CIA Puglia: 'Si al riconoscimento Unesco per il Pane di Altamura DOP Ma senza pasticci e col giusto riconoscimento per i nostri cerealicoltori'
ALTAMURA - “CIA Agricoltori Italiani di Puglia, con entusiasmo e determinazione, sostiene con forza la candidatura del Pane di Altamura DOP a essere riconosciuto quale Patrimonio immateriale Unesco. Su questo enorme passo verso una valorizzazione planetaria di un ‘prodotto bandiera’ del made in Puglia e del Made in Italy, però, auspichiamo che non si facciano pasticci e che il riconoscimento, una volta ottenuto, non sia un inganno per i consumatori e a favore di pochi soliti noti”. Con queste dichiarazioni, Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, interviene sulla candidatura del Pane di Altamura DOP che è in fase avanzata e potrebbe diventare un risultato di grandissima rilevanza nelle prossime settimane.
“Altamura è città del pane e deve continuare a esserlo”, specifica Sicolo, “con le sole farine ottenute dalla varietà di grano duro previste dal disciplinare del Pane di Altamura DOP. Grano duro che, va precisato, è quello coltivato nella particolare e ben delineata area territoriale di riferimento, proprio secondo quanto previsto dal già citato disciplinare di produzione approvato dall’Unione Europea”, spiega Sicolo. “Il territorio della murgia barese, detentore di un riconoscimento di un marchio importante come quello del Pane di Altamura a Denominazione di Origine Protetta, merita che il valore di tale riconoscimento sia adeguatamente redistribuito su tutta la filiera. Ad oggi, il valore del grano duro per la produzione del pane a Dop vale appena il 5-8 per cento del prezzo del pane. Questo, oltre a essere in palese ed evidente contraddizione rispetto al valore complessivo del prodotto finito, è chiaramente inaccettabile per i due anelli deboli della filiera, vale a dire i cerealicoltori, che producono la materia prima essenziale per il Pane di Altamura, e i consumatori”, dichiara Sicolo. CIA Agricoltori Italiani di Puglia, dunque, auspica che la strada tracciata con la candidatura al riconoscimento UNESCO sia il viatico per un cambio di rotta necessario e urgente, poiché non è possibile che solo una piccola parte del pane prodotto sia il vero pane di Altamura, cioè quello a marchio Dop. E tutto il resto? La sola città di Altamura vanta la presenza di circa 90 panifici, senza contare gli altri presenti nell’area di produzione del pane di Altamura a DOP, vale a dire nei comuni di Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola e Minervino Murge; ma, complessivamente, il vero pane di Altamura registra una produzione inferiore ai 7000 quintali. Tutto il pane che viene esportato sul tutto il territorio nazionale, e non solo, che pane è?
Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni di Giuseppe De Noia, presidente provinciale di CIA Agricoltori Italiani Levante (Area Bari-Bat): “Questa è la domanda che si pongono i nostri agricoltori Auspichiamo che il riconoscimento del pane di Altamura come patrimonio immateriale Unesco non sia un pasticcio. Occorre evitare che possa diventare una manovra per creare confusione e avvantaggiare pochi soliti noti per fare solo immagine, senza alcun vantaggio per gli agricoltori e garanzia di sicurezza per i consumatori". In tutto il mondo, di pane che reca il nome di Altamura sono pieni gli scaffali di migliaia di punti di distribuzione. È fondamentale che il Consorzio per la tutela e valorizzazione del Pane di Altamura DOP vigili affinché l’intera filiera, dall’agricoltore al consumatore, sia garantita e certificata, e che sia garantita la parte primaria della produzione, riconoscendo il giusto prezzo agli agricoltori produttori delle varietà di grano duro previste dal disciplinare, fino ai consumatori che devono essere certi di mangiare pane prodotto dalle sole semole rimacinate di quel grano duro. “Una domanda ci sorge spontanea”, conclude Gennaro Sicolo, “può un pane generico essere tutelato come un pane come quello DOP, che invece ha tutti i crismi della rintracciabilità che ne tutela l’origine della materia prima e rappresenta una garanzia per i consumatori e i cerealicoltori? Diciamo basta alla demagogia e la filiera tutta faccia sistema perché tutto il pane prodotto sia il vero pane di Altamura – quello a DOP-, per dare dignità a tutta la filiera, garanzie di qualità ai consumatori e ai cerealicoltori. Occorre una presa di coscienza di tutti i panificatori del territorio murgiano per dare valore alle nostre produzioni e al nostro territorio. Occorre un cambio culturale nei consumatori, così che questi ultimi richiedano e acquistino prodotti tracciati e certificati, perché, alla fine, siamo quello che mangiamo”.
“Altamura è città del pane e deve continuare a esserlo”, specifica Sicolo, “con le sole farine ottenute dalla varietà di grano duro previste dal disciplinare del Pane di Altamura DOP. Grano duro che, va precisato, è quello coltivato nella particolare e ben delineata area territoriale di riferimento, proprio secondo quanto previsto dal già citato disciplinare di produzione approvato dall’Unione Europea”, spiega Sicolo. “Il territorio della murgia barese, detentore di un riconoscimento di un marchio importante come quello del Pane di Altamura a Denominazione di Origine Protetta, merita che il valore di tale riconoscimento sia adeguatamente redistribuito su tutta la filiera. Ad oggi, il valore del grano duro per la produzione del pane a Dop vale appena il 5-8 per cento del prezzo del pane. Questo, oltre a essere in palese ed evidente contraddizione rispetto al valore complessivo del prodotto finito, è chiaramente inaccettabile per i due anelli deboli della filiera, vale a dire i cerealicoltori, che producono la materia prima essenziale per il Pane di Altamura, e i consumatori”, dichiara Sicolo. CIA Agricoltori Italiani di Puglia, dunque, auspica che la strada tracciata con la candidatura al riconoscimento UNESCO sia il viatico per un cambio di rotta necessario e urgente, poiché non è possibile che solo una piccola parte del pane prodotto sia il vero pane di Altamura, cioè quello a marchio Dop. E tutto il resto? La sola città di Altamura vanta la presenza di circa 90 panifici, senza contare gli altri presenti nell’area di produzione del pane di Altamura a DOP, vale a dire nei comuni di Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola e Minervino Murge; ma, complessivamente, il vero pane di Altamura registra una produzione inferiore ai 7000 quintali. Tutto il pane che viene esportato sul tutto il territorio nazionale, e non solo, che pane è?
Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni di Giuseppe De Noia, presidente provinciale di CIA Agricoltori Italiani Levante (Area Bari-Bat): “Questa è la domanda che si pongono i nostri agricoltori Auspichiamo che il riconoscimento del pane di Altamura come patrimonio immateriale Unesco non sia un pasticcio. Occorre evitare che possa diventare una manovra per creare confusione e avvantaggiare pochi soliti noti per fare solo immagine, senza alcun vantaggio per gli agricoltori e garanzia di sicurezza per i consumatori". In tutto il mondo, di pane che reca il nome di Altamura sono pieni gli scaffali di migliaia di punti di distribuzione. È fondamentale che il Consorzio per la tutela e valorizzazione del Pane di Altamura DOP vigili affinché l’intera filiera, dall’agricoltore al consumatore, sia garantita e certificata, e che sia garantita la parte primaria della produzione, riconoscendo il giusto prezzo agli agricoltori produttori delle varietà di grano duro previste dal disciplinare, fino ai consumatori che devono essere certi di mangiare pane prodotto dalle sole semole rimacinate di quel grano duro. “Una domanda ci sorge spontanea”, conclude Gennaro Sicolo, “può un pane generico essere tutelato come un pane come quello DOP, che invece ha tutti i crismi della rintracciabilità che ne tutela l’origine della materia prima e rappresenta una garanzia per i consumatori e i cerealicoltori? Diciamo basta alla demagogia e la filiera tutta faccia sistema perché tutto il pane prodotto sia il vero pane di Altamura – quello a DOP-, per dare dignità a tutta la filiera, garanzie di qualità ai consumatori e ai cerealicoltori. Occorre una presa di coscienza di tutti i panificatori del territorio murgiano per dare valore alle nostre produzioni e al nostro territorio. Occorre un cambio culturale nei consumatori, così che questi ultimi richiedano e acquistino prodotti tracciati e certificati, perché, alla fine, siamo quello che mangiamo”.