FOGGIA – Al porto di Manfredonia arrivano tir carichi di grano proveniente dall’estero e, contemporaneamente, le quotazioni del grano duro nelle Borse Merci di Foggia e di Bari sono in ribasso nelle ultime settimane. “Quello che abbiamo visto ieri (lunedì 5 febbraio, ndr), con gli agricoltori, giustamente arrabbiati, che al porto di Manfredonia prelevavano campioni di grano estero da analizzare, è l’emblema della battaglia che CIA Agricoltori Italiani di Puglia sta conducendo senza sosta da oltre un anno con manifestazioni a Foggia, a Bari e a Roma, e poi con la petizione in difesa dei cerealicoltori e a tutela dei consumatori della filiera grano pasta, che ha raccolto l’adesione di 45 comuni pugliesi, dell’ANCI Puglia e di diverse associazioni di consumatori, coinvolgendo complessivamente oltre 1 milione e 200mila cittadini”, dichiara Gennaro Sicolo, presidente regionale di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani. “Le nostre rivendicazioni e le nostre proposte sono chiare e ragionevoli”, aggiunge Sicolo, “Il Governo deve attivare subito Granaio Italia e, con esso, tutte le misure per la tracciabilità del grano importato, a cominciare dal Registro Telematico, intensificando i controlli che accertino provenienza, qualità e salubrità di ciò che arriva in Italia. Le importazioni senza controllo deprezzano il nostro grano, sono un rischio potenziale per la salute dei consumatori della filiera grano-pasta, confondono i cittadini che, pensando di acquistare pasta italiana, si ritrovano nel piatto un prodotto che spesso di ‘made in Italy’ ha poco o niente”.
Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni di Angelo Miano, presidente provinciale di CIA Capitanata: “Sul grano italiano, così come su tutti gli altri prodotti coltivati dai nostri agricoltori con standard elevatissimi di controlli e di qualità, non stiamo facendo altro che continuare una battaglia che ci ha visti sempre in prima fila. Noi vogliamo l’attivazione di Granaio Italia, lo diciamo chiaramente a differenza di altre associazioni”.
Negli ultimi due anni, complici i tragici scenari di guerra che si sono aperti prima in Ucraina poi in Medio Oriente, i cerealicoltori pugliesi, fulcro della produzione italiana di frumento, si sono ritrovati a produrre con costi crescenti e quotazioni scese in pochi mesi di quasi il 40%. Una situazione evidentemente insostenibile che ha delle conseguenze: molti agricoltori hanno rinunciato a seminare grano e, se non si correrà ai ripari, tanti altri produttori faranno la stessa scelta. Questo porterebbe inevitabilmente a un ulteriore impoverimento della nostra cerealicoltura e a una crescente dipendenza dall’estero per ciò che riguarda il grano duro necessario alla produzione del prodotto numero 1 del made in Italy: la pasta. Per questo motivo CIA Agricoltori Italiani di Puglia sta chiedendo con forza al Governo di attivare tutte le azioni di tracciabilità, trasparenza, controllo e garanzia che il pacchetto di misure contenuto in Granaio Italia può mettere in campo.
“Lo ribadiamo”, conclude Sicolo, “prima il Governo prende compiutamente coscienza della necessità di attivare Granaio Italia e prima avremo gli strumenti per cominciare a fermare questa emorragia che sta dissanguando la cerealicoltura pugliese, la colonna più importante dell’intera cerealicoltura italiana per numeri e per qualità prodotta”.
Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni di Angelo Miano, presidente provinciale di CIA Capitanata: “Sul grano italiano, così come su tutti gli altri prodotti coltivati dai nostri agricoltori con standard elevatissimi di controlli e di qualità, non stiamo facendo altro che continuare una battaglia che ci ha visti sempre in prima fila. Noi vogliamo l’attivazione di Granaio Italia, lo diciamo chiaramente a differenza di altre associazioni”.
Negli ultimi due anni, complici i tragici scenari di guerra che si sono aperti prima in Ucraina poi in Medio Oriente, i cerealicoltori pugliesi, fulcro della produzione italiana di frumento, si sono ritrovati a produrre con costi crescenti e quotazioni scese in pochi mesi di quasi il 40%. Una situazione evidentemente insostenibile che ha delle conseguenze: molti agricoltori hanno rinunciato a seminare grano e, se non si correrà ai ripari, tanti altri produttori faranno la stessa scelta. Questo porterebbe inevitabilmente a un ulteriore impoverimento della nostra cerealicoltura e a una crescente dipendenza dall’estero per ciò che riguarda il grano duro necessario alla produzione del prodotto numero 1 del made in Italy: la pasta. Per questo motivo CIA Agricoltori Italiani di Puglia sta chiedendo con forza al Governo di attivare tutte le azioni di tracciabilità, trasparenza, controllo e garanzia che il pacchetto di misure contenuto in Granaio Italia può mettere in campo.
“Lo ribadiamo”, conclude Sicolo, “prima il Governo prende compiutamente coscienza della necessità di attivare Granaio Italia e prima avremo gli strumenti per cominciare a fermare questa emorragia che sta dissanguando la cerealicoltura pugliese, la colonna più importante dell’intera cerealicoltura italiana per numeri e per qualità prodotta”.