articolo in cui sostenne la curiosa teoria che in quelle case di pietre e terra rossa, col pavimento di coccio pesto l’eros è più intenso anche per gente agè e subito il mercato si è vivacizzato e i prezzi sono saliti.

Forse non è una leggenda metropolitana: in una di quelle casupole che abbiamo ereditato dagli avi, visse il nostro bisnonno che, pur essendosene andato intorno ai 60, ebbe 8 figli, 5 donne e 3 uomini (uno di questi è nostro nonno).

Esaurite o quasi masserie e vecchie case, ora il brand sono le pajare (trulli a tolos). Chi scrive ne ha ereditate due, che erano cumuli di pietre. Il tempo di rimetterle a posto a fatica, sotto il sole della controra e di postare le foto sui social: sono arrivate le offerte.

Un vip addirittura ha implorato: il prezzo fallo tu. Ma non se ne parla nemmeno, gli antenati non vogliono, la prenderebbero a male e noi siamo un sacco superstiziosi…